Vorrei essere anche io un Sognatore. Uno di quelli del film “The Dreamers” – 2003 di Bernardo Bertolucci. La storia narra le vicende dell’americano Matthew che si trova per impegni scolastici in una Parigi del ’68, dove conosce, alla cineteca nazionale, i suoi nuovi amici Theo e Isabelle. Questi ultimi lo inviteranno ad alloggiare nella loro casa per una settimana che, data l’assenza dei loro genitori in vista di un viaggio, sarà a loro completa disposizione. Insieme trascorreranno una settimana indimenticabile ascoltando musica, parlando di cinema, facendo nuove esperienze per scoprire se stessi e sperimentando nuove emozioni che, forse, vanno ben oltre la comune amicizia.
Quando guardo quel film vorrei allargare la cornice del televisore e catapultarmi al suo interno, così da far parte anche io della loro storia.
Vorrei correre con loro tra i corridoi del Louvre; vorrei ballare sotto la pioggia tra le strade di Parigi; vorrei partecipare alla rivolte studentesche del ’68; vorrei andare al cinema per sedermi alla prima fila, perché, come dice Matthew, la prima fila ti regala l’immagine migliore, ancora nuova, prima che svanisca con le dimensioni di un francobollo verso l’ultima fila per poi tornare alla cabina di proiezione. Insomma… vorrei anche io un’adolescenza così! Ma so che questo non accadrà facilmente. Perché ormai sono passati decenni da quando Matthew ha incontrato Theo e Isabelle, e le abitudini della nostra società sono cambiate.
Gli adolescenti di oggi non riescono più a godersi la realtà senza condividerla online.
Perché la tecnologia ci ha connessi ma anche allontanati. Ed è proprio questo il nostro ostacolo, un ostacolo che “I Sognatori” di Bertolucci non avevano. Per ciò vorrei essere il protagonista di questo film. Perché vorrei imparare a vivere… vivere veramente! Senza le futili abitudini della mia generazione, recuperando quelle delle generazioni precedenti basate su un unico fondamentale: divertirsi.