Io riporto, proseguendo, che molto prima che giungessimo in vista dell’alta torre, i nostri occhi si diressero alla sua sommità a causa di due segnali luminosi che vi vedemmo collocare, e un altro rispondere da lontano, tanto che a stento lo sguardo era in grado di percepirli.

E io mi rivolsi a Virgilio; chiesi: “Che cosa significa questo segnale? e che cosa replica quello di rimando? e chi sono gli autori?”.
Ed egli a me: “Attraverso lo Stige puoi subito vedere quello che i segnalatori si attendono, se la caligine dello stagno te lo consente”.
La corda di un arco non scagliò mai una freccia che si muovesse tanto velocemente in aria, a paragone di una barca che io vidi avvicinarsi a noi sull’acqua in quel mentre, guidata da un unico pilota, che gridava: “Sei arrivata, anima dannata!”.
“Flegias, Flegias, tu gridi inutilmente in questo momento”, disse Virgilio; “non ci avrai con te per un tempo maggiore di quanto occorra ad attraversare la palude”.
Com’è il tale che si trova davanti a una realtà diversa da quella che credeva, e poi ne rimane deluso, così divenne Flegias a causa della rabbia trattenuta.

Da La Strada dei dannati
Parafrasando lʼInferno dantesco
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Carlo Rocchi
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