E tu che fai perché vivi a casa mia.

Disse suo marito alla moglie.

Sono tua moglie!

E chi sei non ti conosco.

La situazione appariva strana alla coppia che era sposata da vent’anni.

A si scusa, dove ci siamo conosciuti?

All’università vent’anni fa.

Dove l’hai fatta?

A Bologna.

A già a Bologna.

A si questo tempo passato insieme fra il lavoro  e i figli mi sembra tutto uguale mi ricordo poco.

Che fai la sera che io vado a dormire

E’ a volte esco.

E dove vai?

Sono affari miei.

Con il tempo le loro conoscenze si erano logorate il lavoro i figli che studiavano fuori.

Era come stare in casa con degli estranei si i conti riportavano il lavoro andava bene.

Ma non ci si conosceva più, quindi alcune cose apparivano strane alla coppia a volte si vedevano come dei mostri, facevano altre cose, cose che non non si dicevano, a volte si spaventavano di ritrovarsi in casa da soli con facce diverse, non erano gli anni che passavano, un filo si era rotto. Il filo della conoscenza.

Scusa a volte non ti riconosco dentro casa, comunque tutto a posto tua figlia come sta a bologna?

A bene fra un po’ si laurea ci vieni alla laurea anche se non ti va.

A va bene.

Il tempo era lungo dilatato la gente veramente non si riconosceva, che mancava?

Mancava un po’ di cuore.

Si era tutto organizzato fatto bene razionalmente riportava, era tutto in ordine ma mancava un po’ d’amore, di stupore, di meraviglia.

Era l’età? No.

Era la mentalità dell’epoca dove per fare l’amore serviva il portafoglio.

Per sposarsi il contocorrente.

Un decadimento delle passioni che spingono alla conoscenza delle persone.

Macchine per lavorare di bell’aspetto tecniche ma senza passione matematiche e produttive.

O era la routine la vita quotidiana così senza stimoli.

Adesso si riconoscono era stato un attimo.