Un esercito invidiabile

Una Poesia sulla povertà reale e sull'indifferenza della politica...

Secondo l’Istat la povertà relativa in Italia con un esercito di 10 milioni e 48 mila esseri, non preoccupa il Governo il quale continua a sostenere la teoria di Nazione più ricca, più colta, più emancipata e più ………… al mondo, dove l’abitazione ed i servizi di prima necessità vengono moltiplicati per tre, rispetto alla media mondiale.

Sicuramente il Governo formato da Corsari dall’occhio bendato si riferisce esclusivamente alla Kasta di oltre un milione di avvoltoi che rubano nel piatto di dieci milioni di poveri, di cui circa sei milioni in povertà assoluta, i quali si mantengono rovistando nei cassonetti dell’immondizia.

La censura e il controllo dell’informazione attraverso i mercenari della penna e della parola, pagati dallo Stato coi nostri soldi, hanno il compito di addolcire il gregge convincendo l’opinione pubblica che la Crisi a noi non ci tocca, intesa come non tocca i Politici, le Banche, i Sindacati e le Toghe, mentre la Crisi ci sta consumando.

LA CRISI. (2008)

Che tristezza, la Befana non c’è più,
pure Gesù se n’è andato,
lasciando dietro di se,
monti, colline e vallate aride.
Le capre belano, hanno fame,
gli uomini e le famiglie tribolano,
il paese brucia,
lo spread gioca capolino,
le ditte chiudono,
i Marocchini chiedono la Presidenza,
mentre la tribù degli eletti,
dopo aver spolpato l’osso alla Nazione,
si contendono gli assensi
per non perdere i privilegi.
Le elezioni sono prossime e
gli avvoltoi si preparano,
un po’ di sale qui, una bugia la
e la mensa si arricchisce.
I miei migliori amici sono i nemici
che mi scrivono per contraddire
Il mio pensiero di uomo quadro.
Insisto, non avvicinatevi a quel frutto,
è Politica acerba, non è da mangiare,
poverelli, non mi ascoltano,
non conosco un altro modo per spiegare,
convincerli, fermarli, farli ragionare.
Non so ne leggere, ne scrivere, quel
maledetto linguaggio Politico Nazional
e per complimento a tutti i macachi,
aguzzini e sostenitori che sbaffano
Governando il nostro Paese,
li chiamo randagi, perché
passano da un letto all’altro,
da un Partito all’altro, senza esitar,
sono stravolti dal soldo in quantità.
Non so se è offensivo, il mio lessico
è elementare, sono ignorante, disinformato,
leggo senza capir,
per me i testi comuni non hanno senso.
Parlo come vedo, sono sordo,
quasi cieco, rattristato,
porto occhiali a fondo di bottiglia
per poter osservare le innumerevoli anime smarrite,
accomodate nei posti di comando.
Loro non ci stanno, gonfi di boria,
perché si ritengono super uomini,
Dottori in Filosofie Politiche dell’arraffare,
Scienziati in Economie dello sperpero e del Linguaggio,
soltanto gli Aborigeni li possono capir e apprezzar.
Hanno il Potere in mano,
sostenuti dalle Brigate armate,
allevate ad ubbidire non a ragionar,
munite di cannoni, fucili e manganelli.
Da Corsari dei mari, finiti a terra,
han fatto di Roma la Capitale del Regno,
brindando al simbolo della muerte,
con abitudini tramandate per tradizion,
fottere il prossimo è tutto ciò che sanno fare,
rinnegando Dio, i loro genitori e fratelli.
Hanno creato un mondo alla rovescia
e se ne infischiano del prossimo,
condizionati da escort, droga e alcolici,
che considerano virtù moderne,
qualche volta vanno persino in chiesa a
controllare se Dio si fosse svegliato.
La crisi non li spaventa perché
Essi stessi sono la perversione,
Guidati dalla dolce vita
Su barche a vela, aerei e vetture Tedesche,
Prediligono Mercedes, Audi e Volkswagen,
sempre sbronzi e in dolce compagnia.
Viaggiano di continuo a nostre spese,
con abbondanti scorte legate al piede,
Vivono senza principi, ne famiglia,
Scoreggiano dalla bocca parole insensate,
Per convincere gli stolti ad applaudire,
Soltanto gli Aborigeni li possono capire.
Siedono comodi in poltrone soffici
E campano del sudore dei lavoratori,
Il Paese ne ha fin troppi, quanti danni,
solo Dio sa quanto ci costano.
Per cambiare il nostro destino,
bisognerà attendere, quanto tempo non si sa,
quel giorno nel quale dietro al feretro
con un mazzolino di fiori,
e perché no, anche una preghiera,
dopo tutto furono compagni dei nostri tempi di crisi.
Anche Dante Alighieri il massimo Poeta avea previsto
“nel mezzo del cammin di nostra vita, mi trovai in una selva oscura
L’Inferno della Politica, con gente malvagia
che avea perso la diretta via”.
Essi non sanno che vanno a bruciare
per rinsaldare le anime che hanno tanto sofferto
le loro innumerevoli mascalzonate terrene,
mentre noi continueremo a vivere
gli effetti di una lunga crisi ereditata da incapaci,
assaporando una tazzina di buon caffè all’Italiana.