Ciao, come va?
Piacere, sono la pioggia, colei che guardi con tristezza dalla finestra, colei in cui ti immedesimi quando vuoi sentirti libero.
Sono colei che rovina la spensieratezza dei giorni caldi d’estate, colei che non ti permette di uscire di casa e di passare una serata in piazza con gli amici.
Sono calma, ma a volte posso essere tempesta, sono colei che ti infastidisce quando cade sulle tue scarpe nuove, colei che nonostante ti tenga chiuso in casa riesce a farti capire quanto sono belle le cose che hai attorno, perché solo standone lontano ne capisci il valore.
Penso che bisognerebbe sapermi ascoltare.
Forse sono triste perché nessuno mi ascolta, tutti si chiudono nei cappotti e negli ombrelli e le case chiudono le persiane ed io che nel frattempo scendo dal cielo con tante cose da dire agli uomini rimango delusa da coloro in cui riponevo tante speranze. Sanno essere davvero cattivi gli uomini, sanno infliggersi dolore da soli, poiché così facendo non si accorgono di zittire la voce di chi vuole loro tanto bene.
Gli uomini non capiscono che per quanto credano di amare gli arcobaleni, non li hanno mai amati davvero, non se non amano me, che di quest’ultimi sono la parte peggiore e chi non riesce ad apprezzare la parte peggiore delle cose non ne può amare quella migliore.
Ad oggi non sono amata dagli uomini o almeno non dalla maggior parte, amare qualcosa di difficile e complicato è per pochi, per gli impavidi.
Interpretazione del testo:
Fin da quando sono piccola ho sempre amato la pioggia. L’ho sempre sentita molto vicina a me, mi sono sempre immedesimata in essa e in questo testo ho provato per la prima volta a mettermi nei panni di quest’ultima, a chiudere gli occhi e provare a immaginare di essere la pioggia in persona e a descrivere tutto ciò che sento.