Quando riesco a sentire lo spettro di una donna

Entrare nei pensieri di una donna...

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Lo spettro di una donna. Riconoscerei quella risata ovunque.

Quel sorriso che agli occhi degli altri apparentemente si spalanca mentre agli occhi di chi ti conosce resta socchiuso. Tra la gente ti muovi lentamente perché la tua anima pesa sul tuo cuore come un macigno. È gonfia e sporca di tutto quello che amore non è. La vita ha reso le tue spalle monti scoscesi: sembra che la gravità eserciti maggiore forza proprio su di esse come a volerti trascinare giù, come a volerti farti sentire schiacciata, oppressa.

Odio il mondo quando t’afferra crudelmente per la gola e con le sue mani ti stritola e ti soffoca.

E odio te perché lasci che tutto ciò accada: tieni le braccia penzoloni sui fianchi, gli occhi bassi e persi; hai il volto rivolto a metà, i capelli, corti fino alle spalle per tagliare con un dolente e desolato passato, nascosti e in parte raccolti sotto un timido cappello, le labbra sgualcite e sporche di sabbia e la bocca cosparsa di sale che brucia, il naso che punta un po’ a caso a fare da prua a quegli zigomi sui quali giovani lentiggini scorrazzano senza memoria come bambini in un parco, le mani rattrappite da quel maledetto vizio del fumo che ti bracca e ti tiene schiava e ti riporta alla mente, ogni volta, ricordi dolorosi.

E nel mondo ti atteggi in tal modo perché – e non ne conosci il motivo – tutto a un tratto hai smesso di combattere. Ai tavolini dei caffè ti siedi da sola e immagini il tuo cuore legato con un file sottile alle foglie di un albero e ad esse impiccato…

Questi pensieri, rasi e sparsi, scalpitavano, come le stelle mentre il cielo si spegne di rosso, nel cuore di Alessandro. Nàtalie, dal canto suo, era in preda ad un’agitazione profonda, una tempestosa inquietudine che le sconquassava le viscere instabili del suo animo; non riusciva a sopportare Alessandro perché davanti a lui si sentiva nuda.

Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, lei si sentiva spogliata violentemente perché – e non riusciva a spiegarsi come – lui conosceva tutto di lei.

Tutto ciò la lusingava, ma nel contempo la atterriva. Aveva la sensazione di avere davanti a sé la propria coscienza senza riuscire, però, a tenerla più in gabbia e nascosta. La sua coscienza se ne andava a spasso, gironzolando per il mondo e di tanto in tanto sbucava da un angolo facendole sputare il fumo di quella sigaretta che assomigliava alla sua vita in lenta ed inesorabile cenere. Sbucava e lei lo odiava con tutta se stessa.

Come è possibile tutto ciò?, si chiede. Lui viene da me e mi racconta di verità che solo io conosco.

Quando è entrato nei miei pensieri?, si domanda mentre controlla e scava sotto il suo cuscino alla ricerca di un possibile marchingegno a lei sconosciuto in grado di decodificare i meandri segreti della mente. Ciò che lei non sapeva, in realtà, è che lui aveva piazzato sotto quel cuscino qualcosa di ben diverso da quello che lei sospettava: sotto di esso albergava un sentimento che di notte, a sua insaputa, la accarezzava e lei, desiderosa di carezze e di attenzioni e abbassate quelle barriere che di giorno ergeva dinanzi a sé come scudo e riparo dalle insidie e dalla sofferenza del mondo, in cambio le raccontava ogni cosa poiché questo era il dono ed il tesoro a cui lui teneva di più: il passato di lei, il presente di lei, il futuro di lei.

Alla sua vista, però, fuggiva cercando di fare in modo che lui si sentisse odiato, respinto, non apprezzato.

Ma lui non demordeva: sapeva che, prima o poi, lei lo avrebbe accolto nel letto del suo fiume in piena che da troppo tempo veniva strozzato da argini che, prepotenti, la rendevano arida e insensibile: lei non provava più, da un tempo pressoché indefinito, il desiderio di tuffarsi nell’oceano smarginato della vita. Perché c’è chi si innamora delle menzogne piuttosto che guardare in faccia la verità.

Lo spettro di una donna

Di Alberto Carbone

(Alberto Carbone è autore degli scritti presenti sulla pagina Vittime di eroi)