Distopia digitale: affresco del futuro distopico del mondo

La letteratura non esisterà più: per meglio intendere, declinerà totalmente.

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Che cos’é la distopia digitale? Il mondo digitale sta ora attraversando una fase di sviluppo crescente incredibile, che lo pone quasi allo stesso livello del mondo reale. Questo è solamente l’inizio di quel che potrebbe accadere, ammettendo la possibilità che cotale situazione possa continuare ad evolversi, sfociando nel drastico.

Di conseguenza, il mondo reale verrebbe metaforicamente assorbito, fagocitato da quello digitale, divenendo un subalterno di quest’ultimo. Una realtà che diverrebbe incubo, o forse un sogno per tutti i suoi abitanti facilmente manovrabili. Un teatrino fatto di marionette i cui movimenti son controllati dalla cinica personificazione della rete informatica. QUeste considerazioni proiettano l’individuo, oggi assetato di internet e ossessivamente ad esso legato, nel presumibile futuro del nostro mondo.

La letteratura non esisterà più: per meglio intendere, declinerà totalmente a causa della distopia digitale.

Se oggi c’è qualche speranza di riportarla in luce, nel futuro distopico di cui si sta parlando essa morirà e non potrà in nessun modo esser riportata in vita. Oppure, continuerà il suo ciclo, ma terminerà col venir rappresentata da gente ignorante e sgrammaticata. Ammesso che varrà ancora la grammatica. Che non verrà sostituita con un linguaggio libero e modificabile a proprio piacimento, senza regole d’alcun tipo. Chiunque sia in possesso d’un dispositivo legato alla rete informatica scriverà dunque frasi frivole, legate alla moda del momento, inserendo volgarità a iosa e arricchendo il poverissimo contenuto con le cosiddette “faccette”, usate odiernamente in messaggistica. Ciò sarà definito letteratura. La grammatica – come già prima accennato – non avrà più alcun senso.

Forse sarà ancora possibile consultare i dizionari e i libri trattanti le regole grammaticali delle varie lingue; tuttavia, sarà impensabile poter parlare di tale argomento, dacché nessuno lo rispetterà più.

Tutti la ripudieranno, la sostituiranno con una scrittura sconnessa, semplificata, abbreviata al massimo e unica per tutto il globo. Perché il globo sarà unito in una sola entità, resa tale dalla rete di collegamenti digitali. E se qualcuno avrà cura di preservare tale bene sacro, sarà destinato all’emarginazione, alla non considerazione delle sue attività. La nuova arte sarà simboleggiata dalle “immagini comiche” (i “memes”) e dalle applicazioni per dispositivi; cotale materiale verrà inserito nelle banche dati della immensamente ramificata rete informatica. Medesima cosa accadrà ai realizzatori, che saranno sempre più, portando tale attività a divenire un’occupazione remunerata e riconosciuta ufficialmente.

La cinematografia non avrà più lo stesso significato di quello che ha sempre avuto sin dalla sua nascita. Consisterà nel realizzare video basati sull’improvvisazione e trattanti argomenti per nulla intellettuali ed inneggianti alla violenza.

Ovviamente, la fruizione di queste produzioni “digi-filmiche” sarà disponibile sulle piattaforme che oggi danno a tutti la possibilità di divenire celebrità (e che, purtroppo, danno molta più visibilità ai portatori di baggianate rispetto a quelli di veri e propri contenuti, i quali, col tempo, svaniranno completamente). L’opinione personale potrà giungere all’attenzione della gente solamente mediante l’uso d’un social network. Tramite i social si scateneranno guerre d’opinione che rimarranno nella memoria infinitamente espandibile della rete. Si parlerà d’ogni cosa (considerando soltanto i pochi argomenti che rimarranno di cui discutere) unicamente tramite le reti sociali.

Qualunque altra discussione sarà irrisoria, non avrà valore.

La politica verrà gestita mediante le reti sociali. Con esse i futuri governanti opereranno, promuovendo progetti (che riguarderanno soltanto il mondo digitale, non quello reale) e mantenendosi in contatto coi propri votanti. I conflitti tra ideologie politiche differenti persisteranno, tuttavia avranno luogo esclusivamente nei commenti delle reti sociali.

Gli alimenti saranno ottenibili soltanto tramite i “magazzisiti”, ossia siti informatici che rappresenteranno ipermercati forniti di qualunque cosa – dal cibo alla tecnologia -; ciò che viene ordinato verrà spedito a casa, permettendo al compratore di non uscire di casa e di rimanere in essa (già oggigiorno tal cosa è parzialmente verificabile).

Il giornalismo andrà in mano alla gente comune, che diffonderà notizie mal scritte (sottolineando che la grammatica non avrà più significato, così come la sintassi e tutte le sue ramificazioni) e sovente di dubbia veridicità.

La musica sarà realizzata da chiunque sarà in possesso, nel proprio dispositivo connesso al mondo digitale (ch’esso sia mobile o fisso), d’un programma d’esecuzione di basi musicali. Questi ultimi saranno capaci non solo di creare motivi musicali “originali”, bensì anche di modificare la voce dell’individuo, rendendola priva d’impurità, chiara, limpida. In sostanza, tutti avranno la possibilità d’evitare di stonare, d’essere tutti – benché falsamente – intonati. Chiunque vanterà bellezza incredibile, sebbene, paradossalmente, buona parte della popolazione soffrirà d’obesità (a causa della mancanza di necessità d’uscire di casa e per via degli alimenti promossi sui siti, che saranno tutti ad alto contenuto calorico). Grazie ai programmi di ritocco fotografico, difatti, ognuno potrà rendere le proprie fotografie splendide, senza un difetto.

Di conseguenza, i concorsi di bellezza avranno luogo nella rete sociale e conteranno migliaia e migliaia d’iscrizioni.

Il mondo della comicità – riallacciandosi alla parte dell’opinione popolare – sarà sorretto da chi, con commenti di dubbia ironia o frasi pubblicate sul proprio profilo, susciterà il riso degli altri profili (che riempiranno di “mi piace” l’autore o l’autrice del suddetto commento o della suddetta pubblicazione).

Analizzando la questione della futura celebrità, i “mi piace” avranno un ruolo fondamentale, assurgendo a livelli d’importanza incredibili.

Chi li avrà verrà considerato rilevante, mentre chi non riuscirà ad ottenerli verrà completamente ignorato, quasi a voler condannarlo ad una “nova damnatio memoriae”. La fama nascerà unicamente con l’aumentare di “mi piace” (e spesso anche di “condivisione” del contenuto interessato sul proprio profilo), nessun’altra via conterà. I rapporti interpersonali sbocceranno solamente con le discussioni (o pubbliche o, più frequentemente, private) nelle reti sociali: si celebreranno matrimoni, si fonderanno società, si creeranno gruppi di “virtuali uscite” fra amici.

La scuola non esisterà più: tutte le nozioni d’apprendimento (quelle poche che rimarranno effettivamente) saranno consultabili in un’unica enciclopedia digitale.

Molte di queste previsioni son tra loro connesse (ad esempio: il cinema e la bellezza; attori ed attrici saranno scelti mediante concorsi su internet banditi da presunti registi – semplici montatori inesperti – e prenderanno parte alla produzione direttamente da casa – creando una connessione tra i dispositivi degli attori per interagire a vicenda e quello del realizzatore/realizzatrice -, dacché ogni stessa produzione non prevederà di filmare scene al di fuori dell’ambiente casalingo), ambendo a dipingere una condizione orrifica tranquillamente immaginabile e, con somma tristezza, avverabile.

La distopia digitale cambierà il mondo.

In conclusione, non è certamente un invito a placare la diffusione del mondo digitale. Anche perché non s’esclude che possa migliorare il sistema sociale e comunicativo. Si considerino, ad esempio, casi come donazioni d’organi attuate grazie alle reti sociali. Oppure, benché di minor importanza rispetto a ciò poc’anzi citato, comunicare più efficientemente e più rapidamente. Piuttosto, una distopica visione di quel che potrebbe accadere in caso s’iniziasse ad abusare erroneamente d’un elemento come la rete digitale, il quale indubbiamente mostra anche qualità più che positive. D’altro canto, tutto può accadere.

Distopia digitale. Alexey Alberti, 14/08/2016, Tutti i diritti riservati ©