Carità e politica non faranno mai rima

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Alla politica manca la carità: non prova pietà nemmeno per chi chiede che ogni sua più estrema sofferenza cessi affinché la sua volontà si affermi ancora una volta, nell’umana dignità.

È passato poco più di un mese dalla morte di Dj Fabo, un giorno dalla dispersione delle sue ceneri nel mare di Goa da parte di amici e parenti. Ricorderanno la sua battaglia chi ancora ne è smosso nell’animo, i più sensibili e coloro che si stanno affaccendando per far approvare la legge sull’eutanasia e sul testamento biologico: a causa di un incidente, egli era diventato cieco e tetraplegico, a causa del quale non sempre aveva le forze per poter parlare.

I forti dolori e le profonde sofferenze e il rifiuto di una vita che non è vita lo avevano portato a decidere di fare ricorso all’eutanasia ma non all’estero, in Italia.

Era con fievole ma viva voce che richiedeva, anzi pretendeva che l’eutanasia diventasse una pratica legale anche in Italia, nel Paese in cui è nato e in cui avrebbe voluto morire. Nulla smosse gli animi, la sensibilità di quelle persone che siedono nelle aule a decidere per il futuro di tutta la gente. Non la disperazione, non l’indignazione, non le lacrime e tantomeno la solidarietà; la risposta è stata il solito freddo ignorare, che in tal caso, questo disinteresse ha del disumano. Intanto che Dj Fabo decideva di fare l’eutanasia all’estero, in Svizzera, la mobilitazione cittadina si faceva di conseguenza più tenace e cominciarono ad ergersi le vere voci d’indignazione: ancora una volta il macabro silenzio (eccetto l’interesse di quei pochissimi politici misericordiosi verso le miserabili condizioni di tanti italiani).

Tuttavia, qualche accenno di ipocrita carità è sorta successivamente la morte di Dj Fabo, dopo che egli aveva deciso di morire in Svizzera; l’opportunità e mera discussione fra i politici, tanto per far cadere l’interesse su di loro e mostrare quanto sono bravi, dopo che nulla ha più senso, ha qualche valenza.

Se vengono approvate certe riforme sociali in Italia, la causale non è da ritrovarsi nel voler perseguire una qualche ideologia o etica, piuttosto nell’imitazione delle cosiddette vere potenze europee per non doversi ritrovare nello stato di diktat, quella misera condizione d’inferiorità rispetto ad altre nazioni. Tuttavia, questa implicazione, non è talvolta valevole in alcuni casi, ovvero quelli in cui il moralismo sopraffà sullo spirito di sopravvivenza politica. Il moralismo che non è il dovere di seguire una legge morale ma il nascondersi dietro ad essa per timore di prendersi delle importanti responsabilità.

E se sommiamo il moralismo con la assenza di carità, se ne ricava l’essenza stessa dell’ipocrisia, del più perfido autoritarismo.

Queste sono tutti gli attributi, gli elementi concatenati per i quali quell’addirittura elemosinata legge sull’eutanasia e sul testamento biologico non sia stata ancora emanata, al cui accenno viene scacciato come la peste.

Ripeto che il problema di questo Paese,  non è tanto la disonestà ma la totale mancanza di di carità o di qualche suo derivato; un disarmante egoismo, il quale sfocia in una silente tirannia: ciò che fa legge sono gli interessi personali e nient’altro.

Viviana Rizzo

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