The Place. “Cosa saresti disposto a fare per ciò che desideri?”

Ho letto molte recensioni prima di avvicinarmi a questo film. Quello precedente, dello stesso regista, mi aveva letteralmente rapito il cuore, sarebbe stato difficile replicarne il risultato estremamente positivo… e ammetto di aver avuto paura di una cocente delusione.
Così, in una domenica pomeriggio di un maggio pazzerello, mi sono finalmente decisa.
E ai titoli di coda, è scesa una lacrima. Forse più di una.
No, non perché il film sia estremamente triste, ma perché mi ha catturato la mente, oltre che l’anima.

The Place ti spinge ad approfondire una moltitudine di temi diversi, quali il destino, la vita, l’essere umano, l’amore, il bene e il male.

Ti consuma nella sua narrazione lenta ma determinata, nella scenografia monotematica ma studiata, nei personaggi complessi ma reali.
Quello che non è reale è tutto il resto, ed è il suo fascino.
Mi sono lasciata trasportare dall’artefatto, dall’artificioso meccanismo del do ut des che gioca sul fato, sulle occasioni e sull’intreccio delle storie che si susseguono.
A mio avviso, la decisione di percepire la trama come reale o meno viene rimessa totalmente allo spettatore.
Questo film ti stupisce negli sguardi inattesi, nei risvolti drammatici e inaspettati.
Ti spinge al confronto, alla necessità di definire quella che tu hai creduto essere la morale alla fine della sua visione, che vorresti replicare quanto prima.
Un capolavoro per pochi, che richiede un piccolo sforzo per essere compreso ma che, per questo, ti lascia senza fiato.

Cosa sarei disposta a fare, io, per ciò che desidero?

Tutto o niente, non saprei, ma giuro che ci sto riflettendo.
D’altronde, un autentico dialogo con la propria coscienza è ciò che di più complicato e sorprendente l’essere umano possa decidere di intraprendere con se stesso.
Consigliatissimo: un film da non perdere.