Il sole è appena sorto e, anche se l’azzurro di una mattina di Maggio sta lentamente rubando la scena ai colori dell’alba, le ombre si proiettano ancora lunghe sul lastricato.

Uscendo da un vecchio portone di una vecchia casa, scende con passo svelto i pochi gradini che lo separano dall’antico ciottolato. La prima cosa su cui lo suardo si ferma è dall’altro lato della strada. Un consumato parapetto in muratura circonda il borgo di quel paesino incollato tra Roma e l’Abruzzo. Le case in pietra chiara si illuminano poco alla volta, svegliate dal calore dei raggi più giovani. Davanzali fioriti sotto persiane chiuse si ripetono per la via, come fotografie in vetrine le cui insegne recitano: ‘tra relax e storia, vieni a trovarci’. Non ricorda come ci sia arrivato; quando si è svegliato, poco prima, aveva già dimenticato tutta la sua vita. 

Si dirige verso la moto, forse l’unica cui chiedere dei luoghi attarversati, di ciò che han visto. Ma la Ducati Monster 900 tace, impaziente solo di ripartire, forse più di lui. Sale sulla moto stringendosi nella giacca di pelle dopo una folata di brezza meno tiepida del resto. In lontananza, le colline degradano assonnate verso la capitale, dove i contorni della cupola riescono a farsi strada tra la nebbia. Sull’orizzonte opposto, il ghiacciaio del Gran Sasso è coperto da nuvole cupe, probabile nevicata di fine primavera.

 Si rende conto di non essere l’unico sveglio; in un paese di collina le abitudini cominciano presto. Un paio di macchine si avviano lentamente all’uscita del borgo, verso un paese a valle, un paese più grande, con più opportunità… nella via accanto un uomo vestito da impiegato saluta il ragazzo che porta pane e brioche all’albergo, scambiano una battuta, ridono e tornano per la loro strada, frettolosi e ancora sorridenti. Qualcuno ha già fatto tappa al Bar Mario (si sentono le voci fin da qui) per un caffè veloce, una barzelletta, o ascoltare chissà quale storia… 

Mario si sveglia prima degli altri, alla stessa ora del panettiere, suo cugino. Insieme si ritrovano al belvedere a fumare MS e a parlare di verità di cui loro (e solo loro) riconoscono la somma importanza, prima di iniziare la solita routine. In realtà non parlano molto, ma solo perché non ce n’è bisogno. A volte dimenticano di dirsi qualcosa d’importante, ci penseranno domani, prima dell’alba, al solito posto.

 Un rumore molto vicino attira la sua attenzione. Le persiane di una finestra proprio sopra di lui si aprono, mostrando il viso di una donna che sorride sicura. E’ la commessa del negozio di souvenirs, l’unica cosa che ricordi del giorno precedente. Bella e giovane, ha lasciato la città per vivere più rilassata, ma senza rinunciare alle sue ambizioni. Un giorno non lontano aprirà un negozio tutto suo, di arredamento, per case vacanza di cittadini con tanti soldi e poco buon gusto. E’ felice, la ragazza, ha le idee chiare. E’ esattamente dove voleva essere e presto arriverà anche tutto il resto.

Ma poi l’occhio volge alla strada che, uscendo dal paese, snoda verso luoghi sconosciuti che esistono solo nel domani. E’ ora di andare. Giuliano s’infila il casco e sorride a mezza bocca, socchiudendo appena gli occhi scuri, come fa sempre quando è soddisfatto. Gira la chiave, il polso e calca sul pedale. La prossima è solo accelerazione!