Il posto dei meli

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Se I calcoli di Ellie erano giusti sarebbe arrivata al cimitero da un momento all’altro. Steven le aveva detto di prendere la piccola strada sulla sinistra, subito dopo la fermata dell’autobus. Lei notò un uomo in piedi che sembrava in attesa, e sperò che fosse lui. A conferma l’uomo sollevò un braccio e lei abbassò il finestrino.

“Salve” disse lui con voce amichevole, “È lei Ellie?”
“Si e lei deve essere Steven” Scambiarono una rapida stretta di mano e lui salì in auto.
“Giri laggiù a destra, la strada sembra un po’ abbandonata, in realtà ci sono ancora un paio di case più avanti. È un po’ fuori mano, però è carino e tranquillo”.
“Ci sono negozi nelle vicinanze, Steven?”
“Si, tornando indietro e passato il cimitero invece di prendere la direzione per Cressle, da dove è venuta, vada dalla parte opposta saranno dieci minuti a piedi. Ci sono pochi negozi, ma c’è una panetteria, un giornalaio ed un piccolo emporio dove può trovare tutto l’essenziale senza dover guidare fino in città”.
Con la mano le fece segno di rallentare. “È qui”.

Il cuore di Ellie ebbe un tuffo quando parcheggiò davanti ad una dimora dall’aspetto sinistro.

La casa era praticamente nascosta da una selva di alberi e siepi. C’era un piccolo cancello di legno caduto dai cardini. L’annuncio diceva ‘necessita di piccole cure’. L’affitto dell’abitazione, molto basso, era la ragione per cui lei si era interessata a quella casa, ma si aspettava qualcosa di tenuto un po’ meglio di questo.
Ellie Marshall aveva trent’anni, alta magra e con lunghi capelli scuri. Era molto carina. Alcune settimane prima si era lasciata dal ragazzo che aveva avuto per quattro anni, dopo l’ennesima scenata. Questa volta era determinata a dare un taglio netto. Eddy era stato la principale fonte di reddito ed in quanto tale era rimasto lui nel magnifico appartamento che avevano condiviso. Questo sarebbe stato un bel cambiamento per lei. Non era abituata a vivere da sola e questa casa era molto più fuori mano di quanto si fosse aspettata, ma almeno poteva permettersela.
Steven aprì spingendo ciò che era rimasto del cancello. Ellie riusciva a malapena a decifrare un’arrugginita placca di metallo su di esso.

“Posto dei Meli”, lesse lei a voce alta.

“Papà acquistò questa piccola casa subito dopo che lui e mamma si sposarono. Mamma amava i frutteti e così piantò per sé una gran quantità di alberi di mele quando si trasferirono qui, è per questo che si chiama così. Gli alberi continuano a fiorire e danno quintali di frutta ogni anno”, spiegò lui.
Ellie lo seguì giù, lungo un piccolo sentiero ghiaioso. Il giardino era completamente incolto. “Non si lasci scoraggiare da tutti questi rovi” assicurò Steven, “tornerò qui regolarmente dalla prossima settimana” aggiunse lanciandole un sorriso rassicurante.
Quando avevano parlato al telefono, Ellie aveva immaginato che lui fosse più vecchio. Era piuttosto alto, di corporatura robusta e con una parlata sorprendentemente gentile. Probabilmente era più grande di lei di una decina d’anni.

Egli non era di una bellezza classica tuttavia era di un bell’aspetto vigoroso.

Lui le elargì un piccolo sorriso mentre inseriva la chiave nella serratura. “È pronta?” “Si, certamente”, rispose lei, facendo del suo meglio per sorridere, nonostante lo strano presentimento che stava provando.
Steven spiegò che la casa era stata abbandonata quando suo padre era morto cinque anni prima. Né lui né suo fratello avevano avuto molto tempo per tenerla in ordine e suo padre l’aveva assai trascurata dopo la morte della loro madre avvenuta alcuni anni prima, in quello stato non potevano metterla in vendita. La loro intenzione era eventualmente di risistemarla per offrirla sul mercato ad un prezzo dignitoso; tutto questo non era ancora accaduto così, quasi per gioco, avevano messo un annuncio sul giornale per vedere se a qualcuno potesse interessare prenderla in affitto. Avevano pensato di usare il denaro ricavato per assumere qualcuno che la rimettesse a posto un po’ alla volta. Stavano chiedendo un prezzo talmente basso che pensavano sarebbe andata a ruba. Di fatto Ellie era stata l’unica che li avesse contattati.

“Non c’è umidità,” le disse lui, “e mio fratello Danny è venuto ieri ad aprire le finestre per rinfrescare l’aria”.

La porta si aprì cigolando su un piccolo atrio buio. Steven accese una luce fioca che le permise di osservare ragnatele presenti ovunque in tutta la loro gloria. Evidentemente né Steven né suo fratello si erano impegnati molto per abbellire un po’ la casa prima del suo arrivo.
“C’è un po’ di polvere”, si scusò Steven, “intendevamo chiamare Peggy Biggins per dare una controllata, ma è in vacanza; qui intorno è lei la donna a cui tutti si rivolgono per le pulizie”. Egli camminò verso una porta che dava nel salotto. “Questo è il soggiorno grande, il camino funziona ma probabilmente ha bisogno di una ripulita se sta pensando di usarlo”.
Ellie diede un’occhiata in giro alla stanza. Era chiazzata di grigio, presumibilmente per il fumo del focolare. Il suo cuore sprofondò all’istante. L’appartamento che aveva condiviso con Eddy era elegante e moderno. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare lì; per la prima volta dopo settimane stava rimpiangendo di aver lasciato Eddy. Questa casa era sporca, vecchia ed anche orribile. Dava un senso di freddo, di ostilità. Lei non voleva vivere qui.

“Posso mostrarle la cucina?” chiese lui, “se tutto quello che ha visto finora non l’ha ancora scoraggiata”.

“No affatto”, mentì lei, “c’è solo bisogno di un po’ di cure amorevoli”. Lo seguì nella cucina male illuminata. Un paio di tende consunte pendevano sopra il lavandino impedendo alla luce, così necessaria, di fluire all’interno.
“Non è moderna, come può vedere, ma i fornelli a gas funzionano perfettamente ed i rubinetti sono tutti in ordine, ho solo bisogno di aprire l’acqua dalla valvola generale”. Lui aprì le tende e con sua sorpresa Ellie vide davanti a se un grazioso potenziale giardino. “Penso che probabilmente questo giardino sia il pezzo forte della casa”, disse lui con un sorriso, “sebbene in queste condizioni io usi l’espressione ‘pezzo forte’ in senso lato, evidentemente”.

Ellie gli stava a fianco e contemplava fuori dalla finestra.

Per ora era un disastro. “Sarebbe in grado di riordinare il giardino abbastanza rapidamente se decidessi di prendere la casa?”
“Assolutamente”, confermò Steven, “io e mio fratello Danny possiamo pulire tutto quanto in un paio di giorni. Non sarà rifinito nei dettagli, ma possiamo potare e riportare tutto com’era”.
Ellie seguì Steven su degli scalini scricchiolanti. In cima alla scala c’era un bagno piccolo e buio senza finestra e a ogni suo lato c’era una miserabile stanza da letto, di cui una con un grande letto e l’altra, più piccola, con solo un letto singolo. Tutto qui. Dall’esterno Ellie aveva avuto l’impressione che la casa fosse più grande. A volte le dimensioni ingannano. Non era una giornata fredda, ma lei avvertì un senso di gelo. C’era qualcosa d’inquietante in quel posto, forse perché era rimasto vuoto per così tanto tempo.

La luce tetra formava delle ombre sui muri mentre scendevano i gradini polverosi fino al corridoio d’ingresso.

“Allora”, le sorrise Steven, “che ne pensa?”
Questa era stata la casa dei suoi genitori e dire qualcosa di sgarbato a tal proposito avrebbe potuto ferire i suoi sentimenti.
“Direi che ha bisogno di qualche attenzione, ovviamente”
“Se è interessata, Ellie, ci assicureremo che sia in uno stato accettabile per il momento del trasloco”.
“Qualcun altro ha già visto la proprietà?” chiese lei, giusto per verificare quanto rapidamente serviva dare una risposta.
“Lei è la prima a visitare, ma sono interessate un altro paio di persone”, mentì lui. “In quanto tempo vorrebbe traslocare se decidesse di prenderla in affitto?”
“Probabilmente in una settimana o dieci giorni. In questo periodo sto vivendo con la mia prozia poiché i miei genitori vivono al sud; lei è molto gentile, ma è anziana ed è abituata a vivere da sola perciò non voglio rimanere lì troppo a lungo. Ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci su. Andrebbe bene se la chiamassi alla fine di questa settimana?”

Si accordarono entrambi per darsi una risposta definitiva il venerdì successivo. Si strinsero la mano e lei se ne andò.

Otto giorni dopo Ellie fissava il telefono con un peso sul cuore, ma doveva fare quella chiamata.
“Salve”, rispose Steven dopo appena tre squilli.
“Salve, Steven, sono Ellie Marshall, sono venuta la settimana scorsa a vedere la casa dei suoi genitori”.
“È un piacere risentirla”, lui sembrava molto contento. “È sempre interessata?”
La sua gradevole voce la rilassò un po’, nonostante la situazione in cui si trovava. “Si, se è ancora disponibile”.
“È disponibile e sarei felicissimo se fosse lei a prenderla in affitto. Farò venire Peggy che è tornata dalle vacanze mentre io e Danny ci daremo da fare con il giardino. A occhio e croce può trasferirsi alla fine della settimana prossima. Che le sembra?”
“Mi sembra perfetto, Steven, la ringrazio moltissimo”.

Sarebbe dovuto essere un momento emozionante per Ellie, la sua prima sera nella nuova casa, eppure tutto le provocava un senso di angoscia.

Nella sua vita non stava funzionando nulla. Il suo lavoro all’ufficio postale le permetteva solo di guadagnare l’indispensabile per tirare avanti. La sua vita sentimentale era a pezzi. Stava seduta in quel tetro soggiorno a guardarsi intorno e stava piangendo per una mano di vernice. Due poltrone uguali erano disposte una di fronte all’altra davanti al camino. Lei sedeva lì, persa nei suoi pensieri. Un piccolo tappeto era steso davanti al caminetto, ci immaginò fugacemente un gatto sdraiato sopra. Forse i genitori di Steven avevano mangiato in quella stanza, nelle fredde sere d’inverno davanti al televisore, con i vassoi in grembo. Questo era di sicuro quello che avrebbe fatto lei quando il clima sarebbe stato più freddo.

Ellie decise di andare a letto presto, avrebbe visto la casa con occhi differenti alla luce del mattino.

Si alzò e si avviò verso le scale quando sentì qualcosa cadere dietro di lei. Si girò per vedere cosa fosse stato, ma non vedendo nulla e con la stanchezza che la spingeva ad andare a letto decise che poteva aspettare fino al mattino seguente per investigare.
Il mattino seguente Ellie si svegliò con il sole che inondava l’ambiente, forse era il modo della casa di darle il benvenuto. Si era svegliata molte volte durante la notte, fortunatamente la sua stanchezza aveva lasciato che si riaddormentasse rapidamente. Rimase distesa sul letto ancora per un po’ mentre osservava la stanza adornata da immagini vecchio stile; un triste paralume avvolgeva la lampadina e in un angolo c’era un grande armadio di legno, opprimente.

Era una triste e piccola dimora. Si alzò e decise che avrebbe trascorso tutto il fine settimana provando a rallegrarla.

Subito dopo aver fatto la doccia ed una rapida colazione, qualcuno bussò alla porta sul retro. Aprì e c’era un uomo sulla trentina, di bell’aspetto, in piedi davanti a lei. Mentre Ellie indugiava ad osservarne i capelli leggermente spettinati ed i brillanti occhi azzurri, lui le aveva già teso la mano per salutarla.
“Salve, Ellie, sono Danny il fratello più giovane di Steven, è un vero piacere conoscerla”, disse lui facendola sentire immediatamente a suo agio. “Come ha dormito la sua prima notte a Orchard Grove?”
“Piacere di conoscerla, entri. Gradisce una tazza di tè o ca?”

Si sedettero in cucina e chiacchierarono per un po’.

Danny spiegò che avevano provato a pulire il giardino come meglio avevano potuto, era molto loquace e la fece ridere. In precedenza lei era stata vagamente attratta da Steven, sebbene per lei fosse emotivamente troppo presto considerare di frequentare qualcuno, ma aveva bisogno di più tempo per dimenticare Ed. Nei confronti di Danny, tuttavia, c’era una attrazione più definita.
Mentre lui si avviava alla porta, Ellie decise spontaneamente di accompagnarlo fino alla sua auto. Avvicinandosi vide alcuni fiori sul sedile del passeggero e il suo cuore, inaspettatamente, ebbe un piccolo tuffo.

Era un uomo attraente e lei non aveva notato nessuna fede al suo dito, i fiori sarebbero stati sicuramente per la sua ragazza.

“Qui c’è il mio numero di telefono, Ellie, giusto nel caso in cui avesse bisogno di me per qualsiasi motivo. Abito solo a dieci minuti da qui”.
“Grazie, è molto gentile. È stato un piacere conoscerla”.
“È stato un piacere anche per me”, i sui occhi brillavano nel guardarla “sarei felice di rimanere un altro po’, ma voglio mettere qualche fiore sulla tomba di mamma e papà, inoltre ho anche bisogno comprare il materiale per la settimana. Sono un operaio edile e il sabato è il giorno in cui mi rifornisco”.
“I suoi genitori sono sepolti nel cimitero in fondo alla strada, Danny?”
“Si, sono sepolti vicini. Questo è un piccolo villaggio, mamma è sepolta con i suoi genitori e papà con la sua famiglia ma fortunatamente sono vicini l’una all’altro”, la guardò dritta negli occhi, con lo sguardo un po’ triste “è una piccola consolazione, si sono amati moltissimo”.

Ellie gli sorrise, colpita dalla manifestazione improvvisa della sua emozione. Le piaceva quell’uomo; forse non sarebbe stato così male vivere lì dopo tutto.

“Ciao Steven”, gridò Ellie dalla finestra.
Steven alzò la testa dai rovi e si asciugo il sudore dalla fronte. “Ciao Ellie, il clima è sempre più freddo ma questo è un buon sistema per riscaldarsi”.
“Ti preparo un tè?”
“Con piacere, grazie”.
Era passato un mese da quando Ellie si era trasferita ed era bello che Steven e Danny la visitassero regolarmente.
Steven si ripulì i piedi sullo zerbino della porta sul retro, ed entrò.
“Lascio che sia tu a decidere il tuo zucchero”, disse Ellie posando sul tavolo la tazza di tè e un piatto con dei biscotti.

“Grazie. Non pensavo che saresti stata qui oggi essendo mercoledì”, disse lui mescolando lo zucchero.

“Non dovrei esserci, ma l’ufficio postale sta facendo dei tagli così siamo scesi tutti a quattro giorni. Il lavoro è così difficile da trovare e questo lavoro mi piace veramente, così non voglio lasciarlo. Dovrò solo stare un po’ più attenta alle mie spese”.
“Adesso si apre meglio la porta del bagno?” domandò lui.
Ellie scosse la testa. “Sono rimasta chiusa dentro ancora, questa mattina.”
“Forse sarebbe meglio lasciarla aperta?” suggerì Steven.
Si sentì bussare e la testa di Danny fece capolino dalla porta guardandosi intorno. Entrò in casa, fece un grande sorriso ad Ellie e diede un pugno affettuoso sulla spalla del fratello. “È rimasto un po’ di quel tè o sto disturbando qualcosa?”
“No di certo, non stai disturbando nulla”.

“Stavo giusto dicendo che forse Ellie dovrebbe lasciare la porta del bagno aperta, perché è ancora difettosa”.

“Buona idea. Nessuno ha intenzione di venirti a guardare”, disse Danny, con un pizzico di sfacciataggine.
L’assenza di risposta di Ellie creò un vuoto nella loro conversazione.
“C’è qualche problema?” chiese Steven.
Gli occhi di Ellie saltarono si volsero da Steven a Danny. Non poteva dire loro di credere che la casa fosse infestata, che chiudeva la porta del bagno per quella ragione e che dormiva con le coperte tirate fin sopra la testa ogni notte; avrebbero pensato che si stesse comportando in modo ridicolo, eppure lei era convinta che fosse così. “No, non c’è nessun problema. È solo che ci sono molti rumori insoliti”.
“Che genere di rumori?” chiese Steven.

“Degli strani rumori”.

“Questa è una vecchia casa, Ellie”, disse Danny rassicurante, “è normale che ci sia qualche scricchiolio.”
“Danny, la casa scricchiola, ci sono rumori di cose che cadono e si sente il rumore di qualcosa che raschia.”
“Quel raschiare saranno i rami che sbattono contro le finestre, li taglierò per te”, disse Steven. Poi diede una rapida occhiata al fratello e borbottò qualcosa. “Ellie”, continuò lui, “noi siamo abituati ai rumori in questa casa, abbiamo vissuto qui entrambi. Ti abituerai a loro”.

“Non sei felice qui?” chiese Danny.

“No, non è che non sono felice, è che a volte sono spaventata. Ci sono fessure alle finestre che fanno strani sibili e si muovono le tende. Guarda cosa accade con il bagno, ogni volta tu sistemi la porta, per aprirla senza difficoltà, e il giorno dopo si incastra nuovamente; ed anche i tubi dell’acqua che tintinnano e sbattono, è qualcosa di terribile la notte”.
“Se vuoi che venga a dormire qui per un giorno o due, Ellie, sarei felice di farlo”, si offrì Danny.
“Davvero?”
“Se ti facesse sentire meglio, allora certo che lo farei. Potrei venire già per questa notte”.

Ellie provò un’ondata di sollievo. L’idea di non rimanere sola, anche se solo per pochi giorni, la rassicurava. Sul suo viso apparve un bel sorriso.

“È deciso allora”, disse Danny. Si girò verso suo fratello, “Steve, ho un paio di mazzi di fiori nell’auto, puoi metterli tu sulle tombe di mamma e papà quando te ne vai? Io ho un po’ di fretta”.
“Resterò qui per alcune ore, ma portali in casa così Ellie li mette in un po’ d’acqua”.
“Andrò dal panettiere questa mattina, se volete posso metterli io per voi sulle loro tombe?” si offrì lei, “sarei felice di farlo”.
“Grazie, Ellie, è veramente gentile da parte tua,” disse Danny, “le tombe sono facili da trovare, appena attraversato il cancello sono sulla seconda fila, a metà del percorso. Joan Schofield e papà che le sta vicino, Albert Schofield”.

“Li troverò”, lo rassicurò lei.

Diverse volte alla settimana Ellie andava a piedi fino al piccolo villaggio. Prendeva una boccata d’aria fresca e la camminata da Il Posto di Meli era piacevole.

Aveva messo in programma in diverse occasioni di dare un’occhiata al camposanto, così oggi aveva l’opportunità di farlo. Appena superò il cancello vide che molte tombe erano abbandonate e dando un’occhiata più da vicino ebbe modo di stupirsi; alcune di queste erano vecchie più di cento anni. Persino molti dei parenti saranno già morti ormai.
Mentre camminava verso le tombe dei genitori, si guardò intorno. Il modo in cui gli alberi proiettavano ombre su molti di quei sepolcri era piuttosto inquietante. Si fermò alla prima lapide, ‘Joan Schofield’, era scolpito nel marmo, ‘amata moglie di Albert e adorata madre di Steven e Daniel. Riposi In Pace’. Era sepolta con entrambi i genitori e con sua sorella. Voltò uno sguardo alla tomba vicina. ‘Albert Schofield. Un padre meraviglioso’.

Venne colta da un’ondata di commozione.

Quei due giovani uomini avevano perduto entrambi i loro genitori. Ellie prese un vaso da ogni tomba, camminò fino al bidone dei rifiuti e li svuotò dai fiori appassiti; lavò i vasi fino a farli brillare e li riempì con acqua fresca. Tornò alle tombe e sistemò con cura i fiori freschi nel modo più grazioso che le riuscì di ottenere. C’era qualcosa che non andava in quelle sepolture. Finì di sistemare e rimase in piedi a un paio di passi di distanza per osservare l’insieme. Poi si accorse che ogni tomba era leggermente dischiusa. La terra doveva essersi assestata costringendo il marmo delle pietre tombali a muoversi. Era strano che i figli non avessero fatto nulla per sistemarle.

Nei giorni che seguirono Ellie divenne più rilassata. Potendo scegliere sarebbe stata felice di far rimanere Danny indefinitamente. C’era un’attrazione reciproca tra loro che rendeva la situazione ancora più gradevole.

Quel giorno Ellie aveva deciso di riordinare i cassetti e il grande guardaroba di legno nella sua stanza da letto. Un paio di cassetti erano stati riempiti con documenti appartenenti ai genitori, ma lei era sicura che i loro figli non avrebbero avuto nulla da obiettare se lei li avesse riposti con attenzione da qualche altra parte. Sedette sul pavimento, aprì quello in basso ed estrasse uno ad uno alcuni fogli impolverati. C’erano i piani costruttivi della casa risalenti al 1890. La dimora era più vecchia di quello che pensasse, questo poteva anche spiegare gli scricchiolii. Non era neanche stata dotata dell’impianto elettrico quando fu costruita.

Per curiosità iniziò a srotolare le planimetrie.

L’attuale cucina era diventata un po’ più grande, poteva vedere anche quale muro era stato abbattuto. C’era stato un gabinetto al piano di sotto che adesso era un ripostiglio. Come molte case costruite alla fine del diciannovesimo secolo, la stanza da bagno era stata creata successivamente. Lei studiò la mappa del primo piano. C’erano tre stanze da letto ed una era stata trasformata in bagno. Esaminò la pianta più da vicino. La sua stanza da letto era rimasta, così come quella che stava usando Danny, pertanto il bagno era stato ricavato dalla stanza di mezzo che sul disegno appariva essere almeno delle dimensioni della sua, malgrado ciò il bagno di adesso era piuttosto piccolo. Era proprio un mistero.

C’era dello spazio di cui lei non riusciva a rendersi conto.

Poi tirò fuori una scatola e diede una scorsa ad alcune delle foto. Molte erano in bianco e nero; alcune di quelle più recenti erano a colori. Trovò una fotografia dai colori sbiaditi di Steven e Danny, quando erano ragazzi, con i loro genitori. Tutti e quattro erano seduti su un sofà nel salotto al piano di sotto, i genitori al centro ed un figlio a ciascuno dei lati. La loro madre aveva un viso gentile ed un aspetto grazioso, con un gatto che le stava seduto in grembo. Oggi il sofà non era più lì, era stato rimpiazzato dalle due poltrone. Fissò a lungo la fotografia; c’era qualcosa di curioso nell’immagine, ma non riusciva a capire cosa fosse. Riflettendo, Ellie rimise ogni cosa nel cassetto e lo richiuse.

Si sollevò dal pavimento, scese giù in giardino e girò intorno alla casa per osservare la costruzione.

La sua stanza da letto era sul lato est, la parte prospicente il frutteto. La stanza di Danny era sul lato ovest, con una piccola finestra; continuò a girare intorno alla casa, c’era qualcosa che non andava. Arretrò di qualche passo per osservare meglio l’edificio. Un leggero rientro, fuori asse rispetto ad uno dei muri perimetrali, faceva sembrare che ci fosse stata una terza finestra al piano di sopra. Quella che sarebbe dovuta essere la finestra del bagno ricavato dalla terza stanza, ma non c’era nessuna finestra nel bagno che conosceva e allora dov’era l’entrata di questa stanza? Perché mai una stanza che aveva avuto una finestra ora non ha più nemmeno la porta? Non aveva senso.

“Vuoi due uova con le patatine?” chiese Danny.

“Una va bene, grazie, ma con tanti pomodori fritti per favore”.
Ellie aveva preparato il piccolo tavolo della cucina per due persone e versato un bicchiere di vino rosso per tutti e due. Danny l’aveva viziata nel corso degli ultimi giorni. La loro amicizia si stava trasformando in qualcosa di più e la notte precedente erano ormai divenuti abbastanza intimi da scambiarsi un bacio.

Danny dispose sul tavolo i due piatti con uova, pomodori in abbondanza e un gran quantità di patatine fritte.

“Allora,” esordì Danny mentre iniziava a tagliare il suo uovo, “come è andata la tua giornata?”
“Impegnativa, è il giorno delle pensioni e quindi molte delle nostre piccole vecchiette sono venute prendere il loro denaro. Sono deliziose queste patatine così croccanti. Come è andata la tua giornata?”
“Bene. Sto su un lavoro interessante al momento, la ristrutturazione di un appartamento”.
“Hai mai fatto nessun lavoro in questa casa, Danny?” chiese lei.
“Ne ho fatti alcuni, papà mi chiese di fare delle modifiche qua e là.”
“Tipo cosa?”
“Un po’ di tutto.” rispose lui.
“Raccontami, sono interessata”.
“Ho montato alcuni armadi nella stanza piccola dove sono io, perciò avevo bisogno di abbattere il tramezzo e papà voleva anche qualche modifica al bagno, così feci anche quello”.
“È una vergogna che non ci sia una finestra nel bagno, non trovi?”

“Questo è un vecchio edificio, Ellie”. Poi lui cambiò direzione alla conversazione ed Ellie decise di non dare ulteriore seguito alla questione, almeno per il momento.

Era sabato pomeriggio, ormai Danny dormiva nella casa da sei giorni e due giorni prima si erano scambiati il loro primo bacio. Quella sera Ellie stava preparando per loro due una cena al lume di candela. Presa dal cucinare, non sentì Danny che le giungeva dietro all’improvviso. Lui l’abbracciò intorno alla vita ed Ellie urlò terrorizzata. Mentre si girava, si sentì quasi mancare la terra sotto i piedi. Il suo viso era mortalmente pallido.
“Ellie”, disse Danny mentre recuperava una sedia e la faceva sedere, “cosa c’è che non va? È successo qualcosa?” Ellie scosse la testa e lo circondò con le braccia. Stava tremando.

Cercò di calmarla provando a capire cosa le avesse provocato quella reazione.

Non c’era modo di discutere con lui la questione del suo essere spaventata in quella casa, ogni volta la sua paura veniva semplicemente trascurata. Come meglio poteva si rimise in piedi e continuò a preparare la cena.
Quella stessa sera lei incoraggiò Danny a portare giù alcune fotografie, curiosa di vedere come lui fosse da ragazzo. Si scambiarono piccoli baci tenendosi per mano; la loro relazione si stava sviluppando bene.
Danny aprì la scatola e ne estrasse alcune foto. Lui parlava di buon grado della sua infanzia felice. Le foto di Posto di Meli mostravano quanta amorevole cura per la casa c’era stata quando egli era più giovane.

“Sei tu che ti dondoli su quell’albero?” chiese Ellie.

“No, è Steven, lui mi incoraggiava sempre a fare acrobazie pericolose. In realtà tra noi due è lui il coraggioso”. Si mise a ridere e le diede un piccolo bacio. Lui prese un’altra fotografia, “Questa è una con mamma, seduta in giardino a lavorare a maglia. Stava sempre a sferruzzare. Giuro che a volte posso sentire il suono che facevano i suoi ferri toccandosi tra loro. Poi sospirò, “Guarda c’è Nellie, seduta nel cesto della lana di mamma,” fece una risatina affettuosa, “prima non l’avevo mai notata. Mamma adorava quella gatta”.
Ellie guardo la foto e vide un grande gatto rosso seduto nel cesto.
“Questa foto fu fatta non molto prima che mamma morisse.” Per un momento divenne silenzioso mentre fissava intensamente la foto di sua madre. Poi la rimise al suo posto, richiuse la scatola e iniziò a baciare Ellie.

Questa volta lui la baciò più appassionatamente. Poi le prese la mano e la portò di sopra, nella stanza da letto.

Fecero l’amore per diverse ore. Danny era un amante tenero e sensuale, che la fece sentire come se fosse stata l’unica donna del mondo intero. Nelle pause del loro amoreggiare parlarono di se stessi, parlarono di tutto e condivisero l’un l’altra alcuni piccoli segreti.
Poi un rumore li disturbò, ed Ellie si irrigidì.
“Sono qui Ellie”, la rassicurò Danny, “non essere spaventata”.
“Questi rumori, cosa sono?”
Danny l’attiro più vicina a lui. “Ascolta Ellie, ti spiegherò alcune cose, in questo modo non sarai più spaventata da questa casa. I miei genitori si sono amati tantissimo per tutta la loro vita. Quando mamma si ammalò, papà ne fu devastato e disse che non sarebbe più stato capace di vivere un solo giorno senza di lei. Mamma non poteva sopportare di vedere papà così triste e strinsero un patto tra loro.

Tu mi hai chiesto perché il bagno non ha una finestra, non è vero?

I miei genitori mi diedero istruzioni affinché io dividessi la loro stanza. È bello lì dentro. Hanno il loro sofà e c’è il letto, ma non c’è alcun modo di entrare”. Ellie ascoltava perplessa. “Mamma fece in modo che fosse veramente carina prima che io sigillassi tutto e chiesero che le loro lapidi fossero lasciate leggermente dischiuse, forse l’hai visto?” Ellie annuì, ipnotizzata dal racconto. “Fecero l’accordo che ogni fine settimana, dopo la morte di papà, ognuno di loro sarebbe scivolato via dalle loro tombe e visitare insieme il loro rifugio speciale. Io e Steven crediamo che lo facciano veramente.”
Lui strinse forte Ellie con le sue braccia, finché entrambi non scivolarono nel sonno.

Ellie si allontanò dalla casa.

Tutto ciò che le apparteneva era nel portabagagli e sul sedile posteriore della sua auto. Aveva bisogno di agire il più rapidamente possibile mentre Danny era fuori. I fantasmi dei suoi genitori erano rimasti in quella casa, questo adesso lo sapeva, aveva sentito la loro presenza.
Mentre passava davanti al cimitero lanciò un’occhiata verso le tombe dove giacevano i loro genitori; il suo piede spinse sul pedale dei freni e l’auto rallentò, mentre fissava incredula quel gatto rosso seduto su una delle loro lapidi.

Fine

Mille grazie a Marco per l’aiuto con la traduzione
www.robbynebutter.com

Versione inglese http://www.robbynebutter.com/?p=142

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