O pallida Ofelia
Bella come la neve!
Tu moristi
Fanciulla
Da un fiume rapita!
I venti che precipitano dai monti di Norvegia
Ti avevano parlato dellʼaspra libertà
E un soffio
Sconvolgendo le tue folte chiome
Allʼanimo sognante portava strani fruscii
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti delle fronde
Nei sospiri delle notti
Lʼurlo dei mari in furia
Come un immenso rantolo
Spezzava il tuo seno acerbo
Troppo dolce ed umano
Ed un mattin dʼaprile
Un bel cavaliere pallido
Un povero folle
Si sedette muto ai tuoi ginocchi!
Cielo!
Amore!
Libertà!
Qual sogno
Mia povera folle!
Tu ti scioglievi a lui come la neve al sole
Le tue grandi visioni ti strozzavano la parola
E lʼInfinito tremendo smarrì il tuo sguardo azzurro!
Ed il poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercar
Di notte
I fiori che cogliesti
E dʼaver visto sullʼacqua
Distesa fra i lunghi veli
La bianca Ofelia ondeggiare
Come un gran giglio.

ʻOfeliaʼ, parte seconda
di Arthur Rimbaud