A questo punto Virgilio s’inoltra per uno stretto sentiero, tra le mura della città e gli avelli, e io lo seguo.

“O maestro dalle grandi virtù, che mi guidi per i cerchi infernali”, cominciai, “com’è gradito a te, parlami, e soddisfa la mia richiesta. Si potrebbero vedere le anime distese nei sepolcri? sicuramente tutte le coperture sono sollevate e puntellate, e nessuno fa la guardia”.
E quegli a me: “Tutte saranno chiuse quando le anime ritorneranno qui dopo il giorno del Giudizio coi corpi che hanno abbandonati sulla Terra. In questa parte sono sepolti insieme a Epicuro tutti i suoi seguaci, che negarono l’immortalità dell’anima. Perciò al tuo quesito risponderò subito in questa zona del cerchio, e inoltre appagherò il desiderio che tu non mi manifesti”.

E io: “Virgilio, non ti nascondo il mio desiderio se non per parlare poco, e tu mi hai non soltanto adesso preparato a ciò”.
“O Toscano che cammini ancora vivo per il sesto cerchio esprimendo il tuo pensiero così nobilmente, ti sia gradito sostare qui. Il tuo accento rivela che sei nato a Firenze, alla quale forse arrecai troppo danno”.
A un tratto questo detto scaturì da uno dei sarcofaghi; perciò mi avvicinai, temendo, un po’ di più a Virgilio.
Ed egli mi disse: “Rivolgiti a lui! Che fai? Guarda che là si è alzato Farinata: lo vedrai interamente dalla cintura in su”.

Da

La strada dei dannati: parafrasando lʼInferno dantesco
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Carlo Rocchi
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