Ieri ho guardato un programma su una rete nazionale (in prima mattina), dove si parlava delle tasse che il governo infligge agli italiani, e del modo in cui la neonata agenzia delle entrate per le riscossioni, conta di esigere i crediti non pagati.

In un attimo ho avuto un dejàvu, non credevo ai miei occhi.

Il commercialista spiegava con dovizia di particolari i nuovi poteri dell’agenzia, per la riscossione coatta dei vecchi e nuovi balzelli. In quel momento ho visto il ministro delle finanze, vestito da cavaliere medioevale, dietro di lui nei vari schermi, capeggiava il ritratto del principe Giovanni, così mi sono ritrovato in Inghilterra ai tempi delle crociate. Un istante di smarrimento, poi ho capito che il ministro non era altri che l’oscuro sceriffo di Nottingham, al servizio dei poteri occulti (le banche che vengono sempre salvate in estremis, vedi MPS). Fin qui nulla di speciale, una piccola similitudine con un periodo storico (francamente si assomigliano tutti per quanto riguarda le tasse).

Il sogno ad occhi aperti è continuato.

Una schiera di armigeri, lance in resta, irrompe in casa mia intimandomi di pagare immediatamente la gabella, altrimenti sarei stato usato come esempio per gli altri contribuenti, e sarei stato impiccato sulla pubblica piazza. Ormai rassegnato al mio fato, ho abbassato la testa in attesa dei nefasti eventi che di li a poco mi avrebbero colpito. Ero certo di non uscirne vivo, avevo perso la speranza, ma ecco che arriva Robin Hood: sbaraglia gli sgherri del perfido sceriffo. Tutto era calmo ed io ero ancora sconvolto. Robin si avvicina, un braccio sulla spalla e mi rassicura, dicendomi che non avrò più a temere le angherie imposte dal bieco gabelliere.

Purtroppo i dejàvu sono solo una reminiscenza di un desiderio inconscio.

Non esiste un Robin Hood che si fa carico di combattere le ingiustizie. Fermo restando che le tasse si debbano pagare, ho un piccolo dubbio sulla riscossione coatta. Se per qualche disguido una cartella è sbagliata, oppure per motivi sopraggiunti non viene pagata, perché si deve aggravare la condizione del contribuente bloccandogli i conti correnti? Cosa che non gli da la possibilità di andare avanti e lavorare.

Solo una constatazione mi rimane da fare: in Italia le impiccagioni ci sono, metaforicamente parlando. Le tasse decretano chi vive, chi sopravvive e chi si toglie la vita. Piccoli imprenditori che non riescono più a far fronte ad un sistema gravoso, stanchi di lottare (dopo una vita di sacrifici fatti per costruire un qualcosa) non vedono altra soluzione che suicidarsi. Negli anni passati ce ne sono stati molti, spero che rimangano solo quelli. È stato calcolato che un italiano lavora 153 giorni per lo stato.

Già quando veniamo al mondo ci ipotecano il futuro, emettendo titoli di stato sulla nostra persona.

A chi legge l’ardua sentenza.

Alessandro Lemucchi ©