Strabuzzai gli occhi quando vidi l’antica macchina per scrivere Corona n. 3.
La passeggiata nei mercatini alla ricerca degli oggetti a me cari in modo da arricchire le mie collezioni, aveva dato i suoi risultati.
La macchina per scrivere era lì, adagiata su un tavolo, piccolissima ma stupenda in tutto il suo splendore.
Ancora mancava alla mia collezione, ora si trattava solo di riuscire a portarla via, per un prezzo abbordabile alle mie finanze.
In questi mercatini ormai mi conoscono, ho il pusher (così chiamo amorevolmente i miei fornitori) che porta le macchine dall’Inghilterra e quello che le porta dalla Germania, poi ancora gli svuota cantina che a volte hanno dei gioiellini.
Sembro un radar, sgattaiolo tra i venditori, cerco e qualche volta trovo, capto subito le macchine per scrivere antiche e non, le calcolatrici ed i miei Pinocchi.
Tutti questi oggetti hanno riempito la mia casa.
Le macchine per scrivere sono state anche l’oggetto del mio lavoro.
Sono stata una stenodattilografa velocissima tanto da meritarmi nel lontano 1970 il premio come prima classificata della mia classe, ricevendo un premio in denaro che era di 10 mila lire ed il colloquio per un posto di lavoro che mi aggiudicai.
Io sono piccola, piccolissima in tutti i sensi,allora ero piccola d’età e di fisico, ma con una forza incredibile nelle dita che volavano sulle tastiere senza mai guardare i tasti.
Pensavo in stenografia riuscendo a seguire i telegiornali, allora le parole sfrecciavano davanti ai miei occhi, scrivevo con le macchine per scrivere in maniera impressionante a detta di chi mi guardava.
Nei miei 42 di lavoro ho lavorato con tantissime macchine per scrivere.
Le ho amate….a partire dalla mia Olivetti Studio 45 acquistata a rata dai miei genitori, una piccola portatile verde che è la mia prima macchina.
Ma il fascino che io provo per le antiche macchine mi ha portato a far diventare la mia abitazione “quasi un museo”.
Vedere queste macchine antiche mi proietta negli anni fine 800 e metà secolo del 900.
Quando le vedo, immagino i luoghi dove hanno dimorato, le persone che le hanno usate..mi fiondo in quel mondo.
Quando ho visto la Corona n.3, subito l’ho associata al suo “grandissimo” fruitore che è stato lo scrittore Ernest Hemingway, nativo dell’Illinois, che la usò per lavoro, sia come corrispondente estero quando si trasferì con la consorte in Europa, sia per scrivere i suoi racconti e le sue poesie.
La storia la conosco benissimo, fu il dono della ragazza che poi diventò la sua prima moglie quando lo scrittore compì i suoi 22 anni.
Questa macchina, la storia narra, fu anche il motivo della fine del suo matrimonio perchè in occasione di un viaggio della moglie avvenuto nel 1922 per incontrare Ernest in Svizzera, in una stazione ferroviaria di Parigi, fu rubata la valigia che conteneva la valigetta con la macchina pieghevole e tutti i suoi scritti che NON FURONO MAI RINTRACCIATI.
Lo scrittore non perdonò mai il fatto che la moglie si sia distratta tanto da farsi rubare la valigia con il suo prezioso carico.
Torniamo a noi: vedere la macchina sul tavolino…la voglia di possederla, fa scattare in me la necessità di una trattativa immediata.
E’una bellissima macchina del 1912, un secolo e non dimostrarlo.
La trattativa va bene e la lucida nera Corona n.3 è diventata mia.
Prima cosa, arrivata a casa è controllare il numero di matricola.
Il mio pensiero va sempre lì, sapere se questa macchina è stata del grande scrittore.
Cerco per mesi e mai …e poi mai trovo il riferimento che mi dice che la mia Corona n. 3 dopo tante vicissitudine sia stata la macchina del grande.
Da nessuna parte appare il suo numero di matricola.
Quasi mi emoziono quando sfioro i tasti, ma sono sensazioni che provo per tutte le macchine, ma quando mi soffermo davanti a quella di Hemingwey, mi sembra di vederlo in piedi ….si pare che lo scrittore scrivesse in quella posizione, scomoda per me ma evidentemente la migliore per lui.
Sapere che questa macchina ha fatto parte della sua “pazzesca vita”, mi entusiasma.
Certamente scriveva con due dita, il suo lavoro era altro, la sua arte si deve essere scatenata su questa piccolissima macchina.
Quanti pensieri sono stati impressi sulla carta, quante sensazioni, quante emozioni, quante storie che narrano di mare, di pescatori, di un poeta che ha battuto sui tasti tutta la sua forza interiore di un grande narratore.
Se potesse parlare la mia Corona n,3 mi narrerebbe di grandi viaggi, di grandi passioni, di un grande amore per la sua prima moglie. Se potesse parlare chissà quali sorprese potrebbe narrare.
Testardamente ho controllato il rullo per trovare tracce con il suo nome….ma parliamo di un secolo di vita che è trascorso. Ma se potessi fare una perizia…..la farei….ohhh se la farei.
Se il destino ha voluto che questa macchina finisse nella mia casa, magari potrebbe esserci un nesso.
Ma quanto fantastica la mia mente….tanto forse troppo.
Ernest ha avuto una vita dove gli eccessi la facevano da padrone…viaggi, donne, bevute e mangiate.
Il suicidio dei suoi cari ed infine il suo hanno chiuso il cerchio di una vita che ha lasciato a noi pubblico di lettori un’eredità di storie incredibili.
Cosa abbiamo in comune noi due?
Marisa torna sul pianeta terra…..
Non abbiamo in comune niente ,,,, sulla sua folle vita.Niente da lasciare in eredità ai lettori, tanti scritti dei miei sfoghi, delle mie storie, delle nostre vicissitudini che abbiamo cercato di gestire al meglio per il bene di Martina.
Eppure questa Corona n.3 mi ha trasportato nel tuo mondo Ernest…..
Grazie per avermi fatto sognare ad occhi aperti….comunque da qualche parte questo numero di matricola deve trovarsi…….
Continuo a cercarlo…..