Supin ricadde e più non parve fora … tra gli eretici.

Tratto da dantepertutti.com

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Supin ricadde e più non parve fora.

Ancora tra gli eretici. I due poeti hanno appena fatto la loro entrata nel sesto cerchio dellʼInferno, e non è tanto che Dante ha scambiato le classiche parole con Farinata degli Uberti, quando improvvisamente – di certo perché ha sentito parlare i due – si erge dallʼinterno dello stesso avello del vecchio capo dei Ghibellini fiorentini, unʼombra, dalla cintura in su, come se fosse inginocchiata. E al poeta chiede, avendolo riconosciuto, perché il suo caro figliolo non è insieme a lui, “se sei tanto intelligente da andartene in giro per lʼInferno così agevolmente”.

Per la qual cosa Dante lo informa, dicendogli che suo figlio Guido disprezzò il cammino della fede che, invece, lui sta percorrendo. In ciò aiutato da colui che lo sta accompagnando in tale missione, e che adesso si trova un poʼ discosto da loro.

Caro lettore, siamo nel decimo canto della prima cantica, alla metà della stessa e la narrazione può riprendere dal punto dove è stata lasciata. Così apprendi che le parole e la tipologia della pena fanno riconoscere questo personaggio al poeta, sebbene questi non ne dica espressamente il nome.

Supin ricadde e più non parve fora…

Prosegue su dantepertutti.com del 2.2.2018.