Lettera dal Brasile

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Caro Roberto,

il Brasile è nel caos. Pensa: lo Stato di Espirito Santo, a causa dello sciopero delle forze dell’ordine, ha sommato, negli ultimi due giorni, sessantacinque omicidi. Negozi, grandi magazzini, supermercati, panetterie e agenzie bancarie sono stati depredati.

Pensa: a gennaio il ministro Teori Zavascki del Supremo Tribunale Federale è morto in un misterioso incidente aereo vicino a Paraty, località balneare e attrazione culturale dello Stato di Rio de Janeiro. Il ministro Teori Zavascki è morto pochi giorni prima di omologare le dichiarazioni dei delatori dell’azienda Odebrecht, azienda di costruzioni edili (quella che ha modernizzato il Maracanà). Dichiarazioni che avrebbero messo nei guai il presidente del Brasile Michel Temer e il suo partito, il PMDB, e buona parte del partito che lo appoggia, il PSDB di Aecio Neves. Il presidente dell’azienda di costruzioni Odebrecht e molti tra i suoi dirigenti hanno aderito all’accordo “delazioni premiate”, proposto dal giudice Sergio Moro di Curitiba: hanno raccontato la verità intorno alle relazioni tra affari e politica in cambio di uno sconto della pena.

Teori Zavascki aveva un’espressione bonaria, ma era un duro.

E’ morto a causa di un banale incidente mentre si recava in villeggiatura. Un testimone ha dichiarato che dall’aereo, ancora in volo, usciva del fumo. Pochi giorni prima dell’incidente il modello dell’aeronave nel sito internet dell’azienda produttrice è stato cliccato più di tremila volte (la media è di due o tre click al giorno).

Le indagini sulla morte del ministro sono state svolte in fretta e furia dall’Aeronautica Militare. Nessuno si è potuto avvicinare ai resti dell’aereo: segreto di stato.

E, ieri, il presidente del Brasile Michel Temer ha scelto il sostituto di Teori Zavascki: Alexandre de Moraes, ex ministro della Giustizia, ex avvocato difensore del PCC, fazione criminale di San Paolo con ramificazioni in tutto il Brasile. Al funerale di Teori Zavascki, come nei copioni della mafia, attorno alla bara c’erano il presidente Temer, il ministro della giustizia Alexandre de Moraes e quelli che, forse, hanno voluto la sua morte.

Lo Stato di Rio de Janeiro non ha soldi per pagare i professori, per pagare la polizia, per pagare gli infermieri, per pagare le pensioni… scontri in centro tra i manifestanti e la polizia (un poliziotto, platealmente, si è svestito la divisa davanti alle telecamere ed è passato dalla parte dei manifestanti).

Stanno privatizzando tutto: l’ultima lotta di Marcelo Freixo, deputato del PSOL di Rio, è contro la privatizzazione dell’acqua.

E ancora: la Petrobras, azienda di petrolio un tempo fiore all’occhiello della Nazione, adesso vende i suoi prodotti, appena estratti, agli americani. Due anni fa si parlava di indipendenza energetica del Brasile. Oggi la dipendenza nei confronti degli Stati Uniti è aumentata.
I giornali (vedi come è bello il quadretto che ti sto dipingendo) parlano spesso di un’epidemia di febbre gialla nell’entroterra brasiliano e io penso che ci manca solo l’invasione degli ultracorpi, delle cavallette o di un esercito straniero per completare il quadro.

Il Brasile è nel caos, caro Roberto.

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