Dicembre

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E di decembre una città in piano:

sale terrene, grandissimi fochi,

tappeti tesi, tavolier e giochi,

torticci accesi, star coʼ dadi en mano,

e l’oste inebriato e catellano,

e porci morti e finissimi cochi,

ghiotti morselli, ciascun béa e mandochi:

le botte sian maggior che san Galgano.

E siate ben vestiti e foderati

di guarnacche, tabarri e di mantegli

e di cappucci fini e smesurati;

e beffe far de’ tristi cattivegli,

de’ miseri dolenti sciagurati

avari: non vogliate usar con egli.

 

– là dove il buon Folgòre augura ai sodali dellʼallegra brigataʼ di Siena, che, giunto Dicembre, è ora di tornarsene in città, dove, davanti a un bel fuoco, possano passare il tempo a giocare a dadi e a gustare prelibatezze, per vuotare infine le botti del vino. E dove, tutti foderati di vesti, palandrane e mantelli, possano sbeffeggiare gli avari, che non sanno divertirsi, e che sarebbe bene non frequentare –

Dicembre

Sonetti dei mesi – Dicembre’

di Folgòre da San Gimignano.