Fenomenologia del bipede calciatore

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Il bipede calciatore parcheggia la sua Ferrari in sesta fila, tanto a lui che gli frega della multa. Scende dalla vettura dopo aver guardato le istruzioni per far salire il vetro del finestrino. Viene dunque assalito da una muta di giornalisti vocianti sul nulla, manco avessero visto il Papa.

Gli spianano sotto il naso una selva di microfoni. Qualcuno se lo becca pure in faccia. Gli lanciano una serie di domande di estrema rilevanza per la collettività in sospirante attesa, che trascorre l’esistenza nel conoscere le condizioni del suo ginocchio, l’esito della risonanza, il clima che si respira nello spogliatoio e la formazione che verrà messa in campo per la prossima partita.

Insomma cose grosse, scoop da paura.

Si materializza quindi questo bellimbusto lampadato, con pure i calzini e mutande firmate Dolce e Gabbana, che emette suoni gutturali in pose da orso Yoghi, agitando le spalle come Tarzan nella giungla. Pensa un attimo. Sulla Ferrari ha ripassato il foglietto dell’ufficio stampa che fatica ad entrargli in testa e comincia a sparare le sue cartucce. La squadra è compatta attorno al Mister: lo schema gli piace, abbiamo giocato una bella partita, siamo un bel team, i gol arriveranno. Controlla ancora un attimo il foglietto e riparte con i compagni che lo aiutano a segnare i gol, la palla è rotonda ed altre amenità assortite che mandano in brodo di giuggiole quel sottobosco di scribacchini da strapazzo che nuotano nel mondo del calcio.

Poi risale sul bolide, faticando a trovare la maniglia per aprire la porta.

Per un attimo è tentato di passare dal motore, ma ha ancora le istruzioni in mano. Quindi risolve il problema e fugge sgommando via da microfoni che lo seguono estasiati. Passa a prendere la sua fidanzata, la chiameremo Ingrid, modella alta 2 metri che pesa 16 kg, bellissima, di plastica rigida che manco un sorriso riesce a modellare. Fuggono in incognito, ma con foto vendute a Novella 2000, nel solito modesto resort alle Maldive, otto stelle lusso con Jacuzzi in camera, dove la riabilitazione dall’infortunio al ginocchio sarà più agevole.

Viene chiamato quelle settecento volte al giorno dal suo avvoltoio-procuratore, che lo indottrina su quello che deve dire, fare, mangiare, e quanto dormire, mentre conta il denaro che il pupillo guadagna, ovviamente a sua insaputa e da cui decurterà una copiosa fetta da mettere in saccoccia.

A fine carriera, quando anche per lui si spegneranno le luci della ribalta, per mantenere quello stile di vita da bamboccio viziato, si presterà ad ogni vilipendio della sua persona, tra spot TV, ospitate da opinionista o da valletto, isole dei famosi e grandi fratello VIP, investimenti immobiliari o commerciali per lo più a perdere vista la poca lungimiranza. La sua perla di vita rimarrà, dopo mesi di esercizio da un logopedista, essere riuscito a pronunciare lo slogan SHAVE LIKE A BOMBER, tra gli applausi della velina di turno che starnazza dietro le quinte, mangiandoselo con gli occhi.


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