Dialogo con l’abbandono.
Cuore: e finisce qui anche questo amore, prima di potermi abituare ad essere di nuovo solo, di nuovo sconfitto …
Abbandono: chi ha detto che sei stato sconfitto da solo?
Cuore: sono io ad essere rimasto, ma la scelta non è stata mia.
Abbandono: ma la scelta è una condizione, questa volta non significa una sconfitta, nessuno ha vinto.
Cuore: come puoi dirlo se sei qui con me? Perché non hai scelto di essere con chi ha preferito non condividere il suo cuore con il mio?
Abbandono: perché quel cuore ha abbracciato la rabbia, sorda e cieca, credimi, più devastante della mia presenza adesso qui, adesso con te.
Cuore: dovrei forse sentirmi meglio adesso?
Abbandono: certo che no. Il processo per la mia partenza è lungo e lastricato di ricadute, di ostacoli, di bivi.
Cuore: hai depositato le valigie quindi? Quanto resterai?
Abbandono: se continuerai a porti la domanda lo scorrere del tempo sarà eterno ai tuoi fragili occhi.
Cuore: stai assorbendo tutte le mie riserve di energie, ed io sento di crollare, senza più terra sotto a questi piedi …
Abbandono: la terra è ancora ferma, statica. Non farti piegare, non farti condizionare, non lasciarti spegnere.
Cuore: perché? Che cosa mi resta?
Abbandono: il tuo cuore, ed è ancora un buon motivo per vivere. Le perdite, a volte, il più delle volte sono necessarie. Vedi, l’amore non è qualcosa che si può avere per sempre, alcuni di noi sono spiriti liberi che vivono tutto più intensamente e altrettanto intensamente sopraggiunge la fine. Ma, in quel breve lasso di tempo, hai amato come altri non si amano nel corso di un’intera esistenza.
Cuore: non riesco a consolarmi, pur riuscendo a comprendere le tue parole.
Abbandono: lo so. Ma rimarrò a farti compagnia, fino al giorno in cui non sarai pronto per lasciarmi andare.