Elected – Trilogy “Apocalypse London”.

148

La nuova trilogia di Serena Baldoni è online su tutti gli store e Amazon.

Il soffitto sul quale apro gli occhi è stranamente ingrigito dal fumo, il suo interno oltre la lampada al neon appare annerito, con un intenso odore di bruciato che risale le mie narici.

Non mi risveglio da un incubo, nessun ricordo di sogni agghiaccianti nella notte appena attraversata, non ho perso l’orientamento, né la memoria, so perfettamente chi sono e dove mi trovo.

Sono ancora io, Astra Bernigton, questa è ancora la mia stanza e fuori dalla vetrata persiste il cielo di Londra, direttamente sulla ruota panoramica.

I miei muscoli sono indolenziti, come se mi avesse appena travolto un uragano e la sua furia mi avesse risparmiato, permettendomi di sopravvivere.

Lo specchio non è distante dal mio letto dove ancora sono distesa inerme, non devo far altro che sollevarmi per apprendere la realtà. L’odore del fumo avrebbe dovuto spronare i miei riflessi alla corsa, ma ho sempre avuto la paralisi del terrore dalla mia parte, a mio sfavore. Invidio i caratteri forti, quelli temprati dalla loro stessa sofferenza, spavaldi e coraggiosi, contro ogni rischio e pericolo, ogni rimpianto, quelli che si sarebbero precipitati giù dal materasso per cercare mia madre e mia sorella che dormono nella stanza a fianco.

La sveglia giace a terra semidistrutta quando svolto lo sguardo in sua direzione, probabilmente ha suonato diverse volte prima di morire, ma non è stata la mia solita spinta a farla precipitare dal comodino alla mia sinistra.

D’improvviso una corrente d’aria gelida mi attraversa le ossa, molto più forte di una corrente che s’infiltra sotto lo spiffero di una vetrata dimenticata socchiusa.

Mi piego in avanti sollevandomi e adagiandomi allo schienale del letto,  ritrovo la collana di mia madre al collo, ma non ho nessun ricordo dell’averla presa in prestito. Il suo pendolo blu elettrico discende dalla felpa del mio pigiama giallo limone, un colore che ho sempre detestato, contrariamente alle scelte di mia sorella, è stata lei a regalarmelo il Natale scorso così, da brava sorella maggiore, ho dovuto chinare il capo per ringraziarla, un po’ come quando irrompeva nella mia camera per offrirmi un the immaginario all’interno di una tazzina di plastica rosa. Non ho mai rifiutato un solo invito a bere il liquido fumante e immaginario, finché le cose non sono cambiate e l’assenza di mio padre l’ha condotta verso la dipendenza dall’anoressia, in bilico oscillante e continuo fra la vita e la morte. Mia madre ha quasi perso il senso dell’orientamento con lei e il suo lavoro d’arredatrice.

Ma il suo pendolo attorno al mio collo è un motivo più che sufficiente per recuperare le energie di cui ho bisogno, un oggetto troppo personale e privato per lei, mai ceduto prima d’ora.

Balzo verso la porta, quando poso la mano sul pomello non posso fare a meno di urlare e imprecare al soffitto, il calore lo riveste come una guaina incandescente…