Perché le campane? Valenze, simbologie, messaggi dal medioevo all’età contemporanea

Il medioevo fu considerato dagli umanisti come età di passaggio; un intervallo della storia fra l’antichità ed un nuovo mondo; un’epoca di barbarie, miseria ed anarchia, racchiusa fra lo splendore dell’età classica ed il recupero rinascimentale di quell’età caratterizzata da un accentuato antropocentrismo, una rivoluzionaria concezione del valore dell’uomo, emblematicamente rappresentato in quel punto centrale di fuga, dal quale divergono le linee della prospettiva scientifica o che in esso convergono.

Ma quali e quanti valori quell’ “età di transito”, ha originato nel mondo occidentale?

La nascita dei comuni e delle grandi signorie, la fine della civiltà bizantina e la conseguente diaspora di quella cultura che ha arricchito l’Europa, la nascita dell’Università, la diffusione di nuove tecnologie ed organizzazioni sociali, di lavoro e di governo delle comunità, la nascita del libro stampato che ha contribuito al diffondersi di saperi e valori culturali ed artistici e le prime scoperte geografiche che in vero senso letterario hanno spalancato nuovi orizzonti al Vecchio Mondo.

Il medioevo quindi, non è un tempo di barbarie, fra le epoche storiche, antica e moderna, ma una grande forza propulsiva e creatrice, che ha assunto aspetti diversi in ragione di differenti modelli di società e di sviluppo socio economico, politico e religioso.

La storia del medioevo non nasce solo dall’ esame di fonti documentarie scritte o di altra natura che siano, ma soprattutto dagli interrogativi che, all’ interno del processo conoscitivo, gli storici si pongono con equilibrato dosaggio delle une e degli altri; interrogativi che indagano non solo sul valore documentario delle fonti ma anche su quello simbolico.

Giovanni Villani (1276- 1348), mercante, storico e cronista fiorentino nell’ opera “ La Nuova Cronica”, un resoconto storico della città di Firenze e delle vicende a lui coeve, scrisse: “…così le piccole cose come le grandi de le geste e fatti de’ Romani scrissono”.
Per l’autore la storia non è fatta solo degli eventi grandi e memorabili di un popolo, di guerre, vittorie e sconfitte ma piuttosto, di tante storie comuni che consentono di capire i perché della storia dei popoli.

La storia non è solo frutto di grandi eventi e di grandi uomini, ma di un intreccio di vicende comuni.

Nascite, matrimoni, morte, lavoro, fede, scoperte, progresso tecnologico, superstizione, magia; vicende nelle quali sono stati presenti e a volte protagonisti, oggetti o strumenti come la campana, la cui valenza simbolica ha attraversato il tempo e che, permane tuttora.

Oggetti come la campana, dal variegato simbolismo, in un difficile equilibrio di significati che affondano le radici nella storia dell’uomo, hanno rappresentato indispensabili punti di riferimento soprattutto nella ritualità religiosa e nella vita politica della comunità.

Il Vescovo di Mende, Durante, nel 1286 paragonava la campana alla bocca del predicatore come dice l’apostolo: “Sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”.
La durezza del metallo rappresenta la forza d’animo del predicatore, secondo le parole « Io ti do una fronte dura quanto la loro fronte».(Ezechiele 3, 8)

Il batacchio ossia il ferro “che colpendo l’una e l’altra faccia della campana produce il suono” simboleggia la lingua del dottore con la quale egli fa risuonare e rende comprensibili il Nuovo e l’Antico Testamento.

Per lungo tempo le ore sono state segnate dalle campane che con i tocchi ricordavano i momenti della preghiera, chiamavano ai riti, annunciavano le feste e i digiuni, segnalavano i pericoli, il coprifuoco, chiamavano il popolo a raccolta, salutavano i grandi eventi e col suono a distesa, erano impiegate per allontanare i temporali, le tempeste, i nubifragi.
E’ un tema antico e persistente quello delle campane, strettamente connesso con la visione religiosa, ma ha riflessi anche nella magia di ataviche tradizioni e, per paradosso, anche con la dimensione scientifica. “Sonare a mal’acqua” era l’ impiego delle campane contro la pioggia, la grandine e i fulmini.

La credenza che i diavoli vivessero nei fulmini, si annidassero nei mulinelli del vento, cavalcassero le nuvole e le comete, conducessero le schiere dei nembi a mettere a soqquadro le terre degli uomini, era molto radicata nella società medievale soprattutto in quella contadina

Il principio elementare che regola l’ uso della campana è che il suono è nemico degli spiriti impuri e delle forze negative, per cui l’armonia della voce delle campane ha assunto valenze apotropaiche e di purificazione, quasi che streghe, diavoli, spiriti di defunti, folletti e altro potessero essere messi in fuga e allontanati dallo squillare del metallo.
Nell’ età contemporanea dove altri sistemi e tecnologie consentono all’ uomo di avere riferimenti certi sui tempi dell’esistenza, lo studio della campana con i suoi molteplici significati e messaggi, che contributo può portare alla storia?

Sarebbe certamente riduttivo che prevalesse l’interesse artistico su quello storico.

L’indagine e l’approfondimento degli storici dell’arte su manufatti per comprenderne le ragioni che li hanno originati, la natura, la paternità e le tecniche, indubbiamente contribuiscono ad aggiungere una piccola tessera nel grande mosaico della storia dell’arte ma a tutto questo, è indispensabile affiancare l’indagine storico-antropologica dell’interazione tra l’oggetto – manufatto e la vita dell’uomo.

Quindi, è un’altra tipologia di interesse, rivolto alla conoscenza delle valenze, significati e simbolismi acquisiti dalla campana nel tempo, in ragione delle varie epoche, dei popoli, delle religioni e delle tradizioni. Non è solo quindi un oggetto, non occupa solo un volume nello spazio ma è ben altro. Esso trattiene nei materiali che lo compongono siano essi ferro, bronzo o a volte argento, una forza che, attraverso la percussione, viene liberata. E’ la forza del suono che, regolamentata secondo schemi codificati nel tempo, trasmette agli uomini, riconoscibili messaggi universali.

Perché dunque nell’era contemporanea fare della campana un oggetto di ricerca?

La risposta implica una riflessione sulla valenza sacra e profana di questo strumento che in se conserva la voce della storia degli uomini e su quanto ancora ne siano forti le capacità evocative e simboliche.

Nella civiltà contemporanea, in un coacervo di rumori e di suoni, sempre meno si ode la voce delle campane sostituite da altre modalità di suono o addirittura indotte al silenzio perché ritenute fastidiose.

Per l’uomo greco, esistevano due vocaboli per indicare il tempo: “kronos” e “kairos”: il primo indicava il tempo logico e sequenziale, il secondo indicava il tempo particolare, nel quale accade qualche cosa di speciale.

Il primo, dunque, era il tempo meramente esteriore e quantitativo; il secondo, il tempo interiore e qualitativo.

La vita dell’uomo contemporaneo sempre più è condizionata dalle nuove tecnologie che regolamentano il tempo “kronos” in modo efficiente ed anonimo: orologi elettronici, telefoni mobili, computer, che diffondono messaggi, informazioni e notizie in modo virtuale.

Non più quindi messaggi del tempo “kairos” come il suono delle campane, che arriva laddove quello visivo non giunge, ma messaggi e segnali che viaggiano su altri piani e con altre tecnologie, che semplificano la vita sociale ma che sono alieni rispetto alla natura del messaggio scaturito dal vibrare del bronzo di una campana dal forte potere evocativo e simbolico.

Il “tempo del singolo” si basa sempre più sulla comunicazione virtuale e la condivisione di mezzi che facilitano la comunicazione e i rapporti fra gli individui, trasformandone però la “qualità” diventando quel “Il tempo comunitario condiviso” che dovrebbe essere anche espressione della capacità dell’uomo di essere testimone ed agente dello spirito di comunità; non solo portatore di bisogni ma di soluzioni e di partecipazione alla vita pubblica nella tradizione civica che proviene dalla nostra storia.

In questo contesto il ruolo e la valenza della campana nella sua accezione rituale civica ed anche religiosa, riveste un’ importante valenza simbolica; è la coscienza della memoria del tempo “kairos”; una diversa modalità di vivere il tempo, le relazioni, i rapporti sociali ed economici e quel senso dell’appartenenza ad una comunità nella quale l’uomo trova la sua naturale collocazione.