Ci dite che questa è la nostra generazione e che la società è liquida?

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Tante generazioni.

E poi ci siamo noi. Si noi della terra di mezzo. Non più giovanissimi e dunque non più bisognosi di balie e di guide, non ancora anziani e dunque saggi. Noi della terra di mezzo ci soffermiamo poco nell’analizzare il nostro tempo e la nostra connessione a esso, non analizziamo per paura di precipitare in un circolo vizioso di autoaccuse e autodifese che finirebbero con il lasciarci nello stesso identico posto: nella terra di mezzo. Eppure se, come me, si è drogati di scrittura/lettura, capita di doverlo fare.

L’occasione può essere la scrittura di un romanzo o, come in questo caso, di un articolo o presunto tale.

Visto il tema, c’è da correre a recuperare le informazioni necessarie; fatalità vuole che un libro di Bauman dimori nella mia libreria, stretto tra un libro di De Masi e uno di Eco. Le vecchie letture han necessità di essere riprese, e cosi ci si rende conto che una seconda lettura mette in luce aspetti sfuggiti alla prima. Un mio difetto, lo riconosco da tempo, è quello di far mie molte tesi, non dico tutte, ma molte sicuramente si.

Cosi mi trovo d’accordo con l’analisi che Bauman fa della nostra società: mi ci ritrovo nell’individuo frenetico, inchiodato al presente, consumista compulsivo, in cerca di identità da sbandierare, di spazi pubblici da riempire del proprio privato e di spazi privati da proteggere da chiunque e nei quali poter essere altro, in continuo mutamento d’identità non verificabili e definite non da anni di coerenza, di tenace formazione, o di intelligente cambiamento, ma bensì da frasi spicce, veloci, sagaci, che parano e rilanciano in continua imitazione di modelli e penosa ricerca di originalità.

Se mi lascio andare all’ammirazione per i grandi del nostro tempo, può capitarmi di leggere, subito dopo aver letto il prezzo di copertina del libro di Bauman – perché si, le cose vanno fatte per bene fino alla fine-  un libro di un altro sociologo filosofo, che magari sostenga la solidità o la gassosità della nostra società, e di trovarmi completamente d’accordo con lui, ritrovandomi magari nell’individuo statico, legato ad antichi preconcetti, con le stesse necessità-volontà di mio nonno, con gli stessi limiti, gli stessi blocchi mentali. Bauman ci sbatte in faccia tutto quello che già sappiamo della nostra società, allinea tutto davanti ai nostri occhi e ci chiede di fermarci a riflettere: quanto siamo causa e quanto effetto di questa liquidità?

Quanto ci anneghiamo e quanto nuotiamo in questa società?

La sua prolificità letteraria ha lo scopo di dimostrare il nostro consumismo-compulsivo? Questa mia ultima frase è acuta intuizione o volgare dietrologia? Valgono più le migliaia di parole sapientemente allineate, o il neologismo “liquidità” riferito alla società, da lui coniato? Siamo più liquefatti andando dietro il pifferaio magico di turno o vivendo il nostro tempo senza catalogarlo?

E se la società fosse circolare?

Circolarità. L’individuo ha abbandonato vari punti di riferimento, le ideologie, gli stati nazionali. Ora siamo all’interno di organizzazioni sovranazionali, abbozzate e non perfette, che stanno liquefacendo lo stato cosi come lo hanno conosciuto i nostri genitori; l’integrazione in questi sistemi va di pari passo con rivendicazioni autonomiste sempre più minute: etniche, regionali, provinciali, poi di quartiere, poi famigliari fino ad arrivare alla scissione da se stessi. Poi si ripartirà in circolo: ottenute le rivendicazioni particolaristiche e autonomiste, si cercheranno alleanze, ci si consorzierà, unirà, organizzerà in unioni sempre più grandi fino ad arrivare a una nuova forma stato e poi sempre più in maniera inclusiva, fino alla prossima crisi.

Cosi è per tutto.

Crollano i riferimenti religiosi a lungo utilizzati come consolazione, come linee guida, ci si è allontanati dai dogmi per innata voglia di trasgressione e per manifestare la propria intelligenza tutta fatta di prove provate e di esperienze vissute, mai di fede cieca. Inconsapevolmente si adorano nuovi dei, l’Olimpo della società liquida ne offre decine: la rete su tutti. Poi ci si renderà conto che adorare per adorare tanto vale rispolverare i vecchi dei. Società circolare. Rapporto tra capitale e lavoro: il secondo in stretto rapporto con il primo, il primo a ritenerlo troppo invasivo nei conti economici delle aziende, quindi via a flessibilità, liberalizzazione, decontrattualizzazione e delocalizzazione.

Fino a quando?

Fino al limite massimo oltre il quale un’azienda non potrà stare in piedi, allora il lavoro smetterà di essere merce acquistabile nelle agenzie interinali e ritornerà a essere parte integrante dell’azienda, soggetti da contrattualizzare, regolare, valorizzare.

Bauman parla di liquidità e quello che viene in mente è una serie di fiumi che straripano dai loro letti cancellando le strutture esistenti, mischiandole, permettendo ( almeno in apparenza ) a tutti i pesci, i rottami, gli scarti, e le sirene, di vagare liberi, in un’unica piattaforma. A fermarcisi su, viene in mente anche che illiquido e mescolio, che l’acqua pura può essere contaminata dall’olio, da reflui fognari, da petrolio o peggio.

Si, io la vedo cosi, nonostante ritenga valide quasi tutte le categorie attribuite da grandissimi studiosi a questa nostra società, penso che l’evolversi della società tutta sia circolare.

La brevità delle nostre vite ci fa vivere solo una piccolissima parte di questo ciclo. Privi di memoria, troppo presi dal nostro presente per immaginare un futuro di lungo periodo, non ce ne rendiamo conto. Costruiamo per distruggere, rapporti, cose, servizi, diritti. Distruggiamo per ricostruire, rapporti, cose, servizi, diritti. Viaggiamo per fuggire via, da casa, da gente che non ci capisce, da lavori che non ci sono, per scoprire altri mondi, per rifarci una vita. Dai nostri viaggi facciamo sempre ritorno a casa nostra, per ritrovare la nostra gente, quella che ci capisce, per accontentarci dei nostri lavori, per ritrovare il nostro mondo, per rifarci una vita.

Circolare.

E poi ci siamo noi, della terra di mezzo, troppo codardi per fuggire, troppo stanchi per stare fermi.

A mio figlio dirò di far suoi gli strumenti dell’analisi e di analizzare quanto più possibile, persone, situazioni, tempo spazio.

A mio figlio dirò che alcuni libri vanno letti una seconda volta, cosi come uno spettacolo teatrale, un museo, un’esperienza particolare, va bissata.

A mio figlio dirò che è cosa buona e giusta individuare dei modelli da seguire, ma spiegherò anche che è cosa cattiva e fessa cercare dei guru da seguire sempre e ovunque.

A mio figlio dirò di coltivare con passione idee sue, di lasciarle crescere nel tempo e di metterle alla prova, con alcune di queste buone idee, potrà vivere il suo tempo in maniera dignitosa e consapevole. Gli dirò anche che non va bene divagare e perdersi quando si scrive o si tenta di scrivere un articolo.

Nel mio dna ho vergati ancestrali codici, troppe volte ci hanno detto che avevamo un’ultima opportunità, troppe volte ci hanno detto che eravamo arrivati alla fine. L’uomo è progettato per andare avanti, sempre, per superare qualsiasi cosa, per adattarsi. Non è la specie più forte, né la più intelligente. Si adatta. Andate avanti voi, nuove generazioni, e se potete, evitate di restarvene nella terra di mezzo.

A chi ci ha dato la vita, ai nostri genitori, dico e invito a dire grazie. In qualunque società ci sia toccato di vivere, credo ne sia valsa la pena.