Attraverso me si va all’Inferno, attraverso me si va nell’eterna sofferenza, attraverso me si va tra le anime dannate.
La giustizia ispirò Dio; mi creò la Trinità Divina.
Prima di me non furono create entità se non eterne, e io durerò in eterno.
Non aspettatevi il bene, peccatori.

Io vidi scritto questo discorso minaccioso sulla parte superiore di una porta; e per questo io: “Maestro, temo il suo significato”.
Ed egli a me, come chi è premuroso: “A questo punto occorre abbandonare ogni timore; in tal caso si deve annullare ogni esitazione. Noi siamo giunti all’Inferno in cui tu vedrai le anime dannate che sono private della visione di Dio”.
E dopo che ebbe appoggiato la sua mano sulla mia con il volto compiaciuto, per cui io ne trassi conforto, m’introdusse in quel luogo di dolore.
Lì sospiri, lamenti e grida di dolore echeggiavano nell’aria tenebrosa, per la qual cosa io udendoli la prima volta ne piansi.
Linguaggi disumani, modi di parlare spaventosi, discorsi sofferti, toni di voce rabbiosi, voci tonanti e affievolite, e rumori di mani battute le une contro le altre producevano un frastuono, il quale vortica in quell’ambiente perennemente buio, come la sabbia ogni volta che soffia un vento impetuoso.
E io che mi rodevo nel dubbio, chiesi: “Maestro, che cos’è quel che odo? e quali anime sono che sembrano così dolenti?”.

Da LA STRADA DEI DANNATI
PARAFRASANDO LʼINFERNO DANTESCO
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Carlo Rocchi

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