I materiali di stampa 3d sono il vero cambiamento. Ogni settimana ve ne presentiamo uno.

A pochi anni dal boom dell’entusiasmo per le promesse fatte da chi produce e sviluppa tecnologie di stampa 3d, assistiamo oggi al ridimensionamento delle aspettative del pubblico di massa riportandoci tutti con i piedi per terra. Solo ora si inizia a capire cosa sia la “stampa 3d”, a cosa serve e a chi. Il problema, infatti, è che ci eravamo convinti che una semplice stampante potesse trasformarci tutti in maker, artigiani o produttori. Sull’onda di queste allettanti promesse sono nate moltissime start up di settore che nel giro di pochi mesi sono scomparse senza poter tenere fede alla loro parola data.

Così, mentre alcune macchine 3D sono oggi utilizzate sia a livello industriale e professionale sia per la ricerca scientifica, le stampanti destinate al grande pubblico (le PMI) non hanno goduto della stessa fortuna. Oggi assistiamo ad un ridimensionamento del fenomeno, sia per quanto riguarda le aspettative reali sia per gli investimenti economici.

Diversi i motivi che hanno minato il successo della stampa 3D e che ne hanno resa impossibile la diffusione a livello commerciale nelle piccole e medie imprese italiane. Scopriamo i più rilevanti:

Le stampanti 3D non sono per tutti:

 La prima questione riguarda la possibilità di poterne possedere e/o usare una in termini di costi spropositati, di dimensioni eccessive, di facilità di utilizzo della macchina e di conoscenza dei materiali.

Non esistono standard condivisi:

Il fermento creativo e tecnico che si è generato attorno alla tecnologia di stampa 3d ha determinato una completa mancanza di standard di settore definiti e condivisi.

Varietà dei materiali disponibili, croce e delizia dei settori d’applicazione:

Si va dai materiali plastici più disparati alle resine calcinabili, dalle leghe di metallo alle ceramiche e così via. Sul mercato è possibile trovare una vastissima offerta di materiali a filamento, a polvere o liquidi con diverse caratteristiche termiche, meccaniche organiche ecc. Questo è indubbiamente un fattore positivo, perché non mette limiti all’impiego di tali tecnologie, ma che può anche finire con il trarre in inganno gli utenti, confonderli e respingerli.

Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine:

 A nostro parere le applicazioni che possono trarre beneficio dalla stampa 3d sono molto specifiche, non si spara più nel mucchio, per questo oggi le aziende hanno il compito di formare e informare gli utenti che guardano sempre di più ai risultati più che ai dati dichiarati dalle case di produzione o alle promesse miracolose e rivoluzionarie.

In quest’ottica, proprio noi di NPS, ci siamo resi conto che bisogna ripartire da qualcosa di concreto e tangibile: il prodotto stampato, le sue caratteristiche funzionali, la sua ripetibilità, la scelta del materiale con cui stamparlo, i costi e i benefici del possedere una stampante al posto di un’altra.

Ad ogni esigenza il suo materiale:

Da qui in avanti e nei prossimi articoli, vogliamo parlarvi di una quindicina di materiali per darvi la possibilità di capire realmente quali siano le singole necessità dei clienti e per dare a noi l’opportunità di confrontarci in maniera diretta con dubbi, consigli e perplessità. Vorremmo fornire strumenti e informazioni utili per aiutarvi/ci ad orientarvi/ci nel marasma delle novità e delle illusioni.

La Settimana del PEEK

Oggi parliamo del PEEK (Polyetheretherketone), un polimero termoplastico semi-cristallino, che possiede una combinazione di caratteristiche chimiche e meccaniche tali per cui è possibile sostituirlo al metallo in quelle applicazioni che richiedono grande resistenza e al tempo stesso leggerezza.

Il PEEK, è una tra le plastiche più resistenti che può essere utilizzata in ambito industriale, sopporta sollecitazioni meccaniche e termiche, mantiene stabilità dimensionale anche in periodi di tempo prolungato, resistendo fino a 240° C.

Non teme gli agenti chimici e ambientali (idrolisi spontanee o indotte). Inoltre, il PEEK è un materiale dielettrico, cioè a bassa conduttività elettrica.

Fino ad oggi questo tipo di materiale così performante veniva lavorato solo da complessi e costosi macchinari a Sinterizzazione Laser o SLS, oggi, dopo anni di ricerca e sviluppo, un’azienda Italiana è riuscita a realizzare un tipo di PEEK utilizzabile come filamento e contemporaneamente a sviluppare una stampante 3D FFF (Fabricazione a Filamento Fuso) a costi sensibilmente ridotti e che risponda alle esigenze decisamente più impegnative di questo materiale, con risultati mai prima d’ora auspicabili.

Queste caratteristiche rendono la sua applicazione ottimale in settori quali: aerospaziale, automobilistico, difesa, elettronica e semiconduttori, oil e gas, nucleare, idroelettrica, medicale, tecnologia del vuoto, produzione di cavi e ingranaggi.

Scarica il White Paper Metal Replacement – La Rivoluzione della Manifattura con il PEEK

Chiedi un campione in PEEK e tocca con mano le sue qualità.