Clemenza
Al pensier universale
un umile preghiera assurgo
nel raccontar di vita.
La mera fortuna
un tempo a me affidata
dal lato oscuro finì distrutta
che dell’uomo fece scempio.
Ora che l’equilibrio è ritrovato
per mano di dolce creatura
figlia di Venere
che dell’amor lo spirito incarna
una Lachesi gelosa
fili neri intreccia
e al cammin vitale
ostacoli ogni giorno pone.
Nota dolente
per le membra stanche
che alla mente pone il tarlo
dell’esser Sisifo redivivo
degli errori passati il fardello
sulla cima traggo
agli Dei devo pagar il fio
di una meta prefissa
che sempre s’allontana.
Or che l’esistenza
al giudizio di Atropo s’avvicina
alla Divinità chiedo clemenza
dal tributo l’anima assolta
e tramutar l’impervia in dolce pendio
da percorrer tranquillo
con la mano stretta all’amor mio.