Haiku. La poesia giapponese.

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Haiku. La poesia giapponese.

Perché nelle scuole non si parla mai di poeti giapponesi?
È quello che mi sono chiesto anni fa e che mi chiedo tuttora.
Eppure il tesoro della poesia giapponese è davvero immenso e non era affidato solo al genio di grandi poeti, ma anche al modo di esprimersi di ogni persona, ricca o povera, colta o incolta.
È una poesia semplice e istintiva, fatta per lo più di immagini, che arriva dritta al cuore.
Sotto riporterò alcune tra le più significative liriche della poesia giapponese ma prima è d’obbligo un brevissimo cenno storico.

Le prime raccolte di poesie comparvero all’inizio dell’ottavo secolo: la forma poetica originaria era il “Tanka“, un componimento breve di cinque versi ispirato al contrasto tra la natura e il sentimento del poeta che la contempla.

La maggiore raccolta resta il Manyoshu (raccolta di “Miriade di foglie”), un’antologia che comprende circa cinquemila componimenti poetici, tra cui spiccano sicuramente le opere del grande Yamabe No Akahito.
Vi fu dopo questa raccolta (il cosiddetto “Periodo Tokugawa“) un forte risveglio nazionale e letterario che diede origine a una nuova forma poetica, che personalmente amo molto: l’haiku o haikai, breve componimento di tre versi (il primo e il terzo di cinque sillabe, il secondo di sette) in cui la natura diviene spesso un pretesto per riflettere, per esternare uno stato d’animo o un pensiero.

Caposcuola indiscussi dell’haiku sono Matsuo Basho (1644, 1694), autore che seppe dare alla poesia giapponese un tono più misurato e riflessivo, e Issa Kobayashi (1763, 1823 ), continuatore dell’opera di Basho: i suoi haiku sono splendidi.

Haiku, Tanka, frammenti da incorniciare

di Matsuo Basho

Solitudine

Sullo stagno morto
il rumore di una rana che s’immerge.

“Destino”

Viviamo separati e facciamo cose diverse,
ma eguale è il nostro destino.

“Il canto delle cicale”

Calma immensa
che penetra nella roccia,
il canto delle cicale.

“Primavera”

Dilegua
l’eco della campana del tempo:
persiste
la fragranza dei fiori.
Ed è sera.

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di Issa Kobayashi

“Farfalle”

Quanto amore dimostrano le farfalle tra di loro!
Potessi io rinascere farfalla!

“Piccolo grillo”

Quando io morirò
sii tu il guardiano della mia tomba, piccolo grillo!

“Complicità della Luna”

Sulla montagna la Luna
indulge al ladro di fiori e lo illumina.

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di Yamabe no Akahito

“Ammirazione”

Spezzarti, per portarti via,
sarebbe troppo doloroso, invero,
o fiore di ciliegio;
ma piuttosto sotto i tuoi petali rosa
starò ad ammirarti fino al tuo appassire.

di Ono no Komachi

“Tanka”

Spense la pioggia
il colore dei fiori
mentre io guardavo
vanamente passare
questa donna nel mondo.

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di Mutsuhito (imperatore giapponese)

“Pensando al campo di battaglia”

Ogni volta che mi sveglio durante la notte
subito un pensiero mi assilla:
che mai succederà laggiù
dove tanti guerrieri si battono per causa mia?

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di Buson

Ho fatto del mio braccio un cuscino,
e amo il mio corpo,
nel vago chiarore lunare.

Anatre color mandarino
estinguono ogni bellezza:
bosco invernale.

Fiori di narciso:
una bella donna
ha mal di testa.

di Chiyo Jo

Farfalle –
sul cammino d’una fanciulla
davanti e dietro di lei.

Pioggia primaverile –
proprio ora le cose
diventano splendide.

***

I miei haiku

Siedo al tramonto
Persino il vaso rotto
contiene luce
***
Un palloncino
tra le rose stupite
Nessun dolore
***
A perdifiato
la cicala sul ramo
Prepara il giorno
***
La gioia in viso
i gomiti ebbri d’uva
Ci abbracciavamo
Carlo Bramanti
(haijin e autore del libro “I sentieri di giada del poeta errante”)