Il futuro che non c è mai stato: il Paleofuturo

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Arthur Clarke si lamentava, come già si lamentava Socrate, perchè il futuro ipotizzato dai nostri antenati non si era mai realizzato, con un frase famosa che era più o meno: “non c’è più il futuro di una volta“!

di Paolo Nicoletti

Molti siti web, e libri di successo, sono incentrati sul paleofuturo, ossia sulle previsioni e le visioni di un mondo del futuro formulate dai nostri antenati. Parliamo del futuro come lo concepivano i protagonisti del nostro passato, ossia il futuro situato cronologicamente nei tempi che ora noi stiamo vivendo, e quindi il futuro che non c’è mai stato e di cui possiamo testimoniare la mancata realizzazione.
Alla fine dell’800 quella di scrivere come sarebbe stato il mondo del futuro era diventata una vera mania, anzi un tormentone, per molti famosi giornalisti e scrittori Jack London, Jules Verne, Emilio Salgari e via dicendo. Questo filone letterario è stato memorabilmente ricordato da Gianfranco De Turris nel testo di una conferenza del 28 maggio 2009, “Gli incubi del 2000. Salgari e Verne di fronte al futuro“.

Il futuro come lo vedevano i nostri antenati, il paleofuturo o retro futuro o retro futurismo, ci ha lasciato splendide ed oniriche (quasi psichedeliche) visioni e concezioni in ogni campo della scienza, della cultura e dell’arte, della grafica e dell’editoria, e soprattutto in questi anni del 21 secolo sta inaspettatamente lasciando impronte visibili in svariati campi delle attività umane, dall‘artigianato alla progettazione, dalla letteratura all’urbanistica: impronte ed influenze che le visioni paleofuturistiche già avevano plasmato i tempi che furono.
Ad esempio, gli onirici disegni di Frank R. Paul hanno, a suo tempo, influenzato i più grandi scrittori di science fiction del 20° secolo, tanto che lo stesso Ray Bradbury ebbe a dire (citazione sull’articolo in huffingtonpost.com): Frank R. Paul mi ha invitato a sognare architetture future sin da quando avevo otto anni, convocandomi in città perdute nel tempo fino a quando non mi ha permesso di atterrarvi in shock di pura gioia (infedele ed approssimativa traduzione, until he landed me in shocks of joy).

Ciò che spesso stupisce delle futuristiche concezioni dei nostri antenati, più che la grafica e la letteratura avveniristiche già di per sé stesse notevoli, sono le realizzazioni effettivamente realizzate o quantomeno progettate in tempi incredibilmente remoti.
Se noi cerchiamo tracce di paleofuturo nel passato ossia ai tempi dei nostri avi, possiamo trovare progetti di tunnels per le ferrovie tra la Sicilia e la Calabria elaborati alla fine dell’800, gare automobilistiche internazionali di fine 800 vinte da auto a vapore ed elettriche (1896, corsa internazionale di Narragansett Park a Providence R. I., horseless carriage race, descritta il 26 settembre 1896 su un articolo di Scientific American!), ardite realizzazioni fondate su risorse energetiche di un futuro ancora di là da venire e via dicendo. Ad esempio, l’automobile di Nonna Papera nei fumetti Disney degli anni 50, 60 e 70 del 900 era un’automobile elettrica (una Ryker Electric disegnata da Andrew L. Riker)!
E quelle invenzioni realmente esistite sono state ispirate dalle generalizzate concezioni di un futuro di là da venire che si trova lontano nel tempo, pressappoco nell’epoca che stiamo vivendo noi, qui ed ora.
Perché il futuro dei nostri antenati, quel futuro che faceva sognare loro e noi, è il nostro presente, ed il presente dei nostri antenati è il nostro passato.
E “The wonderful future that never was“ è il titolo di un libro di Gregory Benford (insieme agli Editors di Popular Mechanics, 2010).
Benford, oltre che scienziato e professore all’università di San Diego, è un famoso scrittore di fantascienza, autore di molti libri e racconti, tra cui il romanzo “ Timescape “ del 1980, vincitore di un Nebula e di altri prestigiosi premi, ed il suo libro sul futuro che non c’è mai stato risulta essere un best seller ed un emblema di un genere letterario e culturale, ma anche di un settore di mercato orami consolidato.
Tuttavia, anni prima, nel 1979, vi fu un libro di Tim Onosko “ Wasn’t the future wonderful?: a view of trends and technology from the 1930s “, che affrontava proprio dei temi analoghi, ossia le previsioni del futuro formulate negli articoli di Popular Science e di Modern Mechanix durante gli anni 30 del 20° secolo.
E nel 1979, l’immaginazione dei ragazzi del mondo anglo-sassone era stata deliziata dalle suggestive illustrazioni e dai testi accattivanti del “Usborne Book of the future 1979“ (la Usborne è la casa editrice indipendente fondata nel 1973 da Peter Usborne, famosa per i testi per bambini e ragazzi), e quei ragazzi oggi diventati grandi quando vedono una invenzione interessante dicono ancora: “ Era nel Libro Usborne del Futuro! “…
Questi libri, ed altri ancora (di cui speriamo di occuparci in successivi articoli) al pari di films ed illustrazioni e realizzazioni artistiche ed ingegneristiche sono emblematici di ciò che possiamo chiamare Paleofuturo o Retrofuturo o Retrofuturismo, ossia quell’insieme di previsioni e raffigurazioni che le persone del passato nutrivano e sognavano in ordine al proprio futuro, il futuro come avrebbe potuto essere.
Le previsioni dei nostri antenati si basavano su sagge ed avvedute considerazioni basate sui costanti progressi della scienza e della tecnica, nonché sull’evoluzione sempre più cosmopolita e planetaria dei sistemi politici e sociali: si aveva una generalizzata convinzione che nel mondo del futuro sarebbe stato risolta ogni problema, e ci sarebbe stato il meglio di tutto per tutti, e ci sarebbe stata la totale sconfitta delle malattie e della povertà così come pure del crimine e della corruzione.
Eppure i nostri antenati non potevano prevedere alcuni terribili imprevisti che hanno influito sul ventesimo secolo (il secolo di Einstein, Baden-Powell, Gandhi, Schweitzer, Tesla etc. etc.) traviandone le promesse e gli ideali: due guerre mondiali, l’apparentemente inarrestabile dilagare di allucinanti problemi come l’inquinamento e la sovrappopolazione, la perdita progressiva di ideali e credibilità, l’influenza sempre crescente e generalizzata di gruppi di potere e multinazionali , la progressiva riduzione delle facoltà e dei diritti dei comuni cittadini etc. etc.
Queste impreviste circostanze di fatto, imprevedibili ed inaudite per i nostri antenati di fine 800 ed inizi 900, hanno cambiato quello che avrebbe dovuto essere il nostro futuro trasformandolo nel futuro che non c’ è mai stato.
Se vogliamo consolarci con le visioni paleo futuristiche dei nostri antenati, possiamo farlo su siti web che ormai sono diventati numerosi ed assai visitati.
Autolimitandoci, ci basti ricordare i siti di:

  • Fabio Feminò, autore con vasta ed eclettica bibliografia su argomenti scientifici, su www.fabiofeminofantascience.org
  • rivistastudio.com (in cui troviamo un’interessante intervista di Pietro Minto a Matt Novak, uno dei guru del paleofuturo);
  • sulle Venice Sessions, emblematiche della futurologia, guido.romeo.nova100.ilsole24ore.com/2009/04/24/il-futuro-comera-una-volta
  • per un filmato sulle passate previsioni del futuro: archive.org/details/TonewHor1940 , un filmato New Horizons 1940 che si può vedere interamente sul web.

E se ora guardiamo dalla finestra non vedremo il futuro che avevano visto i nostri antenati o che avevamo sognato noi (un futuro che cerchiamo come le lacrime tra la pioggia), ma un presente il cui contenuto può essere emblematicamente riassunto dall’ultima strofa (di cui si offre una approssimata traduzione) della canzone “The future that never was“, di Powerman 5000:

“Il sogno che hai sognato
non è mai avvenuto
Perciò fai un passo indietro e guardati intorno
Di chi è la colpa ora
se la tua voce ora è più debole
ed è solo un ronzio
Un ronzio che suona come
il futuro che non c’è mai stato
(…a buzz
that sounds like the future
that never was)“.