Cave canem

768

Il bracco annusa l’aria madida di rugiada, si gira per controllare l’umore del suo padrone.

Si allontana ancora un po’. Oltre l’area giochi qualcosa luccica fra le foglie che mulinellano nelle radici del vecchio salice. Resta immobile con la zampa tirata verso il petto, abbassa leggermente il corpo e tende in avanti il collo, la coda dritta. Pronto a scattare ma il fischio del padrone lo fa desistere, si risolve a tornare indietro in un mugolio di disappunto.

Pallina il viale se lo fa scorrere dietro veloce. A guardarla pare che le zampette non poggino per terra. La sua padroncina pedala lentamente con la destra sul manubrio e la sinistra a reggere la stecca di un ghiacciolo.

Pallina si ferma al salice. Abbaia, sbuffa e poi con le zampette anteriori libera le radici dalle foglie, con lo sguardo incollato al bagliore che ricopre a malapena l’entrata di una tana. Un risucchio ingloba Pallina e la trascina in un tunnel che di naturale ha solo l’entrata superiore. Il suo pelo bianco riflette nelle pareti perfettamente levigate.

La povera bestiolina affrontando l’ultima curva di una discesa spaventosa, chiude gli occhi per un improvviso fascio di luce. Rulli di gomma frenano il suo scivolare.

Approda infine in una specie di piccolo cesto di metallo che corredato di ruote, viene spostato verso le apparecchiature sistemate in fondo a un’ampia sala. Esseri filiformi dalla consistenza semiliquida, trafficano con ceste simili. Il suo abbaiare non giunge fino alla padroncina che ora, pedalando velocemente, la chiama in un crescendo ansioso.

Assicurata su una branda di metallo, viene pinzettata con dei tubi collegati a una entità che si prepara così a impossessarsi del suo corpicino peloso.

L’entità nel corpo con il bel pelo candido, fuoriesce da una buca dietro lo scivolo, dirigendosi verso la sua padroncina in apprensione.

“Pallina. Vieni qui. Sei stata cattiva sai? Ho avuto paura di averti persa.” Le dice carezzandola. Pallina la segue scodinzolando.

Difficilmente i cani che frequentano il parco riescono a resistere a quel luccichio ai piedi del salice. Così che anche questo quartiere della città è stato coperto dalla silenziosa invasione aliena.

I cani, nelle confortevoli case dove sono cresciuti, restano in attesa dell’ordine di attacco finale per eliminare in simultanea i padroni e gli altri componenti della famiglia, il resto lo faranno i droni e le pattuglie d’assalto. In questo modo anche la Terra sarà conquistata e, come gli altri pianeti del sistema, entrerà a far parte della Coalizione Universale degli asserviti.

Cave Canem – Racconto di Franca Riso