L’inganno

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È aberrante che venga emanato un bando per l’annullamento dei visti a tutti i cittadini provenienti da sette Stati islamici, in un Paese che si definisce democratico.

Lo è anche la determinazione nel voler costruire un muro al confine tra Stati Uniti e Messico; un muro di calcinacci corrispondente a barriere mentali di pregiudizi, affermate con l’appoggio di quelle politiche autoritarie mediante il voto. Sì, voto, perché Trump è stato votato, è stato eletto dal popolo, del quale egli risponde alle feroci e infime pulsioni ossia alla disperazione e alla paura, illudendo e promettendo quella sicurezza che esclude qualsiasi forma di libertà e uguaglianza; le promesse di ricchezza e di benessere intorpidiscono la coscienza con la quale ci si domanda se è giusta una tale decisione e conduce alla ricerca del vero celata dalla mera retorica: questa è l’ideale condizione per imporre una tirannia.

Quelle latenti e subdole, nascoste da una democrazia esasperata, ovvero la demagogia, la politica di Trump.

Nessun dittatore dice di esserlo, anzi, si definisce liberatore e protettore del popolo, il quale ha cessato il proprio giudizio per potersi appagare delle comode falsità: la borghesia ha la sicurezza di espandere le proprie ricchezze e i propri poteri, mentre il ceto medio e il proletariato si sfamano della speranza di poter migliorare il proprio stile di vita, di potersi arricchire a discapito dei più deboli, ossia quella minoranza la cui sola sfortuna è non aver tenaci appoggi politici -in tal caso gli immigrati dai paesi islamici e dal Messico- alla quale vengono scaricate le colpe di ogni problematica che emerge, poiché il popolino teme l’autocritica, in quanto conscio dei propri errori, della propria disonestà; ciò diventa quindi l’ideale con cui il tiranno demagogo galvanizza il già citato popolino, facendone la propria forza politica, il tema portante della propria campagna elettorale.

È anzitutto il fanatismo di essere il miglior governo possibile negando quindi ogni tipo di dubbio.

Inoltre l’avanzata dei poteri totalitari, solitamente, avviene cauta poiché deve imprimere radicalmente le proprie convinzioni nella massa, la quale si può considerare molteplicità di ideologie spesso in contrasto fra loro, condizione ideale per i quali poter sopprimere la libertà di opinione mediante la galvanizzazione della lotta fra queste, creando così una situazione di distrazione generale. Quest’ultima è soprattutto la capacità del totalitarismo ossia saper come distrarre il popolo, appunto. Ma Trump è incapace di agire con cautela, tantomeno di saper distrarre il popolo; anzi, la sua feroce fretta e l’incapacità di azione politica, ha già svelato i suoi intenti di oppressione. Basta infatti pensare al licenziamento del ministro di giustizia da parte del neo-presidente, poiché essa non ha appoggiato l’emanazione del bando: un perfetto esempio di repressione politica che è genesi di quella sulla libertà di opinione  del popolo stesso, la quale avviene sempre in maniera più efferata.

Tale realtà dovrebbe poter fermare Trump tuttavia i numerosi consensi e coloro che supportano la sua politica fanno sì che non possa crollare agli attacchi dei rivali politici o di chi cerca di difendere quei diritti umani che si stanno poco a poco scemando.

Conoscendo le fasi di instaurazione di un regime tirannico o dittatoriale, si dovrebbe essere più capaci nel riconoscerne i germi, eppure, nonostante si riconosca che una forza politica ne ha le somiglianze, non si ha l’educazione nel voler ostacolarli. È necessario perciò esortare il popolo stesso a rendersi conto delle beffe, di non considerare i propri impulsi ideologici e comprendere che la politica non è mai basata sulla disperazione della gente e non scarica le colpe sui più deboli, chè non è solo promesse ma anche fatti, che non agisce per acquisire maggiori poteri bensì per l’obiettivo di miglioramento della società, sempre.