Stato Sindacati e Popolo

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Nei periodi passati, la pensione era uno strumento che consentiva di mandare le persone a godere il riposo dopo una vita di lavoro. In quell’epoca, si è abusato del sistema pensionistico e questo al livello nazionale. Era il momento quando la crisi era poco evidente e le varie categorie potevano godere delle pensioni con pochi anni di lavoro, spesso prima dei 50 anni a volte anche meno.

Questo non ha certamente giovato nel tempo all’istituto della previdenza.

Poi l’integrazione con l’Inpdap ha dato una colossale mazzata chiudendo l’ente in rosso, non parliamo dei vitalizi dei politici che vengono tuttora attinti senza che la loro contribuzione possa avere generato un cumulo che giustifichi queste uscite. Si potrebbe parlare per ore intere di questa vergogna, ma questa sintesi è sufficiente per far capire che non si poteva non aprire una voragine; l’INPS sarebbe dovuto essere un ente che tutelava il patrimonio versato dai lavoratori e gestito in modo tale da coprire i costi gestionali e dare un reddito al pensionato, invece di fornire intrallazzi, vitalizi, pensioni troppo precoci, altre gratuità attribuite a falsi invalidi per esempio, cosa che ha portato ad un crollo.

Ma di tutto questo chi ne paga le conseguenze?

I vari personaggi che hanno mal gestito l’Istituto? I pensionati baby, i pensionati d’oro? Certo che no. Alla fine chi paga è lo stesso lavoratore che si vede allungare la vita lavorativa, e non di poco, ma di periodi inaccettabili. Così i sindacati fanno il tira e molla ma alla fine non concludono nulla di buono, senza dimenticare che non si sono mossi per quanto riguarda la legge Fornero. Lo stesso popolo dormiente è stato capace solo di postare foto come indignati con la scritta “se sei indignato anche tu, metti mi piace e condividi e mandiamo a casa la casta”.

Questo atteggiamento è veramente da studio, la gente pensa di sistemare le cose con dei post, anche belli e fatti bene, nulla da dire, ma questa guerra fatta in questo modo non da’ frutti.

Ora i vari politici da mesi si alternano ai tavolini con i sindacati rimandando di mese in mese i risultati che non arrivano mai, oppure propongono delle assurdità come l’A.P.E., ovvero un mutuo per accedere alla pensione togliendo tutte le speranze a lavoratori e speranze ai giovani che non attingono al posto di lavoro con i pensionamenti che dovrebbero essere massimo di 40 anni contributivi.

Poi ci ingannano con la prospettiva della vita.

La vita si allunga, quindi si deve lavorare di più perché se no, ti godi la pensione troppo a lungo dopo una vita di lavoro, magari dopo avere respirato sostanze nocive, oppure con la schiena a pezzi, gli secca che te ne vai a riposare dopo 40 anni e non poterti mandare a 67/70, perché questi personaggi non sanno cosa significa lavorare. Non puoi fare il pompiere in età avanzata, come del resto qualsiasi lavoro neanche il chirurgo, e nemmeno guidare un pullman, e tanto meno il muratore, e potremmo continuare a citare lavori gravosi, ma anche lavori apparentemente leggeri non sono, il più delle volte, gestibili da persone che ormai non hanno padronanza con i mezzi tecnologici, e sarà sempre così, anche per la nuova generazione di adesso più preparata di quella precedente. Fra 30 anni avranno anch’essi difficoltà con la tecnologia sempre galoppante: è normale.

Una cosa davvero vergognosa è questa indifferenza dello Stato verso il popolo che deve pagare tutte le truffe di questi personaggi impuniti.

Per quanto riguarda la prospettiva di vita, effettivamente la vita si è allungata come la qualità di vita. La ricerca medica infatti ha fatto sì che mali che secoli addietro potevano portare alla morte, adesso sono curabili con molta semplicità. Oggi, la chirurgia può mettere a posto cose prima impensabili, ma quello che è cambiato poco è quello che sta nel mezzo, ovvero raggiunta una certa età, anche se l’aspetto è buona a differenza di un tempo passato, non si può certo fare a 60 anni determinate cose e tanto meno a 65 anni; questo non lo dicono, e continuano con la tiritera della prospettiva di vita.

Una truffa colossale.

Tutti i versamenti che una persona ha fatto all’INPS con fiducia, adesso si trova con un pugno di mosche in mano. Lo Stato mette già i piedi avanti che più tempo passa e più la pensione sarà un miraggio. Allora, caro Stato, restituisci tutti i soldi con gli interessi e chiudiamola qui, e lascia i contributi per intero in busta paga per far sì che un lavoratore se li possa gestire come meglio crede. Ma non ci pensano nemmeno. Meglio continuare con il ladrocinio.

Purtroppo oltre i sindacati inefficienti, il popolo che fa?

Si rassegna, allora che ci si lamenta a fare? Sento in tutti i dialetti la stessa cosa, prendiamo quello che viene, oppure fino a che ne abbiamo, paghiamo; lo sento io, ma lo sentono anche i politici.

Sento questi politici che propongo l’A.P.E., un muto ventennale per andare in pensione… Questi sono folli, giocano con le persone, ma fino a che non si prende coscienza, tutti quanti saremo i zimbelli di questo Stato inetto.

Stato Sindacati e Popolo di Nico Colani

Tratto da VALORI E TRADIZIONI Articoli, Esternazioni, e Commenti su un Mondo che Cambia di Andrea Donniaquio e Nico Colani

ELABORA . PENSIERI: http://elaborapensieri.altervista.org

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Nico Colani nativo di Genova. Si diploma elettricista e in elettronica ed in seguito la sua passione per il digitale lo vede applicarsi da autodidatta in informatica e sviluppo web, poi è titolare per vari anni di una piccola impresa di trasporti. Nico assiste al fiorire di periodi di grande boom industriale ed economico per l’Italia partecipando anche a varie attività sindacali per la tutela dei diritti lavoratori. Eterno pensatore e provocatore, Nico Colani si è sempre impegnato, attraverso vari mezzi di comunicazione come il suo blog decennale di satira “Guanot” e più recentemente con “Il Macigno” ad individuare i grandi paradossi sociali nella vita contemporanea fino ad estrapolarne le sue dissonanze. Il suo è non solo un invito a meditare, ma a sollecitare pareri al fine di aiutare la propria società a ristabilire gli equilibri sociali, culturali ed economici persi nei cambiamenti generazionali dove si è scelto di crescere e maturare senza consapevolezza storica e culturale del proprio paese di origine. Il suo motto è sempre stato “Ruit Hora”, ovvero “Il Tempo Fugge”. Isabella Montwright