Cosa vedere a Buonalbergo oltre ai magici mazzamaurielli

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Cosa vedere a Buonalbergo? Se non sapete di cosa stiamo parlando vi diciamo subito che non si tratta di un hotel o di un albergo. Parliamo di un comune italiano di 1 686 abitanti, della provincia di Benevento. Buonalbergo, infatti, sorge a circa 25 km da Benevento, sul ripido fianco del monte San Silvestro, nei pressi del vallone che dal colle detto Monte Chiodo scende nella valle del Miscano.

Si pensa che Buonalbergo sia stata fondata da alcuni profughi degli antichi villaggi di Mondingo, Pescolatro e Faiella distrutti dai Barbari. I quali profughi ospitati dai Cenobiti della vicina chiesa di S. Maria, sorta sulle rovine di un tempio pagano, avrebbero chiamato quel luogo Alibergo. Si presuppone sia avvenuto intorno all’anno Mille.

Sotto gli Angioini quella contea fu frantumata in pena per aver parteggiato con gli Svevi. Sotto gli Svevi fece parte del giustizierato di Principato Ultra, quindi passò successivamente ai Baroni di Tocco, ai Mansella[4], ai Macedonio, ai De Sabran, ai Guevara, agli Spinelli col titolo di marchesi (1623) ed ai Coscia.

Il paese prima sorgeva a valle, poi per essere stato danneggiato da una frana fu riedificato in alto verso il 1525.

Cosa vedere a Buonalbergo?

Tra le cose da vedere a Buonalbergo, oltre al borgo caratteristico nel suo complesso, troviamo il ponte delle Chianche il ponte romano meglio conservato lungo il percorso della via Traiana. E il Monte Chiodo, una collina dietro il centro abitato di Buonalbergo su cui sorse un centro abitato preromano, talvolta identificato con la città sannitica di Cluvia.

Quando ci sono stato, ho visto nella parte alta un Borgo fantasma, con tante case abbandonate e con all’interno cumuli di macerie e vita vissuta. Ma anche con accenni di vitalità, come i cosiddetti Mazzamaurielli, fantasmini dipinti sulle mura degli edifici abbandonati. Spettri viventi di un passato presente, che non vuole sparire.

Si racconta che siano i fantasmi buoni che abitavano le case e che ogni tanto facevano i dispetti. Il disegnatore è Bruno Schmidt.

Nella parte bassa, invece, anche case abitate. Mi colpì in particolare una donna con un neonato in braccio, simbolo della vita che si rigenera anche laddove sembra che tutto sia finito.

 

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