Portavo rancore, ho conosciuto la rabbia repressa a partire da quel periodo e ho deciso di inciderla nero su bianco proprio per liberarmene, per lasciarla andare. Superai il turbamento di quella vicenda, le prese in giro dei compagni si esaurirono mano a mano un paio di mesi dopo all’incirca, vennero sostituite da nuovi soprannomi, meno sarcastici dei riferimenti ai moti di rotazione della terra, alba, tramonto, in confronto diventavano simpatici ed elogiativi.
“Bomboletta”, “bombolona”, “ciambella” e “cicciona”. Sono certa di ricordarli tutti perfettamente in fila, senza tralasciarne nemmeno uno.
In una fase iniziale, per quanto sia sempre stata dotata di un’estrema sopportazione oltre ogni confine umano, non diedi peso alle provocazioni, potevo contare sull’appoggio delle stesse compagne d’asilo e i chilogrammi in più diventavano un problema unico di chi non era stato educato al rispetto in famiglia.
Il mio mondo mi schermiva sempre dall’esterno, quando non ero circondata di amiche e amichetti crescevo guardando la mia prima eroina femminile in formato cartone giapponese, Lady Oscar e la storia della rivoluzione di Francia. Il periodo storico che decretò l’abolizione della monarchia e l’insorgere di un’intera nazione mi affascinò più di qualsiasi altro moto rivoluzionario dell’intera storia. La portai come argomento di tesi in quasi ogni mio esame di stato, fino al penultimo prima della maturità.
Il primo tangibile esempio di forza femminile. Il personaggio di Oscar era soltanto frutto dell’immaginazione del fumettista, una bambina allevata e cresciuta come un uomo a capo delle guardie reali di sua Maestà. La voce narrante all’interno di ogni episodio riportava fatti realmente accaduti dell’epoca, appresi per la prima volta quanto radicato e profondo potesse essere il coraggio di una donna. Fino al 1789 soltanto alle donne di ceto abbiente era consentito svolgere attività di rilievo nell’ambito sociale, bisognò attendere la rivoluzione francese per estendere tale diritto anche alle borghesi e popolane. Un corteo di migliaia di donne delle Halles, i grandi mercati generali di Parigi che si mossero per l’aumento del pane, marciarono alla presa della Bastiglia, in armi contro la reggia di Versailles; morirono per le strade, manifestarono, finirono ghigliottinate sul patibolo, crearono associazioni in difesa dei propri diritti che le escludevano dal voto, dai ruoli politici.
Dagli avvenimenti della dittatura rivoluzionaria del “Terrore” fu travolta anche Olympe de Gouges, l’autrice della “Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina”; strenua e battagliera nel difendere i diritti umani e la parità dei sessi, lottò per i suoi ideali fino al punto di sacrificare la sua stessa vita. Mi piace immaginare che il personaggio di “Lady Oscar” derivi proprio da questa donna, bionda, di bella presenza, impavida, amazzone e forte.