Amai.

Quando  giungiamo al crepuscolo di una relazione, spesso, dobbiamo imparare a riconoscere  il sapore della disfatta, "confidenziamo" con esso fin quando le nostre papille gustative iniziano a riconoscere quel sapore tanto scongiurato.

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Amai

Amai molto di più i tuoi dilemmi.
Amai molto di più le tue disarmonie
che le armonie.
Amai molto di più le tue stonature
che le intonazioni.
Più le tue incertezze,
le tue ossessioni,
i tuoi insuccessi,
i tuoi regressi.

Ho sorseggiato,
premurosamente,
il flusso delle
tue lacrime.
Ti ho amato e
ricorderò i tuoi ciclici inverni
con il rimpianto vorace di come
insensatamente,
illimitatamente,
avrei potuto anche amare
le estati di te.

Quando  giungiamo al crepuscolo di una relazione, spesso, dobbiamo imparare a riconoscere  il sapore della disfatta, “confidenziamo” con esso fin quando le nostre papille gustative iniziano a riconoscere quel sapore tanto scongiurato.

Ci addentriamo in pensieri relativi a tutto ciò che sarebbe potuto essere, sezioniamo noi stessi. Ci colpevolizziamo troppe volte, così come tante altre ci idolatriamo…l’oggettività diviene così una sorta di fata morgana evanescente e fallace.

Proiettiamo con gli occhi intrisi di illusioni sgretolate le immagini di un futuro che è rimasto in forma fetale in luoghi che sarebbero potuti essere la scenografia perfetta di attimi di amore condiviso con quella persona, con quell’amore. Immaginiamo l’amore che ci siamo negati, immaginiamo l’amore che ci è stato negato e mentre annaspiamo in questi processi dell’anima la figura dell’oramai ex amante inizia a sbiadire e parte del nostro cuore scolorisce insieme ad essa.

Ci arrovelliamo.  

Ci si abitua, così, alla fine.

Custodire la preziosità di ciò che è stato per non maledire l’aridità di ciò che poi è diventato. Racimoliamo il bello con gelosia e attenzione per poi intrappolarlo in bauli di legno troppo grossi rispetto alla loro reale portata…..esigua.

Enfatizziamo i ricordi, li rendiamo insinuanti per non accusare noi stessi del tempo speso, li mistifichiamo, li alteriamo.

Vestiamoci di indomabile coraggio e osiamo scheggiare l’inibente passato evitando di cristallizzare il futuro nella sua impossibilità di divenire.

Ergonomia dell’amore, prego.

Amai – Poesia di IM