I 365 giorni della memoria

OLOCAUSTO – GENOCIDI – MASSACRI – ECCIDI – TORTURE – IMPICCAGIONI – SUICIDI.
LA DISUMANA IPOCRISIA CHE PROSEGUE NEL PIACERE DI FAR SOFFRIRE E UCCIDERE I PROPRI SIMILI DA PARTE DEI TIRANNI.
Nel presente racconto non si fa riferimento ai tagliatori di teste del passato quali Re Erode, Cesare Augusto, Barbarossa, Gendis Chan, ecc., ma di tradizioni controverse dure a morire che pongono tiranni conclamati al comando di Nazioni o al comando di Credo Religiosi che si sono posti sul piedistallo del mondo per interessi personali o di gruppi di scellerati quali alcuni Papi o Despota, oltre a tiranni riconosciuti come Saddam Hussein, gli Aiatollà, Gheddafy, Assad, Dos Santos, Mugabe, Bashir, Re Mswati III di Swaziland, Idriss Deby, Isaias Afewerki, Taylor, Habré e tanti altri sparsi per il Pianeta.
In Europa, la crema della civiltà perduta: Lenin, Stalin, Beria, Franco, Tito, Hitler, Pertini, Badoglio, ecc. In America latina, Pinochet, Castro, Chavez, Maduro, in Asia Pinco e Pallino. Tutta gente che poteva essere eliminata sul nascere, mentre non si sa il perché, viene sostenuta ai danni di milioni di cittadini ridotti al nulla.
Forse la mancanza di una vera e propria Società delle Nazioni in difesa dei cittadini.

TUTTI DA RICORDARE NEI 365 GIORNI DELLA MEMORIA.

GENOCIDIO RUSSO. Lo storico Roy Medvedev, che nel 1990 vantava un posto nel Comitato centrale del PCUS, sosteneva che le vittime della repressione politica in Russia tra il 1927 e il 1953 furono oltre i 40 milioni.
MASSACRO ARMENO.
l primo massacro armeno avvenne nel 1890, nei territori dell’Impero Ottomano, dove questo popolo era stanziato.
Nella notte tra il 23 e il 24 aprile del 1915 ebbe inizio, se così si può dire, il secondo genocidio armeno.
Non si seppe mai con esattezza quanti Armeni furono trucidati, qualcuno asserisce 1.500 000 e chi invece sostiene cifre molto più alte sino a cinque milioni.
GLI EBREI. L’olocausto del popolo Ebreo di cui ci viene ripresentato annualmente nel Giorno della Memoria, come il peggiore nella storia del mondo e fu intorno ai 6 milioni. Ma stranamente non parlano mai delle cause da evitare le quali inducono a determinate azioni.
LA CHIESA CATTOLICA.  La perla della storia della Chiesa Cattolica fu l’istituzione della Santa Inquisizione (ancora oggi esistente con il nome di Congregazione per la Dottrina della fede). Forse il suo vero atto di nascita fu la Bolla di Papa Innocenzo IV con la quale nel 1252 autorizzava l’uso della tortura e della morte contro chi fosse in disaccordo con la Dottrina della Chiesa Cattolica.
Sicuramente la stima di oltre 10 milioni di morti è abbastanza sottostima.
RUANDA. Era la sera del 6 aprile 1994 quando un razzo proveniente da una delle tante colline di Kigali colpì l’aereo in cui viaggiavano Juvénal Habyarimana e Cyprien Ntaryamira, rispettivamente i presidenti di Ruanda e Burundi, entrambi di etnia Hutu.
L’abbattimento del velivolo fu la scintilla che fece scoppiare l’ultimo genocidio del ventesimo secolo. Circa 800mila morti tra Tutsi e Hutu moderati, sebbene alcune stime parlino di oltre un milione.
* I DESAPARECIDOS IN ARGENTINA. Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali. Secondo i rapporti ufficiali del CONADEP confermano l’eliminazione di oltre 40.000 vittime.
SUDAN. Le stime sul numero di vittime del conflitto variano a seconda delle fonti da 50.000 (Organizzazione Mondiale della Sanità, settembre 2004) alle 450.000 (secondo Eric Reeves, 28 aprile 2006). La maggior parte delle ONG reputa credibile la cifra di 400.000 morti fornita dalla Coalition for International Justice e da allora sempre citata dalle Nazioni Unite.
IRAQ. Il comportamento del despota Saddam Hussain andava fermato e il disinteresse dell’ONU obbligo all’intervento Americano. La prima incertezza riguarda il numero di truppe irachene uccise dagli americani durante l’invasione della primavera 2003 dopo l’occupazione del Kuwait; stime molto diverse sono state fornite da molteplici fonti; fra le più citate vi sono il giornalista Jonathan Steele del Guardian, che poco dopo l’invasione fece una stima statistica che poneva i morti dell’esercito iracheno fra 13 000 e 45 000.
Il numero più alto di vittime della guerra si trova però fra i civili Iracheni. Anche qui vi è tuttavia una significativa incertezza. Una delle fonti più citate al riguardo è il sito Iraq Body Count, che (il 15 maggio 2007) forniva una cifra minima di oltre 63.000 civili uccisi (10 volte tanto le perdite militari). Alla data attuale si presume che fra morti e sfollati le cifre vanno considerate oltre il milione.
SIRIA. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), un’organizzazione non governativa con sede a Londra, ha documentato 301.781 morti tra marzo 2011 e settembre 2016, di cui poco meno di un terzo sono civili (86.692) e i restanti due terzi combattenti, equamente divisi tra governativi e filo-governativi (oltre 107.054) e anti-governativi moderati ed estremisti (oltre 104.390, di cui 52.359 ribelli siriani e curdi e 52.031 combattenti stranieri appartenenti principalmente a Stato Islamico e al-Nusra). Includendo anche le morti non documentate, SOHR stima un totale di 430.000 morti sino al 2011, mentre ad oggi inizio 2020 i morti potrebbero superare i 600.000.
KURDISTAN. Per Kurdistan si intende un’area vasta circa 450.000 kmq, abitata dalla popolazione di etnia curda, ma divisa tra Turchia, Iraq , Siria ed Iran. La maggior parte del Kurdistan è situata all’interno dei confini turchi per un’area di circa 230.000 kmq (30% del territorio turco).
È un territorio strategicamente rilevante per la ricchezza di petrolio e le risorse idriche, ma si trova in una situazione di sottosviluppo a causa dell’assenza di un’unità politico-amministrativa. Il 75% del petrolio iracheno proviene dal Kurdistan, gli unici giacimenti della Turchia ed i più importanti della Siria si trovano in Kurdistan, anche nella zona di Kermanshah, territorio iraniano ma abitato da Kurdi dove si produce petrolio.
La guerra infinita delle Nazioni adiacenti per impossessarsi dei giacimenti di Petrolio del Kurdistan e sino ad oggi hanno causato oltre 15.000  morti, ma lo scopo é di eliminare totalmente il popolo Kurdo per impossessarsi dell’Oro Nero fonte di ricchezza.
AFGANISTAN. Il 27 aprile 1978 il Partito Comunista Afghano si fece promotore di un sanguinoso colpo di Stato con il pieno appoggio degli alti ufficiali delle forze armate, in maggioranza addestrati in Unione Sovietica: il palazzo presidenziale di Kabul fu preso d’assalto e diversi familiari assassinati. Il PDPA proclamò quindi la nascita della “Repubblica Democratica dell’Afghanistan” e le sue fazioni si spartirono il potere, con Taraki alla presidenza, Karmal vice Primo ministro e Amin ministro degli Esteri.
A partire dalla fine del 1978 nelle zone montuose dell’Afghanistan si formarono le prime bande di guerriglieri anti-governativi e in ottobre i primi scontri tra truppe governative e ribelli Nuristani presero vita nella provincia di Konar.
La sera del 24 dicembre le forze sovietiche diedero il via all’invasione. L’invasione Sovietica provocò una forte reazione internazionale: in prima fila vi furono gli Stati Uniti, dove il presidente Carter chiese al Senato di rinviare la ratifica degli accordi SALT II sottoscritti con i sovietici il 18 giugno 1979, per poi imporre anche un embargo sulla fornitura di tecnologie e sulla vendita di grano all’URSS.
L’intervento Americano dopo la ritirata dei Russi, causò tanti morti dall’una e dall’altra parte perdendo le tracce di un reale conteggio dove i morti fra Russi, Afgani e Americani sono stimati oltre 1 milione.
YEMEN. Lo Yemen è “sotto tortura” da anni per un conflitto sanguinoso che ha innescato la più grave crisi umanitaria dalla Seconda guerra mondiale. E’ di oggi la notizia secondo la quale diventerà anche il Paese più povero al mondo, se la guerra dovesse continuare in un prossimo futuro. È quanto emerge da un rapporto elaborato dagli esperti delle Nazioni Unite, secondo cui “se i combattimenti continuano fino a tutto il 2022”, il 79% della popolazione risulterà al di sotto della soglia di povertà. Lo si apprende da Asianews.
Il rapporto pubblicato il 9 ottobre scorso dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) mostra inoltre che, già oggi, il 65% degli abitanti del Paese è “classificato come estremamente povero”. A causa della guerra, infatti, la povertà nello Yemen è balzata dal 47% della popolazione nel 2014 al 75% (previsto) per la fine del 2019.
Le stime dell’ONU senza intervenire sostiene che la situazione peggiore avverrà entro il 2022”, quando il 79% della popolazione risulterà al di sotto della soglia di povertà. Ad oggi, il conflitto ha provocato oltre 90mila vittime, civili e combattenti.
VIETNAM. Con inizio da parte della guerriglia comunista (Vedi Vietcong) di rovesciare il governo del Vietnam del Sud, degenerando nel conflitto tra il Vietnam del Sud e il Vietnam del Nord, il primo appoggiato dagli Stati Uniti, il secondo dall’Unione Sovietica e dalla Repubblica Popolare Cinese.
La guerra del Vietnam contro gli Stati Uniti fu una delle più sanguinose e delle più devastanti dal punto di vista ambientale dell’intero 1900. E fu anche una guerra-simbolo in cui si identificarono – parteggiando ovviamente per i vietnamiti – i pacifisti di tutto il mondo.
Nella guerra del Vietnam un milione e mezzo di vietnamiti persero la vita per far trionfare il comunismo. Circa 60.000 invece furono gli americani deceduti inviati a difendere la libertà. Oggi a distanza di circa quarant’anni viene da chiedersi il senso di tutto questo.
COREA. Era il 1945: la Seconda guerra mondiale era appena terminata e il Giappone – che dal 1910 aveva annesso la Corea – ne era uscito sconfitto.
La Corea fu divisa in due aree di occupazione, russa e americana, all’altezza del 38° parallelo. Una commissione bilaterale avrebbe dovuto costituire un governo provvisorio per la riunificazione della penisola; governo che non si fece mai. Le elezioni si tennero nella sola Corea del Sud, sotto la supervisione dell’ONU: il 12 dicembre 1948, nel Sud, Syngman Rhee divenne presidente della Repubblica di Corea. Contemporaneamente al Nord sorse la Repubblica Democratica Popolare di Corea, retta da un governo comunista presieduto da Kim Il – Sung.
TRE ANNI DI GUERRA SENZA ESITO. Entrambi i regimi si sentirono legittimati a promuovere la riunificazione. Ne scaturì una guerra durissima tra il Nord (appoggiato da russi e cinesi) e il Sud (difeso dagli americani sotto l’egida dell’ONU). Un fronte caldissimo che terminò con la suddivisione delle due Coree. La guerra provocò 1.027.409 morti e 1.474.717 feriti, ma altre stime parlano di 5.000.000 fra militari e civili morti e feriti; furono distrutte il 43% delle strutture industriali del paese e il 33% delle abitazioni.

L’ITALIA E LA NUOVA FORMA DI SOFFERENZE DI UNA POLITICA DEVASTANTE CHE INDUCE AL SUICIDIO PER APRIRE LE PORTE ALLA MIGRAZIONE VOLUTA DAL VATICANO.

Al di là delle convinzioni personali bisogna ammettere che il fenomeno dei suicidi in Italia è comunque molto diffuso anche se i numeri dicono che è in fortissimo calo. Nel 2012 erano stati 4.180 i casi di suicidio in Italia: 1.197 nell’area nord-ovest, 991  nel nord-est, 793 al centro, 711 al sud e 488 nelle isole. Le conseguenze furono la forte crisi Economica che indusse molti Padri di famiglia a togliersi la vita. Nel 2013 il numero delle morti volontarie era salito a 4.267, per poi invertire la tendenza: scendendo a 4.157 nel 2014, 3.993 nel 2015 e 3.825 nel 2016. Considerando nel particolare il 2016 (ultimi dati ufficiali) sono stati 1.095 i suicidi al nord-ovest, 914 nell’area nord-est, 774 al centro, 660 al sud e 412 nelle isole. Tutti i dati si riferiscono ad una popolazione dai 15 anni in su.
La Regione in cui si verificano più suicidi è la Lombardia, che conta 653 casi, seguono l’Emilia Romagna (375) e il Piemonte (354). La Basilicata (33), la Valle D’Aosta (18) e il Molise (17), invece, si posizionano sulla punta opposta del fenomeno.

PRIMA GUERRA MONDIALE DEFINITA LA GRANDE GUERRA.

Nel 1914 nulla poteva evitare la guerra. A causa di un eccezionale sviluppo industriale erano a disposizione di quasi tutte le nazione europee grandissime quantità di armi micidiali e di flotte militari sempre più agguerrite. Francia e Inghilterra volevano bloccare l’espansionismo tedesco e la sua crescente  inarrestabile egemonia industriale e scientifica. La Francia voleva la rivincita dopo i fatti d’arme del 1870 e voleva riprendersi l’Alsazia e la Lorena. L’Austria e la Russia speravano di risolvere le loro difficoltà con una politica estera particolarmente aggressiva ed espansionistica.
La scintilla della guerra scocco’ il 28 giugno 1914, a Sarajevo, la capitale bosniaca. In un attentato, di matrice estremista, persero la vita il Granduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e la consorte. L’Austria decise unilateralmente di considerare la Serbia responsabile dell’attentato perché essa dava rifugio agli indipendentisti slavi. Si voleva dare un buon esempio di severità a tutti i popoli dell’impero e di porre termine ai numerosi moti rivoluzionari e sovversivi della penisola balcanica, riducendo praticamente al silenzio la Serbia.
La Germania sognava la formazione di un grande stato formato da tutte le nazioni di lingua tedesca. L’impero Russo, a sua volta, ambiva a riunire sotto di sé tutti i popoli di lingua slava, quindi scese in campo in aiuto della Serbia ordinando la mobilitazione del proprio esercito. Appena l’Austria dichiarò guerra alla Serbia fu messo in moto l’automatismo delle alleanze e delle mobilitazioni: in pochi giorni ebbero luogo le dichiarazioni di guerra.
Una guerra programmata come guerra lampo ed invece durò ben quattro anni senza vincitori lasciando sul terreno l’amara constatazione di caduti italiani: 600.000, caduti francesi: 1.400.000, caduti tedeschi: 1.800.000, caduti austro-ungarici: 1.300.000, russi 1.600.000. Comunque la maggior parte dei caduti sono tra i combattenti mentre nella seconda guerra mondiale sarà invece caratterizzata dall’enorme numero di vittime civili.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE.

  • Mire egemoniche della Germania di Hitler.
  • Dissidio tra Stati Uniti e Giappone per predominio sul Pacifico
  • Hitler pensa ad una guerra lampo basata sui bombardamenti aerei seguiti dall’avanzata di forze corazzate (carri armati e autoblindo)
  • Hitler avanza pretese su Polonia ed aveva le sue ragioni.
  • Francia e Inghilterra si alleano con Polonia
  • 1 settembre 1939 Hitler invade Polonia
  • Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania
  • Italia inizialmente neutrale per incapacità ad affrontare una guerra.
  • Stalin secondo quanto stabilito nel patto Molotov – Von Ribbentrop occupa la parte orientale della Polonia.
L’inizio di ogni guerra è come aprire la porta su una stanza buia. Non si sa mai che cosa possa esserci nascosto nel buio mentre i Cattolici vedono la luce nel buio.
Iniziò il 1º settembre 1939 con l’invasione tedesca della Polonia e terminò:
in Europa l’8 maggio 1945 con la resa tedesca
• In Asia il 2 settembre con la resa dell’Impero giapponese a seguito dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki
• Al termine del conflitto si instaurò un nuovo ordine mondiale fondato sulla contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica nota come “guerra fredda”, mentre l’Europa, in gran parte devastata, perse definitivamente la propria egemonia sul pianeta.
Siccome colpì le popolazioni civili come non mai, si parlò di guerra totale.
Fece da sfondo a:
  • Olocausto degli Ebrei
  • Massacri di Cinesi e Coreani da parte dei Giapponesi
  • Epurazioni interne nell’URSS.
  • Bombardamento di obiettivi civili in Germania, Italia, e Giappone da parte degli Alleati
  • Causò la morte del 2% della popolazione del pianeta
Per molti aspetti si trattava di una continuazione, dopo una pausa di 20 anni, della prima guerra mondiale, sebbene, come vedremo, con molteplici novità. Con un numero di morti complessive che oscilla tra i 40 ed i 50 milioni, la seconda guerra mondiale fu il conflitto più sanguinoso della storia.
LE FOIBE DA NON DIMENTICARE. La prima ondata di violenza esplose proprio dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro gli Italiani che nell’intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un’italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali.
Nella primavera del 1945 l’esercito jugoslavo occupò l’Istria (fino ad allora territorio italiano, e dal ’43 della Repubblica Sociale Italiana) e puntò verso Trieste, per riconquistare i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia.
Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila.
In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani nel periodo tra il 1943 e il 1947  furono almeno 20mila; mentre gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case furono oltre 250mila.
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.
Per riordinare il mondo, non occorre Gesù o Maometto, ma una ferrea Associazione delle Nazioni Unite per imporre la Giustizia nel Pianeta, togliendo dalla faccia della Terra tutti i Despota e Tiranni prima che infettano tutto il cesto delle mele sane.

I 365 giorni della memoria

Anthony Ceresa Italia International Association.