Appalti, novità in arrivo con i correttivi al Codice

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Sta per arrivare il “tagliando” al Codice degli Appalti: a quasi un anno dall’entrata in vigore del D.lgs. 50/2016, infatti, sembra ormai in fase di arrivo il decreto Correttivo, che dovrebbe alleggerire e snellire alcune procedure, rispondendo alle esigenze evidenziate dagli operatori del settore. Anche se non mancano voci contrarie.

Se ne parlava da tempo e, anche se manca ancora l’accelerazione finale, la corsa sembra ormai inarrestabile: il 23 Febbraio infatti il Consiglio dei Ministri ha ufficialmente dato il primo via libera al provvedimento che dovrebbe correggere le criticità rilevate in questi primi dieci mesi di applicazione del Dlgs 50/2016 entrato in vigore lo scorso 19 aprile.

Riforma alla riforma.

Parliamo, come ricordato nei precisi aggiornamenti del portale del settore appaltitalia.it, del nuovo Codice di bandi e gare della Pubblica Amministrazione nel nostro Paese, accompagnato sin dalle fasi iniziali da un misto di speranze e scetticismo, anche a causa della complessità del settore che deve normare.

Un settore importante.

Necessario dunque intervenire per rispondere ai rilievi mossi dagli operatori del settore, che hanno annotato le criticità e i problemi legati ai primi 10 mesi, ormai, di applicazione della legge. Un tema su cui ha detto la sua anche il premier Paolo Gentiloni, che ha ricordato come l’obiettivo del Governo sia “dare un contributo alla ripresa degli appalti e dei lavori pubblici, di cui l’Italia ha bisogno”.

Attenzione alle pmi.

Tra le principali modifiche allo studio delle Camere, che dovrebbero esprimere a breve il proprio parere, c’è innanzitutto una maggiore attenzione anche alle piccole imprese, che rappresentano l’ossatura più consistente del tessuto imprenditoriale del Paese. Per questo, uno dei primi provvedimenti potrebbe essere l’aumento del numero degli operatori da invitare alle procedure negoziate senza bando.

Cosa cambia.

Cambia anche l’articolo 36 del Codice degli Appalti, riscritto in modo parziale dal correttivo per ampliare la concorrenza: per le gare di importo inferiore a 40mila euro resta confermato l’affidamento diretto, mentre per gli importi compresi tra 40 mila e 150 mila euro sarà possibile attivare la procedura negoziata dopo la consultazione di almeno dieci operatori economici, mentre attualmente ne sono previsti cinque. Sono quindici e non più dieci invece gli operatori economici che devono essere invitati negli appalti di importo compreso tra 150mila euro e un milione di euro. 

Novità per le fideiussioni.

L’ultima bozza del correttivo riduce della metà le garanzie che le micro, piccole e medie imprese devono presentare a corredo delle offerte e, qualora si proseguisse con l’aggiudicazione, elimina l’obbligo di presentare una fideiussione a garanzia dell’esecuzione. Attualmente, invece, il Codice Appalti prescrive che l’offerta sia corredata da una garanzia provvisoria, pari al 2% del prezzo base indicato nel bando, sotto forma di cauzione o fideiussione.

C’è chi dice no a questa riforma degli appalti.

Tutti contenti? Non proprio: se da un lato le associazioni imprenditoriali sembrano apprezzare le correzioni presentate, c’è invece chi lancia un allarme alquanto inquietante. Secondo la Finco (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione), infatti, approvare il decreto potrebbe avviare una controriforma e ridurre gli effetti positivi del Codice, tornando allo stallo iniziale.

Rischio controriforma degli appalti.

In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e per conoscenza al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, infatti, l’associazione richiama i gravissimi rischi di passi indietro cui l’Italia e il sistema degli appalti si sta esponendo andando avanti con la bozza approvata in via preliminare. Tra l’altro, in questa nota firmata dalla presidente Carla Tomasi si sottolinea come non sembrano esserci adeguate motivazioni sul procedere in questa direzione, a distanza di meno di un anno dalla approvazione della legge; anche perché, conclude la Tomasi, la modifica proposta “riguarda tali e tanti punti nevralgici, compiendo un gigantesco passo indietro e imprimendo al provvedimento correttivo l’impronta di una vera e propria controriforma”.