Scuola in presenza e DaD, l’istruzione del 2020 vista dagli occhi di una studentessa

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Come tutti sappiamo, la didattica in presenza era l’unica adottata fino a pochi mesi fa, quando a causa della pandemia e delle numerose restrizioni siamo rimasti confinati in casa. C’è chi, come me, doveva addirittura sostenere un esame alla fine dell’anno, e d’un tratto si è ritrovato nel mondo della DAD, un mondo digitale in cui invece di ritrovarti faccia a faccia con i docenti e i compagni di classe, ti ritrovi a parlare con uno schermo e con un’immagine confusa e incerta dei vari componenti della classe (nel raro caso in cui tutti accendano le videocamere).

Seppur con poca organizzazione e forse troppi promossi, l’anno scolastico 2019/2020 si è concluso discretamente.

Ma adesso un nuovo anno è iniziato, e dopo pochi mesi di scuola in presenza che tanto era didattica a distanzamancata a quasi tutti noi studenti, si è tornati in poco tempo alla DAD. Colpa di chi non ha usato la mascherina? Sicuramente. Colpa di chi, visti i bar e le discoteche riaperte, si è completamente scordato del corona virus organizzando festini con troppe persone? Non lo nego. Fatto sta che, non avendo altre alternative possibili, siamo di nuovo tutti seduti sulla sedia in camera nostra, ad accendere ogni mattina il computer, cliccare un link ed entrare nelle ormai famose videolezioni, odiate da chi vorrebbe avere un rapporto diretto con la classe e amate dalle persone “furbe” che non perdono l’occasione di testare nuovi metodi per copiare.

Tra occhiaie, mal di testa e sedentarietà, la maggior parte degli adolescenti di oggi vede la DaD come una realtà monotona, che scandisce le ore del giorno tra videolezioni e compiti in scadenza da consegnare sul registro elettronico.

Ahh, quanto ci manca la vecchia, spensierata scuola!