A proposito di ignavi

Chi sono costoro?

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Parliamo di ignavi.

Lo spunto: un carissimo amico, giorni fa, mi raccontava che, recatosi in Comune per ‘sbrigare una pratica’, come si dice in burocratese, s’è sentito rispondere dall’addetto di turno che l’atto relativo ‘era in firma’. E ciò era già successo diverse volte. L’atto, infatti, era sempre da firmare, ogni volta che ne chiedeva conto. Bene, cioè male: purtroppo per lui, si era imbattuto in un ignavo.

Chi sono costoro?

Essi non si annidano soltanto nella Pubblica Amministrazione, magari!, pur essendo da sempre il loro terreno naturale. Essi vivono beati e tranquilli nel mondo. Accanto a noi. Sono quelli cui niente importa, e hanno scelto di camuffarsi. Quelli che non hanno un cuore, e se ce l’hanno è stato nascosto talmente bene, che se lo sono dimenticato. Quelli che, affacciati alla finestra, vedono in quale direzione tira il vento, e poi decidono, se decidono, di schierarsi – sebbene il più delle volte rimangano affacciati alla finestra a contemplare il panorama. Veri e propri campioni di resilienza, cioè fatti di gomma. E la gomma rimbalza.

Dante non li pone nemmeno all’Inferno, confinandoli nel vestibolo, perché perfino i dannati, quelli sì veri, potrebbero vantarsi di essere migliori.

 Ricordate?

Sono quelli che ‘visser sanza ’nfamia e sanza lodo… a Dio spiacenti e a’ nemici sui’.

 

Il grande poeta testimonia tutto il suo disprezzo per loro, facendo dire a Virgilio una delle massime più famose di ogni tempo: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Insomma, non sono neppure da annoverare nella ‘vil razza dannata’, ma è con loro che dobbiamo fare i conti ogni giorno. Perdendo sistematicamente. Sono in maggioranza, quella silenziosa, appunto. Ma noi non ci arrendiamo.