Sono numeri choc quelli che riguardano le famose ICO (initial coin offering) su criptovalute. Di quelle avvenute nell’arco del 2017, l’anno boom per il settore delle monete virtuali, quasi la metà s’è rivelata un fallimento. Numeri che dimostrano sia quanto fosse stata accesa la corsa a questo mercato, sia quanto spirito speculativo vi sia attorno. L’eccessiva eccitazione però ha spinto molti speculatori a spingersi troppo oltre, investendo in progetti di ICO, rivelatasi poi un naufragio.
I numeri folli delle ICO su criptovalute
In cosa consistono? Sostanzialmente si tratta di un processo non regolamentato attraverso il quale una startup vende il proprio token crittografico per raccogliere fondi. Ebbene, lo scorso anno ne sono state contate 902, delle quali 142 sono fallite prima di raccogliere fondi. Tra quelle che invece che ci sono riuscite, ben 276 sono fallite subito dopo. In sostanza la percentuale di fallimento di queste start up dedicate alle valute virtuali è stata del 46%. Va inoltre considerato anche un cospicuo numero di progetti (ben 113) che sono parzialmente falliti visto che i loro team sviluppatori non sono più impegnati. Se si aggiunge questa quota alla precedente, il tasso di insuccesso delle ICO su criptovalute diventa 59%. A livello economico, i progetti falliti riguardavano un finanziamento complessivo di 233 milioni di dollari secondo BitQH
Certo, se pensiamo a quanti soldi sono stati bruciati dai trader nel mercato anche i 233 milioni sono poca roba. Tantissimi di quelli che pensavano di fare profitti con una strategia o tecniche forex intraday trading sulle valute virtuali, alla fine sono rimasti pesantemente scottati (anche se è vero che c’è pure chi si è arricchito). Soprattutto da metà dicembre in poi, quando è cominciato un calo diffuso delle quotazioni.
I due aspetti da sottolineare
Va chiarito però un duplice aspetto. Sebbene a livello di percentuali, gli insuccessi delle ICO su criptovalute siano in linea con tutte le start up di tutti i settori (solo il 20% supera il primo anno di vita) è anche vero che la particolarità del fenomeno sta nel fatto che la mania della ICO è dilagata soprattutto nella seconda metà dell’anno 2017. Da allora in avanti s’è registrato un numero sproporzionato di fallimenti in pochi mesi. Inoltre – e questo è il dato più preoccupante – molti di questi progetti in realtà non hanno portato ad alcun token, perché spesso non lo hanno mai inteso fare. In sostanza erano semplicemente delle truffe per consentire ai fondatori di sparire con il bottino che avevano raccolto.
Come è stato possibile che la gente ci sia cascata? Semplicemente per via delle sprovvedutezza. La stessa che spingeva ad applicare trading pattern famosi e più affidabili a un settore che invece è del tutto fuori da ogni schema finanziario noto . La stessa che ha spinto persone a indebitarsi per comprare Bitcoin con la certezza che la marcia al rialzo non si sarebbe mai fermata. La medesima sprovvedutezza che ha spinto molti investitori a considerarle le monete del futuro, quando poi a ben guardare non hanno nulla che possa neppure somigliare a una moneta del presente.