Mercati, il focus resta sempre sulla guerra dei dazi USA-Cina

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Continua a prevalere una certa prudenza sui mercati, che guardano con attenzione soprattutto alla escalation sulla guerra commerciale tra Washington e Pechino. Di conseguenza le loro mosse sono improntate a un alto grado di cautela, che influisce sulla domanda di attività rischiose (anzitutto sulle azioni delle società).

Guerra dei dazi USA-Cina: le vicende chiave per i mercati

A livello macro gli ultimi dati economici degli Stati Uniti e della Cina hanno dimostrato che gli sforzi di Trump per ridurre il surplus cinese della bilancia commerciale non sono riusciti. Non solo non l’hanno ridotto, ma addirittura è persino cresciuto a favore di Pechino. Questo rende ancora più delicata la questione delle minacce di aumentare i dazi doganali sulle importazioni per altri $ 267 miliardi di dollari. Inevitabilmente ciò provocherebbe un deterioramento ulteriore dei rapporti tra i due paesi. I primi a risentire negativamente di questo clima sono i paesi più legati alle esportazioni verso la Cina, ovvero Nuova Zelanda e Australia. Le loro valute restano sotto pressione sui mercati dei cambi, e più il tempo passa più peggiora questa situazione. Non ci stupirebbe la formazione di gap e lap sui loro grafici (qui è spiegato cos’è un gap lap trading forex).

Restano invece “congelate” le posizioni di euro e sterlina britannica, in attesa di notizie riguardanti il ritiro del Regno Unito dall’UE. Negli ultimi giorni s’è tornato a respirare un clima di ottimismo sui mercati riguardo alla Brexit. Questo sulla speranza che entro novembre possa essere raggiunto un accordo non basta, i mercati vogliono vedere passi concreti. Nel frattempo la valuta unica è tornata oltre quota 1.17 contro il biglietto verde, con il Williams percent range %R che evidenzia un segnale per un ulteriore rialzo.

In generale la situazione sui mercati rimane ancorata soprattutto ad un fattore principale, ovvero la guerra dei dazi USA-Cina. Avendo diretta influenza sul futuro di due delle maggiori economie al mondo, non c’è certo da stupirsi.