Il piccolo Nemo nella divisa di Corto Maltese – Prima parte

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Il Mondo fantastico dei fumetti – Piccolo Nemo nella divisa di Corto Maltese

(L’Oceano delle immagini)

Sognai di essere in uno spazio scuro e tenebroso. All’improvviso da qualche parte di sopra, in alto sulla mia testa, apparve un raggio di luce, ed in quell’attimo stesso mi vidi con addosso un pigiama celeste blu con disegnate sopra delle giraffe sorridenti.
Allora mi ricordai di come ero rotolato via dal letto, e chissà come sono caduto in qualche morbida e calda tasca temporale fatta, ecco, di panno. Appena pensai, apparve una grossa mano che cercava di prendere qualcosa verso di me. Con un rapido salto mi sono nascosto nell’angolo della grande tasca.

Ma la mano gigantesca mi raggiunse prendendomi teneramente e coprendomi per sollevarmi molto in alto.

E a seguito di quel gesto persi quasi il respiro, a causa del volo e dalla paura. Pensai che la mano mi alzasse verso il cielo, così in alto alto, mi sembrò – fino all’ universo, forse fino agli stessi pianeti dove si trovava una volta il Piccolo Principe, il mio libro preferito con il quale ero solito addormentarmi. Tuttavia, quando la mano si aprì, davanti a me apparve un volto sorridente, maschile con un orecchino tondo da marinaio all’orecchio sinistro.

“È quindi Gulliver”, dissi.

Poi mi ricordai che lui non aveva un orecchino, e che questo avrebbe potuto essere lo spirito folle della lampada magica di Aladino, oppure qualche creatura più terrificante.
Sorprendentemente non ebbi più paura.

“Mica sono morto?” – chiesi al gigante sorridente.

“Hmm..”, mormorò il gigante. mentre si accingeva ad accendere una sigaretta. La porse sul bordo delle labbra sottili e bonariamente rispose. – “Certamente no, bambino.”
In quell’attimo riconobbi il faccione sorridente di fronte a me.

“Corto?” chiesi confuso.

“Ehi, ragazzo!” disse il mio film preferito, “Qual è il tuo nome?”
Tacqui.
“Ma tu non sai il tuo nome?”

“Non mi ricordo.”

“Va bene piccolo, se la metti così,ci ho pensato anch’io. Sei quindi Nemo”.
“Il Capitano?” chiesi. Quello era un altro dei miei eroi preferiti.

“Il Capitano sono io. E tu sei quello piccolo, dalla Terra dei Sogni. Sei stato disegnato, anche te, proprio come me. Ti ho trovato nella mia tasca. Sei nato nella mia tasca, piccolo.”
“I bambini nascono nel cavolo. E prima ancora, vengono portati dalle cicogne”, risposi.
“Succede soprattutto in questo mondo, piccolo. Qua c’è sempre qualcuno che ti tira fuori dalla tasca, o dalla manica. Ti ho trovato nella mia divisa con la quale ho girato questo pazzesco e misterioso mondo…”

“Davvero, Corto?”

“Davvero piccolo! – disse il mio eroe dalla statura gigante e dall’espressione bonaria. – “A volte in sogno, passo anche nel vostro mondo. Non è noioso nemmeno lì. Ma ora ti permetterò di conoscere il mio mondo.”

Il gigante si piegò e appoggiò l’enorme mano a terra.

Aprì il palmo della mano e rotolai sulla soffice sabbia di un’enorme spiaggia allungata verso l’infinito del suo mondo meraviglioso.
Alzai la testa. Ero seduto sulla sabbia in pigiama e con le pantofole ai piedi. Con gratitudine sorrisi a Corto. Lui, mi fece l’occhiolino, si raddrizzò, si voltò e se ne andò da qualche parte lungo la propria strada.

“Cosa farò da solo qui?” – piangevo correndogli dietro.

Si fermò.

“Io sono qui da solo, e non so dove mi trovo! – ho urlato con gran disperazione. – Io non so nemmeno come ci sono arrivato qui. Che cosa è questo posto?”

Corto si voltò verso di me.

“Questa è la terra dele storie, e la vedi l’oceano delle immagini, mentre di fronte c’é la foresta vergine della vita” – disse in modo talmente semplice da farmi venire i brividi.

“Ho paura, Corto…”

 

“Non temere, piccolo Nemo.” – disse il mio eroe preferito, il buono e coraggioso capitano dell’oceano di immagini – “Tutti noi abbiamo dovuto sperimentare la stessa paura una volta. Con il passare del tempo la tua paura si trasformerà in familiarità, e vedrai, talvolta anche in qualcosa di bello. Questo è il paese dei sogni, piccolo. Tra altro, tornerai sempre qui.”

”Tornerai anche tu? – dissi in modo disperato.

Sì, ma forse da qualche altra parte, dove non c’incontreremo. Vai ora. Vedrai che il viaggio è molto interessante.” – disse Corto e infine se ne andò.

Non avevo altra scelta che partire anch’io in avanti, lungo la spiaggia.

Con le pantofole non era semplice camminare sulla sabbia umida sopra la quale scintillavano, si scioglievano, si cancellavano e riapparivano le immagini delle storie che amavo, ma anche i personaggi di cui ho grande paura. Affrettai il passo ed entrai nella foresta pluviale che era piena di sfumature vibranti. Mi bagnò la sua brezza – sconosciuta, calda e umida, ed intorno a me il fogliame mi circondava denso come le fauci di un’enorme mostro.

Tremavo mentre camminavo attraverso i boschi. Ho visto i fiori di un splendore indescrivibile e dalla inestimabile ricchezza dei colori. Ma ero cosi spaventato che non ho potuto sentire il loro attraente odore, tantomeno apprezzarne la bellezza. In un attimo si sentì un soffio forte di ali ed io, spaventato di nuovo, mi fermai per guardare il fitto groviglio di chiome di alberi e di rampicanti che si muovevano in alto. All’ improvviso volò verso me una grande e terribile ombra alata, sembrava – un pipistrello gigante – e il batticuore si strinse nella mia gola sudata.

Ero in uno spazio caldo e pieno di ombre e di paura, così all’improvviso uscii verso una pianura bagnata dal sole, dove spalancai gli occhi. Davanti a me, vidi un grande bellissimo uccello che spiegava meravigliose ali variopinte. Davanti a tutta quella bellezza che si apriva, l’intera mia paura sparì.

Riconobbi il volatile dal mio album di immagini, era l’uccello del paradiso.

“Se questo è l’uccello del paradiso” – mi dissi, pieno di speranza – “non sarò mica giunto nel paradiso stesso?”

Purtroppo!…

In quel attimo dai cespugli densi uscì un enorme tigra bianca. Saltò sull’uccello mordendolo con le mascelle e mentre esso tentava di liberasi, la tigre mi guardò con occhi orrendi.

Sono rimasto impietrito sul posto.

Tentai di scappare, ma non potevo neanche muovermi, benché sentissi che i miei piedi nudi e sudati scivolano dentro le pantofole. Per fortuna la bestia in un attimo girò il sguardo e con due rumorosi salti scappò tra i rami, perdendosi nelle ombre dense della foresta vergine e portando con se la bellezza inanimata dell’uccello del paradiso.

Sentii un’enorme sete e subito dopo delle gocce caddero sulla spalla. Mi ricordai, allora, che le foreste pluviali sono piene di acqua, ed io stavo in piedi sotto le piante enormi dalle cui foglie scolava acqua pura. Aprii la bocca e sentii come l’acqua scivolava salubre. Raccolsi quelle gocce per chi sa quanto tempo, ma non riuscivo a dissetarmi.

“Ecco ragazzo!” – mi sbigottì una voce incantevole alle mie spalle.

Mi girai e con gli occhi spalancati vidi il volto serio, luminoso ed armonico di una donna nera.

“Non abbia paura!” mi disse – porgendomi un’otre piena –“Ecco, calma la tua sete, ragazzo!”.

Stavo immobile guardando il volto giovane della donna.

“Io sono…” – cominciò essa…

“La Boccadoro”- mormorò.

“Sì, sì, sì…” disse con una voce sonora e giovanile, ma allo stesso tempo simile al modo in cui al solito parlano le vecchie signore. – “Noi c’incontravamo anche prima, è vero?” – mi chiese la migliore amica di Corto, strega vudu nel caldo mare delle immagini.

La sua voce fu tanto persuasiva, ma il volto rimase serio.
“Ti ringrazio” – ho detto e cominciai a bere dall’otre.

La bevanda aveva un sapore meraviglioso e io sentivo che avrei voluto bere ancora e assaporare quel gusto con l’odore di sconosciuti fiori meravigliosi.
“Che cosa è questo?” –chiesi alla Boccadoro.

“È nettare, la bevanda derivata da quei petali che non riesci a notare nel bosco per via della paura” – disse la strega. –“Hai appena bevuto la bevanda degli Dei formidabili, Nemo”.

“Ma non è il mio nome!” –dissi un po’ risentito.

“Lo so” – disse essa – “Ma qui da noi, non importa qual è il tuo nome, ciò che è importante, ancora di più, è cosa stai diventando passando attraverso le tue esperienze. Sì, sì, sì…Ed ecco, ora nessuno ti può far del male. Non avrai più paura di nessuno. Diventerai un piccolo dio negli spazi delle tue storie e delle tue immagini. Adesso sei qua. Capirai tutte le lingue…quelle parlate dalla gente, dagli animali, dalle piante e  dai mari. Sì, sì , sì…”

Ed in effetti, mi sentii come se stessi crescendo dentro di me. Non ero più quel ragazzo spaventato, ma mi sentivo molto forte, formidabile.

“Grazie Boccadoro” – pronuncia teneramente.

Ma la maga già tramontava nella foresta del paradiso, utilizzando la misteriosa espressione dei discorsi insoliti con Corto, su di cui nessuno e da nessuna parte, tranne forse nella foresta dei conti, conosceva il significato: “Sì, sì, sì…!”.

Adesso potevo capirle anch’io. Era una conferma di tutte le buone forze, i personaggi e i fenomeni che riempono il mondo fantastico che ci circonda.

… (continua. La seconda parte sarà pubblicata nei prossimi giorni)

Nota sull’autore TOMISLAV OSMANLI – Nel ricchissimo tesoro delle opere di Tomislav Osmanli, oltre a romanzi, racconti e sceneggiature per film si trova anche un libro teoretico dedicato alla nonna arte – cioè i fumetti – “Il fumetto – nota per un volto umano” è il titolo dell’unico libro teoretico in Macedonia dove l’interesse dell’autore è una profonda motivazione artistica e teoretica sul tema menzionato. Il racconto “Piccolo Nemo nella divisa di Corto Maltese” presenta un fantasmagorico viaggio negli ambienti dei fumetti dove s’incontrano personaggi dei sogni, creature e paesaggi dell’oceano delle immagini.

Scelta, traduzione e nota a cura di Biljana Biljanovska