E il mio petto fu muro
e tu fosti chiodo.

E i giorni furono martello
e l’amore malato fu cornice
troppo pesante.

E ciò che avevamo fu il dipinto,
ornato in ogni angolo,
colorato e buio,
lineare e contorto.

Ma nulla è infinito,
a nostro malgrado

Tu cedesti lasciando
cadere il peso schiacciante
di una così bella tortura.

Commento:

Questa poesia dai versi sciolti e dal ritmo veloce sottolinea la fugacità del tempo e il suo degradare le cose. Si tratta di un amore malato giunto al termine, lo stesso che coincide ad una liberazione dalla sofferenza. Qui presenti ci sono ben cinque elementi dominanti: due partner, un amore tossico, il tempo che scorre senza badare a nulla e una relazione in stato di decomposizione. Quest’ultima è paragonata ad un quadro affisso al muro, c’è un richiamo alla pesantezza e alla staticità che porta, prima o poi, a mollare la presa. Troviamo un connubio della azioni dei rispettivi partner: entrambi stremati dalle azioni protratte nel tempo, mollano la presa abbandonandosi a se stessi e volti alla ricerca di una nuova vitalità. Uno dei due partner è paragonato ad un muro, in quanto tiene in piedi la relazione, e cerca di sostenere il dolore causato dal secondo, identificato col chiodo che gli trafigge il petto.

A questa sofferenza si associa il peso della relazione raffigurata dal dipinto appeso.

I giorni, il passare del tempo, resero il tutto così stancante al punto da indurre le persone a lasciarsi e, quindi, indurre il muro a lasciar scivolare il chiodo. Le prime tre strofe sono volte alla descrizione della situazione straziante, mente le ultime due mirano a spiegare al lettore la conclusione amare: la rinuncia, l’arresa. L’ossimoro finale ‘’bella tortura’’ suggerisce che nonostante il sentimento non fosse mai scomparso, la parte razionale li induce ad allontanarsi fino a dimenticarsi per sempre. I due amanti dopo un lungo trascorso travagliato decidono per amor proprio di tornare ad essere sconosciuti, abbandonandosi tra di loro ma non dimenticandosi mai.

3 COMMENTS