Il mio cuore è alquanto crudele

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Un cuore è alquanto crudele a rispondere alle domande di Rolando, che passa le giornate cantando, mentre il mondo intorno a lui ha mille cose da fare.

“Il mio cuore è alquanto crudele,/lei viene e và/non mi fa dormire,/così leggo/Rat-Man e Zagor a colori,/ Roberto che spiega/ la sconfitta della Juve contro la Lazio./ Stamattina Don Antonio non uscirà/ a raccontare la sua verità.”

Rolando cantava questi versi ai bordi di un’autostrada, le auto sfrecciavano veloci e i gabbiani si precipitavano rapidi sulle buste di cibo, lasciate incustodite sui tettucci delle automobili. Il cieco passava accanto ai muri, toccando con il bastone l’aria davanti a lui, in modo tale da non avere brutti incontri. Dentro una sala comunale tre avvocatesse erano abbastanza arrabbiate per l’ultimo video mostrato ad un concorso cittadino sulla Legalità.

“È un obbrobrio!” diceva la prima, sistemandosi la gonna sotto il ginocchio.

“ È una vergogna inaudita!” esclamava la seconda, sistemandosi il reggiseno di pizzo rosso sotto la camicia.

“È una indegna presa in giro per chi si sacrifica per il bene del paese” annunciava la terza, agitando l’indice in aria e facendo fuggire le giovani primule di aprile.

“Lo dobbiamo punire!” sentenziò la prima, passandosi il rossetto sulle labbra gonfiate da una dose eccessiva di butolino.

“Lo dobbiamo annientare!” ripeté la seconda, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso rimpicciolito da uno scanner.

“Lo dobbiamo calpestare!” sentenziò la terza, facendo tintinnare un braccialetto di topazi e smeraldi al polso destro.

“ Il mio cuore è alquanto crudele,/ è uscito/ e non so quando ritornerà./ Claudio trasporta mobili/ per la città,/ saluta/ e chiede a tutti come và./ Maurizio ha un ombrello di lillà/ e di zeppole indigestione ha fatto già.”

Rolando continuava a cantare, le e-mail volavano sulla sua testa e ogni tanto si perdevano in una nuova intercettazione elettronica, facendo emettere imprecazioni e urla furibonde ai funzionari del registro elettronico. Qualcuno aveva scostato le tende dello studio medico e si era affacciato sulla strada, osservava con aria stanca la fila davanti alla farmacia. Nel frattempo un ladro si arrampicava su una grondaia diretto a scassinare il vetro del terzo piano. Un cagnolino abbaiava, attirando l’attenzione della proprietaria, il ladro si lanciò nel vuoto, quello appostato al cancello scappò e il terzo innestò la prima, seconda e terza in rapida successione.

“Maledetta puttana! Ci rifaremo con un’altra casa” disse il ladro acrobata.

“Brutta spia, mi son segnato il volto e prima o poi la troverò!” disse il secondo

“La colpa è vostra, siete due incapaci” incalzò il guidatore sudato.

“Rapiniamo quella casa!” indicò il primo ladro, indicando una casa nascosta da un faggio.

“Si, proprio quella, ho voglia di un piatto di polpettine con il sugo” rispose il palo mancato.

“Ma che c’entra, vi prego sul lavoro, massima serietà, andiamo dai” li intimò il proprietario dell’automobile.

“Il mio cuore è alquanto crudele,/ si è rifugiato in chiesa/ e forse pregherà./ Carlos è il doppio di Enrico,/ indossa jeans/ di un decennio fa/ e regala a chi glielo chiede/ tutte le conoscenze che ha./Il campionato di asparagi è iniziato tempo fa/ ma Zìzio Yellow per due euro non vi parteciperà.”

Cantava Rolando, il ponte del primo maggio annunciava pioggia e vento, desideri inespressi si affacciavano sul cellulare e qualcuno scrollava la testa in attesa del risultato finale della partita di pallanuoto. La mano della ragazza si allungava sotto le lenzuola e la pubblicità cancellava la foto della moglie partita per la vacanza. La mattina presto due donne scendevano dall’automobile, percorrevano una leggera salita, aprivano il portone ed entravano in chiesa.

“Dobbiamo fare presto dai!” diceva la Carmelina più grande.

“Si presto, presto!” insisteva la Carmelina più giovane.

“Abbiamo perso troppo tempo a preparare le fragole” sentenziava la Carmelina più grande.

“Quali fragole?” chiese la Carmelina più giovane.

“Le fragole che abbiamo preparato per il Don?” rispose la Carmelina più vecchia.

“Ah! L’avevo dimenticato!” fu la risposta della Carmelina più giovane.

“Grazie Carmelina” disse la prima donna

“Grazie Carmelina” disse la seconda donna.

Il pomeriggio trascorse senza incidenti, Rolando continuava a cantare e il mondo a girargli intorno tra boomer impazziti e la generazione Z già pronta per farsi accompagnare al campo della scuola calcio. Oggi sarebbe iniziato il Torneo di Policoro, in seconda in ordine di importanza dopo il Torneo Giovanile di Viareggio e tutti fremevano di impazienza nelle automobili tra borse, scarpe e bottiglie di Gatorade al cedro e al limone, a secondo delle esigenze e il gelato si scioglieva nelle mani del posteggiatore. “

Il mio cuore è ritornato, mi ha detto che è solo suo/ forse del suo papino,/ non è mio/così mi butterò dal ponte/per poter ogni notte,/toccarle il mellino/che mi sorride sempre/ nelle sere d’estate/accarezzarlo/solo accarezzarlo/ e forse baciarlo/senza essere invadente.”