L’Italia che trema: la memoria delle parole

Solo le parole posso aiutarci a smettere di tremare.

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Ogni generazione ha la sua storia di terremoti, quel terribile tremore della terra che rende mobile ciò che è in perenne staticità. Ogni generazione si porta con sé il dolore della perdita, esorcizzato con il raccontare delle proprie esperienze. Questo è l’importante, che diviene dovere: testimoniare affinché ciò che è accaduto non rimanga solo passato ma diventi memoria. Ma è difficile dimenticare quelle piante che sono costrette a danzare balli frenetici e isterici; le montagne imponenti, essere ferite, spezzate. I letti caldi e i divani sballottare e le case mostrare le fragilità e crollare su se stesse.

Fragile è l’uomo che si piega a piangere temendo di parlare, ma deve farlo, perché è l’unico modo per dimenticare quelle macerie nonostante la terra continui a scuotersi.

La natura è matrigna e non le importa dei suoi figli e a questa natura, a quei terreni che quegli stessi uomini addolorati ne sono affezionati, non vogliono lasciarla come folli amanti, pur sacrificando poco a poco la propria dignità di persona; questa recuperata nel dialogo, nel confronto. La resilienza, quella straordinaria capacità in grado di superare qualsiasi disastro, si manifesta nella psiche nel confronto e infatti non è raro, se la sofferenza è comune, vedere le persone raccontare a vicenda le proprie esperienze e manifestare le proprie emozioni a riguardo.

Lo si fa per vivere, lo si fa per raggiungere quella momentanea quiete chiamata serenità.

Lo fanno anche i bambini che straordinari sanno rendere anche il dramma un gioco perché niente può negare la loro gioia e la sanno difendere anche con i denti. Mentre la terra continua a muoversi, scuotersi e sballottare, le parole non terminano e la voce non s’interrompe mai in quanto sono le uniche cose che determinano l’essere umano, a cui ci si aggrappa per superare le pene. Lo fanno i giornalisti per rammentare l’accaduto, per non far scordare a coloro che vivono nella tranquillità ciò che sta accadendo, per renderli empatici e per risvegliare quel desiderio di aiutare, anche solo ascoltando, anche solo sapendo. Di essere consci che quest’Italia si sta dividendo, si sta spezzando, letteralmente, e tutta l’umanità è vittima di questi moti terrestri, vittima del movimento e del mutamento, nulla è mobile, nemmeno le parole.

Si deve parlare, si deve testimoniare per le future generazioni e per unirsi in un abbraccio metaforico al popolo italiano e mai più dividersi come sta facendo il sottosuolo con questi confini nazionali.

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