UN SAGGIO POCO SAGGIO: terrore, paura, futuro.

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Tutti riescono a parlare di passato; basti aprire un libro di storia ed è fatta. Pochi, invece, riescono guardare avanti, oltre l’oggi. Ma mai nessuno riesce efficacemente a discutere di presente.

È complesso, analizzare i nostri giorni, mesi e anni. Evidentemente la gente, fuorchè percepire con i cinque sensi la realtà circostante, non possiede la capacità di scomporre e sintetizzare criticamente gli eventi “viventi”. Ma non voglio soffermarmi sulla parola “incapacità umana”, bensì sulla parola: REALTÁ sebbene il concetto sopra descritto è relativamente intriseco ad essa.

Qual è la realtà di cui siamo protagonisti?

La nostra realtà è una realtà priva di certezza. E con certezza intendo un punto fermo su cui l’esistenza umana ruota. È una questione che riguarda non solo l’ambito psico-socio-pedagogico ma anche politico e spirituale.

Una volta v’erano culture, v’erano politiche, v’erano religioni che differenziavano e affermavano un popolo da un altro. Con ciò non voglio certo dire che a pro della differenza, dobbiamo essere contro qualcuno che non crede in quanto condividiamo. Anche perchè in questo preciso istante starei giustificando il passato obbrobrioso e negativo contro cui i nostri “cari antichi” hanno moralmente combattuto. Intendo dire che né la politica, né la religione, nè l’orgoglioso e amorevole modo di affermare la cultura, riescono a farci pensare, capire, osservare le cose in maniera certa, consapevole e critica.

Oramai l’unico messaggio veicolato dai vari enti di comunicazione è quello della PAURA, del TERRORE.

Anzi più che paura e terrore veri e propri, riceviamo ansia. Come se qualcuno da noi sconosciuto inviasse ogni giorno questo tipo di sms: ”sappi che prima o poi ti troveremo. Intanto ti stiamo inseguendo e ti spetta una brutta fine”. Incuterebbe timore e angoscia, vero? Ecco, quello che noi (giovani sopratutto) proviamo. Gli adulti bene o male riescono ad affrontare queste emozioni poiché nonostante tutto possiedono le loro certezze. Noi no. Noi, ragazzi siamo costretti ad avere paura, a vivere male, a soffrire in silenzio da soli. Nessuno e mai nessuno ci aiuta. Ma in fondo chi dovrebbe salvarci? La religione? La stessa che vuole affermarsi con le maniere forti? La stessa che dice: ”tu hai commesso un peccato! Ma non importa probabilmente verrai perdonato e accettato da Dio”? La politica?

Quella politica ipocrita che dice di amare tutti indifferentemente per poi in maniera contraddittoria dirci di far attenzione?

Lotte tra gruppi estremisti che tentano di infliggere pensieri con la violenza, contrasti seri con tra USA e Corea, spargimenti di sangue a causa di attacchi terroristici nelle grandi e piccole città europee, crisi economica mondiale: questo è il quadro generale del ventunesimo secolo.

Il punto è che mancano certezze (sopratutto) a causa degli avvenimenti odierni perchè producono ancora più dubbi, tanto che riusciamo a dubitare anche sulla verità stessa di quel che accade. Pensiamo che qualsiasi azione sia un complotto nei nostri confronti. Ma la verità sapete qual’è?

Che alcune notizie emanate dai media sono potenzialmente vere, altre potenzialmente false.

Ed è allora chiaramente giustificabile la mancanza di certezze. Ma come le cuciamo queste mancanze? Ed ecco che i ragazzi usufruiscono di sostanze stupefacenti. Si dedicano ad attività poco lecite quali ad esempio la giustizia-fai da te poiché l’unico ideale a cui credono è la violenza.

Cuciamo queste mancanze con sogni usa e getta di facile raggiungimento perchè i sogni, quelli a cui dedichi l’intera vita, sono troppo pesanti ed irraggiungibili. La soluzione effettiva ed efficace sarebbe complessa da attuare ma è possibile teorizzarla. Io, da umile studentessa in scienze umane, propongo con modestia il mio progetto.

Innanzi tutto bisogna sgorgare le vecchie informazioni dal tubo che dalla mente porta al linguaggio.

Come?

Interrogandoci progressivamente sulle questioni quotidiane partendo dal singolo e dalla singola esperienza sino ad arrivare alla collettività e alla collezione di esperienze. In altre parole, ogni singola idea è diversa dalle altre idee, ma ogni mente la possiede,sebbene non coincidacon quella delle altri menti. Per cui giungiamo alla conclusione che tutti hanno una mente contenenti idee, tutti pensiamo.

Ed ecco che siamo di fronte ad un essere che vive e fa esperienza ed in questa che è presente un altro essere. Siamo tutti connessi, e non come abbiamo creduto sino ad ora con l’ausilio di internet, ma a livello di pensiero, dando pochissima importanza al contenuto del pensiero stesso. Quindi il primo cambiamento è navigare nella personale co(no)sicenza. Dopo che il singolo cresce (DA SOLO) con tali consapevolezze deve incontrare qualcuno di importante che le affermi. Rientrano nel nostro discorso la politica, la religione, la cultura.

La politica, intesa come disciplina del popolo, degli uomini e della società-specifica, non può che avere strutture epistemologiche simili alla mente del singolo.

Ma nonostante questo,la politica deve migliorare sé stessa donando agli esseri futuri le conoscenze, competenze e consapevolezze di cui dispone. Lo farà mediante l’istruzione, l’educazione morale e fisica ed il lavoro. La religione, invece, non deve solo pensare egoisticamente ai suoi dogmi che per alcuni sono ben visti da altri invece no, ma deve portare l’uomo a pensare. A pensare che il dio a cui rivolgiamo preghiera è per tutti lo stesso anche se imploriamo in arabo, in italiano, in cinese o anche solamente con il cuore. Le menti sono tante le idee pure, ma abbiam detto che sono interconnesse e che queste in fondo formano un’unica idea generale ed un’unica mente generale.

Sapete come vien da sempre chiamata?