Anima in confezione. A Prato c’è silenzio che sembra notte piena,
le serrande abbassate come gli occhi stanchi di chi la sera qualcosa a casa lo portava.
Adesso la gente passa, va di fretta non si sofferma sulle vetrine allestite di nuovo.
“Aspetta, guarda, entra! Non ti far prendere dalla paura, ho il cuore disinfettato chiuso dentro un’ armatura.
Signora questo è l’ultimo arrivato, se le piace il prezzo lo troviamo. Svendo tutto, anche la vita mia! Ma si, cosa vuole che sia la mia fatica in cambio dell’eutanasia di questa società?
Come ha detto, le piacerebbe blu? Ma certo, scendo nel sotterraneo della terra e chiedo a Dio se ce ne sono più.
E mal che vada non stia in apprensione, a Natale arrivano gli sconti per l’anima in confezione!
Non è meraviglioso tutto questo? Ah signora mia, se ce l’avessero raccontato un anno fa gli avremmo riso in faccia quelli là!
E adesso abbiamo parole faticose e silenzi in plastica al posto della musica.
Capisce? Non ci capiterà mai più una fortuna così, lei pensa che si distanziamo anche le nuvole e poi smette di piovere?”
Tante, troppe persone hanno abbassato la saracinesca in questi mesi e lasciato alle spalle le città vuote, di silenzi assordanti. Persone che hanno lottato una vita per mettere da parte i soldi e aprire un’attività. Tutti siamo una serranda abbassata, nessuno escluso. Tutti siamo la rabbia inscatolata in un torace troppo piccolo per non esplodere. Siamo gli occhi lucidi e i sogni a saldo. Siamo l’Italia che piange ma che sa rialzarsi, siamo i passi incerti del futuro, i bambini mascherati senza le stelle filanti. Siamo i sottotitoli di un film già visto e Dio lo sa che la fine è già scritta e un altro ciak è già pronto per l’anno che verrà. I semafori viaggiano anche se non ci sono macchine da fermare o da far partire. Rosso, arancio, giallo. Chi è l’artefice e chi comanda le anime? Potessi andare ora sotto casa e danzare nella pioggia o scappare verso il mare… siamo tutti quelle serrande abbassate, dagli occhi chiusi per non vedere le madri che si spengono davanti ad un computer o i nonni soli dentro un ospedale. Siamo libri impacchettati che arrivano in ritardo, siamo un post già scritto e riletto mille volte e dentro al petto la voglia di gridare a mezzo mondo quanto soffro. Per quell’anima in confezione che mi hanno dato quando sono nato, e per lei io vivo e vorrei non essere più schiavo.
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