In cammino

La manina in fondo ci salutava ancora; intanto vedevamo pure i piedi.

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Un giorno ho visto da lontano un strada ed in fondo una piccola mano mi salutava.
Ero convinta che salutasse me, perché non c’erano altre persone.
Incuriosita ho lasciato perdere quello che stavo facendo e mi sono infilata nella stradina.
Mio marito si è accorto che stavo allontanandomi da lui e mi ha raggiunto chiedendomi spiegazioni.
Gli ho indicato la figurina che si muoveva in fondo alla via: ha osservato meglio e dopo un po’ ha voluto venire con me. Entrambi eravamo curiosi e soprattutto nel nostro cuore cresceva la certezza che quella manina cercava proprio noi.
Il percorso era più lungo dell’apparenza, ma ormai nessuno dei due ha voluto tornare indietro.

La manina in fondo ci salutava ancora; intanto vedevamo pure i piedi.

Proprio quelli non stavano mai fermi: li osservavamo muoversi su e giù.
Ci domandavamo chi fosse, ma senza darci una risposta.
Il nostro cammino andò avanti per meno di un anno; era caldo ancora, ma dopo l’estate è venuto freddo, anzi è pure nevicato.
Era sera e mi sentivo male: penso di essere svenuta, prima avevo capito che ero vicina a una bambina piccolissima. Mi sono fatta forza, ho dovuto sedermi per riposarmi ancora e provai un’emozione mai sentita, poi mi addormentai.
Non so bene per quante ore mi riposai, ma quando aprii gli occhi avevo accanto Chiara.
Vidi allora il suo corpo piccolo piccolo, una bambola tutti dicevano.

Piangevo tanto, un po’ di felicità ed anche di dolore.

Chiara è il nome deciso per lei: nostra figlia; credevo di potermi fermare e fare la strada che conoscevo a ritroso. Volevo riprendere la vita da dove l’avevo lasciata: c’erano le mie cose abbandonate. Ma non fu così: misero tra le mie braccia quella piccolina e mio marito mi disse che dovevamo andare avanti e lasciar perdere il passato: erano proprio oggetti abbandonati.
Ancora oggi dopo più di vent’anni mi piace intraprendere strade nuove.