La femminilizzazione maschile

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La femminilizzazione maschile ormai prevalente nell’odierna società. A nostro parere non prende radice solo nei fattori economici e sociali, come hanno già spiegato diversi studi antropologici. Detti studi infatti puntano il dito verso la vecchia società patriarcale e a precetti legislativi fortemente influenzati da dogma religiosi. Precetti che tempo addietro dominavano e gestivano i rapporti delle coppie e delle famiglie.

Oggi questi fattori socio-economici essendo stati non solo smantellati ma per certi versi completamente abbandonati, sono stati rimpiazzati da un modello androgino ovvero unisex dell’uomo e della donna.

E da qui hanno trovato posto, padri alle prese con pannolini e biberon in un certo modo repressi dalla femmina con i pantaloni che fa’ una carriera “femminilmente corretta”, generosi e tolleranti, seguiti poi da quelli deresponsabilizzati con gli innumerevoli divorzi e problemi legati alle loro prestazioni sessuali e pornografia compulsiva. Naturalmente gli studiosi rimarcano che questo fenomeno deviante coincide anche con il femminismo storico post-68 e nel capitalismo delle multinazionali che hanno promosso nuovi modelli culturali.

Nulla da dire su questo, tranne che lo studio sulla femminilizzazione maschile dovrebbe essere approfondito.

A nostro avviso, il desiderio dell’uomo di andare un passo oltre la scelta omosessuale, e cioè quello di apparire fisicamente come una brutta copia della donna, ha una matrice molto più antropologica che sociale. Per noi si tratta di un eterno senso di inferiorità che l’uomo ha sempre avuto verso la donna fin dall’inizio delle società organizzate. Un senso di dipendenza conflittuale che vede la donna fisicamente più fragile dell’uomo ma con in mano la forza più grande e più potente del mondo: quella di procreare.

Quanti dispendi di vite umane sono stati evitati dai nostri reggenti con matrimoni combinati? Quante guerre sono cessate con questo metodo?

Quante bambine prima ancora che diventavano fisicamente donne, sono state barattate per formare unioni con uomini giovani, vecchi o anche bambini, per incrementare il patrimonio di famiglia o per sigillare alleanze politiche ? Quanti papi hanno usato donne per fornire eredi personali da addestrare come ecclesiastici per mantenere il predominio religioso sui popoli? Se ci pensiamo un attimo, questa lotta interna per l’egemonia sessuale è sempre esistita perché riconoscere il potere che possiede una donna ha sempre significato diminuire il proprio.

E per un essere competitivo come l’uomo, questo è inaccettabile.

Che dire della donna musulmana che nasce e che gli viene imposta un’esistenza da invisibile, che non può lavorare, né guidare, né rispondere alla porta o al telefono, né dire la sua opinione e camminare sempre cinque passi dietro l’uomo? Per adorarla e proteggerla da sé stessa (visto che la donna è sempre stata etichettata come un’ intelligenza inferiore) o per non renderla consapevole che questa ha in mano il futuro della famiglia e del mondo?

Ma se non si vuole andare così indietro nei secoli o nelle religioni, basta ricordarsi dei nuovi concetti, nati quando l’uomo ha deciso di invadere le competenze secolari femminili, elevandone il proprio ruolo per scavalcare e sminuire quello della donna .

Ecco alcuni esempi:

– la figura di cuoca è donna mentre la figura di chef è uomo,

– poi la figura di sarta è donna mentre la figura di stilista di moda è uomo,

– la figura di parrucchiera è donna mentre la figura di hairstylist è uomo,

– la figura di levatrice è donna mentre la figura di medico è uomo,

-infine, la figura di maestra è donna e pertinente solo alle istituzioni scolastiche primarie, mentre la figura di Maestro è collegata a una figura maschile di altissimo grado, etc.

Ma le prime a cucinare il cibo e a fare dell’arte culinaria quella che è oggi, chi sono state se non le nostre nonne? A tessere tessuti, a colorarli, a lavorare merletti, uncinetto e creare modelli di vestiti e cucire per tutta la famiglia, chi sono state se non le donne? Dove erano i dottori (che nemmeno esistevano) quando a far nascere bambini anche podalici erano semplici levatrici? Che cosa hanno insegnato a queste esperte che non sapevano già essendo donne?

Ed infine, siamo arrivati al modello di femminilizzazione maschile italiana più eclatante: il matrimonio omosessuale, un matrimonio che secondo la legge, a differenza di quello eterosessuale, non contempla il dovere di “fedeltà”.

E che razza di matrimonio sarebbe se non si ha il dovere di fedeltà, di affetto e di lealtà? Più che matrimonio sembra essere semplicemente un’unione contrattuale stile ticket ospedaliero. Un prezzo modico che si paga per aver diritto ad un mantenimento post-divorzio, ad una eredità legittima in caso di morte e ad una pensione di reversibilità.

Le conviventi femminili invece, spesso anche madri di famiglia che formano una coppia eterosessuale e per le quali i diritti economici sono riconosciuti nella maggioranza dei paesi democratici e capitalisti, in Italia sono ignorate. Addirittura oggi si ritrovano scavalcate da uomini sposati con altri uomini i quali senza alcun dovere di fedeltà ma per sola scelta sessuale e una piccola firma su un contratto, possono godere di una posizione economica esclusiva e privilegiata. . .

Cosa ci si può aspettare in futuro?

Forse basterebbe rendersi conto che tutti questi ibridi bisessuali sono ormai l’avvenire e che quindi la nostra società è stata già parzialmente preparata. Poi, diciamocelo chiaramente, rappresentano uno schieramento politico importante in termini di voti.

Ma tutto può succedere…per esempio si potrebbe ritornare ad un equilibrio morale ed etico. Ma i mass media, che prevalentemente operano sulla massa di tendenza omosessuale, molleranno la presa di un loro sopravvento sulla donna?

Purtroppo siamo rimasti in pochi. Siamo circondati…

LA FEMMINILIZZAZIONE MASCHILE di Nico Colani

Tratto da VALORI E TRADIZIONI Articoli, Esternazioni, e Commenti su un Mondo che Cambia di Andrea Donniaquio e Nico Colani

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Nico Colani nativo di Genova. Si diploma elettricista e in elettronica ed in seguito la sua passione per il digitale lo vede applicarsi da autodidatta in informatica e sviluppo web, poi è titolare per vari anni di una piccola impresa di trasporti. Nico assiste al fiorire di periodi di grande boom industriale ed economico per l’Italia partecipando anche a varie attività sindacali per la tutela dei diritti lavoratori. Eterno pensatore e provocatore, Nico Colani si è sempre impegnato, attraverso vari mezzi di comunicazione come il suo blog decennale di satira “Guanot” e più recentemente con “Il Macigno” ad individuare i grandi paradossi sociali nella vita contemporanea fino ad estrapolarne le sue dissonanze. Il suo è non solo un invito a meditare, ma a sollecitare pareri al fine di aiutare la propria società a ristabilire gli equilibri sociali, culturali ed economici persi nei cambiamenti generazionali dove si è scelto di crescere e maturare senza consapevolezza storica e culturale del proprio paese di origine. Il suo motto è sempre stato “Ruit Hora”, ovvero “Il Tempo Fugge”. Isabella Montwright