Recensione : Il Duca di Ferro di Monica Serra

Titolo: Il Duca di Ferro

Autrice: Monica Serra

Genere: Fantasy, Steampunk, romance, avventura

Editore: Astro

Pagine: 80

Note: Bilingue italiano/inglese

Prezzo: Ebook 1,99

             Cartaceo 8,90

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Una missione top secret, un sanguinoso agguato e una ferita mortale travolgono Henry C. Demison, duca di Sharp, ufficiale dell’esercito britannico. Con un audace esperimento, lo scienziato Boyle gli salva la vita e lo consegna a notti dissolute, incubi, carne e metallo.

Quando Sharp viene chiamato a recuperare i documenti nascosti in territorio francese prima di essere ferito, il destino lo fa imbattere nelle sorelle Finnegan.

Un inaspettato scambio di persona sconvolge i piani del tormentato duca, risucchiandolo in un tragico epilogo. O si tratta forse di un nuovo inizio?

Chiariamolo subito: lo steampunk non è un genere che amo particolarmente, vapore e  ingranaggi non mi affascinano e il periodo in cui in genere sono ambientate queste storie, l’epoca vittoriana, non è la mia preferita; MA i racconti di Monica Serra, oltre che essere  una garanzia di qualità, sono spesso una commistione di generi, e questo non fa eccezione.

La storia comincia col Duca in missione; resta ferito gravemente, e viene trasformato dallo scienziato Boyle in un essere metà uomo e metà macchina.

Dunque ci troviamo di fronte a un vero e proprio cyborg: questo essere ibrido è un personaggio tipico della fantascienza, dagli ani ’60 in poi, e  possiamo trovarlo  oltre che in varie opere letterarie sci-fi anche in serie tv (a cominciare dall’Uomo da sei milioni di dollari e la Donna bionica fino agli inquietanti prototipi dei Cyloni, passando per i Borg trekkiani), fumetti (la Marvel ne ha proposti molti,come Deathlok e Cable) e anime/manga (Leiji Matsumoto li mette in quasi tutte le sue opere, ma raggiunge il culmine con Galaxy Express 999 , in cui il piccolo protagonista parte per un pianeta in cui potrà avere l’agognato corpo meccanico, ma capisce che ciò non è bene.

Non si può non citare poi il cosiddetto genere cyber-punk di cui Ghost in the Shell di Masamune Shirow è l’emblema,  proprio da oggi al cinema versione live action ); in tutte queste opere in genere chi ha avuto un corpo modificato usa le sue capacità per combattere i malvagi (oppure è lui stesso un villain), e utilizza dunque la propria trasformazione per uno scopo preciso, senza abbattersi più di tanto; nel Duca di Ferro invece Henry Demison vede in sé un mostro, e  soffre perché è un diverso, destinato a essere solo.

L’influenza di Frankenstein non è assolutamente celata, anzi, ogni capitolo  del racconto viene introdotto da un brano di Mary Shelley (in un caso dal marito) tratto dal suddetto romanzo Frankenstein, oppure da un altro romanzo che non conosco, Mathilda.

Mathilda è anche il nome della protagonista femminile, un personaggio dalle molte sfumature, complesso e volubile, e proprio per questo così affascinante, intrigante.

Anche il Duca è un personaggio sfaccettato, prima prode combattente, poi debosciato viveur,  oppresso però dal dolore per la sua condizione di diverso.

Lo stile di Monica è vellutato, ricco e scorrevole, sorprendente nella scelta del vocabolo che non ti aspetti ma perfetto per quella specifica descrizione, per quella similitudine, per quella frase; i due protagonisti sono delineati alla perfezione, e l’epoca vittoriana emerge dalle descrizioni di abiti e abitudini.

La trama è un…ingranaggio perfetto,  dal ritmo altrettanto impeccabile; solo in un punto mi ha lasciato un po’ perplessa…

ALLERTA SPOILER!

Quando Mathilda si trova sulla nave volante del Duca, trova casualmente una pistola nascosta, guarda caso,  proprio nella sua stanza, pistola che poi utilizzerà in un momento cruciale del racconto… Credo che anche l’autrice si sia resa conto della lieve forzatura, infatti lascia che i suoi personaggi conversino  brevemente a riguardo, un buon escamotage.

FINE SPOILER!

L’edizione è curata alla perfezione: io ho letto l’ebook, e non ho trovato neppure un refuso, cosa che di questi tempi non è affatto scontata; carina anche l’idea di stampare il racconto in due lingue, italiano e inglese.

La copertina è meravigliosa: tra gli ingranaggi metallici emerge una rosa dello stesso materiale, immagine che riassume in toto il genere e il contenuto del libro. Bellissima!

Consiglio questo racconto a tutti, anche a coloro che non amano troppo lo steampunk; adatto a tutte le età (dalla scuola media in su, direi).

Articolo completo di intervista all’autrice Monica Serra su Infiniti Universi Fantastici.

Alessandra Leonardi