Un’avventura pericolosa


Un pomeriggio d’inverno i miei genitori decisero di andare a fare la spesa, io ero contenta di stare a casa da sola perché dimostravo loro che ero responsabile e matura e che potevano fidarsi di me anche perché di lì a poco avrei compiuto 13 anni.
Dopo averli salutati andai nella mia camera a svolgere i compiti che mi erano stati assegnati e iniziai da italiano. Non avendo capito come svolgere un esercizio decisi di chiamare una mia amica per farmi aiutare.
Però, dopo aver finito l’esercizio, continuai a parlare con questa mia amica per 30 minuti circa. Dopo essermi accorta dell’orario la salutai e, dopo aver bevuto un sorso d’acqua, continuai a fare i compiti.

Era passata un’ora allora decisi di concedermi una pausa e così andai in cucina a prepararmi un panino e, intanto che lo stavo tostando, sentii dei rumori che, a parer mio, provenivano da fuori. Non ci feci caso e continuai a fare il mio panino però sentivo che i rumori erano sempre più forti, come se qualcuno stesse cercando di entrare in casa.
Provai ad andare in tutte le stanze della casa ma non vidi nulla eccetto nel garage. In quel momento non seppi che fare perché avevo paura ma nello stesso tempo dovevo impedirgli di rubare. Presi una pentola per cercare di difendermi e mi nascosi nell’armadio dei miei genitori, pensando che chiunque stesse entrando in casa avrebbe cercato degli oggetti di valore come per esempio degli anelli, collane,..

Non mi sbagliai perché la prima stanza in qui i ladri cercarono era proprio quella in cui mi ero nascosta. Vidi che erano in due, uno alto e magro con indosso un cappotto lungo e scuro che arrivava fino alle ginocchia, dei jeans che non si distingueva se erano neri oppure blu, delle scarpe dell’Adidas nere e un passamontagna. L’altro aveva anche lui un cappotto ma che arrivava fino ai piedi, tanto lungo da non vedersi le scarpe.
Nel mentre, questi ladri iniziarono a cercare nei cassetti e mettere gli oggetti di valore, che avevano trovato, in un sacchetto.

Decisi di attendere che andassero in un’altra stanza prima di uscire dall’armadio. Uscita da esso chiamai la polizia che però disse che sarebbero arrivati dopo 15 minuti, e io non potevo aspettare tutto questo tempo quindi andai a cercarli.
Arrivata di soppiatto alle scale vidi che si trovavano in salotto e facendomi coraggio gli dissi: “fermi dove siete” e in quel momento, senza pensarci due volte, colpii uno dei due con la pentola, stordendolo.
L’altro soggetto tento di scappare ma io gli saltai addosso, pensando che non avevano armi. Stavo cercando di fermare il 2° ladro però mi sono distratta un attimo e il ladro si alzò e mi punto una pistola alla testa dicendomi di prendere tutti i soldi che c’erano in casa, altrimenti mi avrebbe sparato.

Io impaurita andai a prendere ciò che aveva chiesto, continuando ad avere la pistola puntata alla nuca, ma in quel preciso istante entrò la polizia che, vedendo che aveva una pistola e che poteva mettere a rischio la vita di un cittadino, gli sparò. Dirigendomi verso l’uomo, vidi che gli avevano sparato un colpo al cuore e, sentendo il suo battito cardiaco che era inesistente, capii che era morto.

La polizia intanto prese l’uomo che avevo colpito con la pentola e gli mise le manette.
Per lui non ci fu più niente da fare se non portarlo in carcere per 3 anni e inoltre gli fecero pagare una multa di 500€.
La polizia mi ringraziò e quando tornarono a casa i miei genitori gli raccontai tutto e li vidi fieri di me.


Un’avventura pericolosa

Di Martina Caverzaghi